Spettacolo realizzato dai giovani salesiani della comunità salesiana di Nave (BS). Durata: 1 ora e 15 min.C'era una volta un saggio di nome Zoel che tesseva i suoi fili luminosi nel giardino della Vita per fare una tunica di luce a Ben, l'ultimo dei suoi figli, i figli della luce. Mentre Zoel lavorava al suo telaio, il temibile Aluk tentava in tutti i modi di rubargli il segreto della Vita per poter sottomettere tutti gli uomini ed aveva iniziato la costruzione dell'arma che lo avrebbe reso il più potente del mondo: il Telecappio Babelino...
del 27 gennaio 2007
 
 
«Eh sì, dovete sapere che davvero molto, molto tempo fa, mentre il saggio Zoel tesseva il suo ordito luminoso nel giardino della Vita, il temibile Aluk ordiva le sue tenebrose trame in un segreto laboratorio…» (dall’introduzione).
 
  
 
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LA FAVOLA   
 
L'uomo corre, si muove, sconosciuto e solitario, come in un vortice neutrale il cui impeto coinvolge tutti indifferentemente verso una meta tanto desiderata quanto voluta, perchè mai conosciuta veramente. Una fuga per molti, per tantissimi ingenuamente intrapresa, senza la consapevolezza di vagare di qua e di là e di perdere l'unica occasione per... vivere.
Una domanda e un interrogativo ineludibile a cui nessuno si sottrae per forza o per caso che ritorna quando meno si vorrebbe, ma a cui si può rispondere solo tornando al primo istante, non qualche settimana o mese dopo, perchè solo allora, a sentire alcuni, si comincerebbe a vivere, ma all'inizio, prima di tutti e nessun tempo: l'uomo, non l'umanità, ma l'uomo con il suo nome, tutti, ciascuno, chiamati e voluti, tessuti, creati a sua immagine e somiglianza.
Vita non per caso o per fortuna, vita vera da vivere come in quel meraviglioso giardino di sempre, un habitat tutto per l'uomo che lo misura e nelle sue misure lo fa libero veramente. Al suo centro s'innalza un albero, l'albero della vita ricolmo e carico di bontà per l'uomo che sa sperare: tutto è sognato e preparato da tempo, nei minimi particolari.
L'appuntamento per tutti è nel giardino della vita dove sarà festa e ancora vita, e poi vita, senza fine. L'uomo può riconoscersi artefatto prezioso e viversi tale, al di là di ogni fugace ricerca di se stesso e di vanitose smancerie, attento a non sciupare la sua vita e quella degli altri, sforzandosi di macchiare il meno possibile quel dono tanto caro, godendolo così com'è.
 Ben non ci sta. Non si piace, non c'è storia. Forse ha solo fretta e ha paura di non fare in tempo. Non conosce nemmeno a cosa non farebbe in tempo, ma Zoel, anche se si vede che ne sa, è troppo lento, troppo preciso: un'amorevolezza che lo stanca e lo stufa, perchè le sue risposte sembrano solo a metà.
Aluk non aspettava altro: uno sciocco da ingannare, che non è ancora in cammino, facilmente disponibile a qualsiasi proposta perchè sapendone poco si fida ancora un po' di tutti, anche di chi promette vita vera, ma in realtà vuole solo impossessarsene per manipolarla a suo piacimento.
Un altro tentantivo, purtroppo non l'ultimo, di chi è cieco perchè morto e morto perchè cieco che per vendetta insegue inseguito dai suoi schiavi una gloria che per natura non può appartenergli.
Mawet, l'alto e magro servo di Aluk, basso e tozzo luminare moderno un po' tenebroso, costruisce con perizia lo strumento per potenziare la vista del suo cieco signore, mettendo insieme la speranza di impossessarsi della morte della speranza e i pezzi di una babele decaduta, ma sempre pronta a rinascere, con l'obiettivo malefico di vedere e carpire l'arte di Zoel, colui che tesse la trama e l'ordito dell'uomo e poterla riprodurre in un laboratorio fumante di fantasmi e nebbie di disperazione.
Uno strumento potente, un telecappio, per vedere il bello troppo lontano e sempre in altro e trattenere il respiro per la bellezza di ciò che si vede. Babelino è il prolungamento preciso e efficace, che mai inganna, portatore di verità e scrutatore di eventuali difetti e menomazioni del temibile e venerabile e ignobile Aluk, il signore oscuro, colui che è morto perchè cieco e cieco perchè morto, superdotato d'ingegno intuitivo, l'unico, destinato dall'inizio dei tempi, a possedere la morte e spargerla generosamente sotto forma di facili sistemazioni di difetti altrui e operazioni di abbellimento estremo per chiunque non si piaccia così com'è... naturalmente a costi zero….
 
 
 
RECITAL REALIZZATO DAI GIOVANI SALESIANI DI NAVE. MA CHI SONO?
 
GIOVANI
Non si nasce imparati. Per prepararsi alle cose grandi non bastano pochi giorni e nemmeno qualche mese. Anni. Dopo il primo anno di vita salesiana, in Noviziato, i due successivi sono di studio e formazione: quando si dice eccomi al Signore, non si scherza e giorno dopo giorno è il Signore stesso a continuare a chiamare. Il bello è non camminare da soli! Insieme si sente meno la fatica e soprattutto si condividono le gioie piccole e grandi dei primi anni di vita salesiana. E la favola Fi(g)li di luce è un'occasione imperdibile per crescere e crescere uniti.
 
SALESIANI
Don Bosco ha parlato a ognuno di noi in modi e tempi diversi, ma è proprio lui il modello e il riferimento a cui ci ispiriamo. Una vita consumata per le anime, spesa per il bene materiale e spirituale di tanti ragazzi, interamente donata a Dio nei giovani. Imitarlo è l'obiettivo comune e se è impossibile possedere tutte le caratteristiche di don Bosco è però entusiasmante scoprire che ciascuno ne ha almeno una e insieme possiamo farlo rivivere per davvero.     
  
         
di NAVE
Non siamo i soli! Ci sono moltissimo altri giovani salesiani... ma quelli di Nave siamo noi! Nave è un paese nei dintorni di Brescia e ha ospitato per i primi anni di vita salesiana moltissimi giovani salesiani di tutto il mondo nella sua casa dedicata a San Tommaso... il filosofo naturalmente! Qui si studia soprattutto filosofia...
 
Comunità Salesiana di Nave (BS)
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