L'invidia: è un sentimento che ha solo effetti distruttivi, negativi, è un tarlo roditore del cuore. Il rimedio? La preghiera di ringraziamento! Quando vedi una persona che riesce meglio di te in qualsiasi campo, che ha successo proprio là dove anche tu operi, ringrazia il Signore per lei...
del 24 settembre 2008
 
Commento alla liturgia di Domenica 28 settembre 2008
 
XXVI Domenica del tempo ordinario
 
 
Letture:  Ezechiele 18, 25-28               Filippesi  2, 1-11                             Matteo 21, 28-32
 
 
> Come mi sono proposto la scorsa settimana, per quanto sarà possibile d’ora in poi cercherò di offrire una meditazione domenicale a partire dalla seconda lettura, tratta dalle lettere di s. Paolo. Dobbiamo onorare l’anno “paolino” e quindi riprendiamo la lettera ai Filippesi. Siamo al capitolo 2 e la Liturgia ci presenta i primi 11 versetti: bellissimi e molto noti.  Noi però vogliamo leggere tutto il testo e quindi facciamo un passo indietro e riprendiamo dal v. 27 del 1° capitolo.
 
> I termini che incontriamo si possono dividere in due categorie:
 
Una prima serie parla di lotta, fatica, sofferenza, combattimento e tutto questo per la fede, per il credere in Cristo. Nasce spontanea una considerazione: se la tua (mia) fede non ti costa qualcosa vale poco o nulla.
 
·        Se non sei disposto a faticare per essere fedele alla preghiera, alla tua messa domenicale, a vivere in grazia di Dio
·        Se non hai coraggio di confessarti bene e con una certa frequenza
·        Se sei un camaleonte tra gli amici e in Università o sul lavoro
·        Se non dici la verità sempre!
·        Se non fai bene il tuo dovere
·        se fai finta di vedere il bisogno dell’altro, perché ti scoccia
·        se sprechi tempo e denaro….
 
C’è tanto spazio per crescere e far diventare la tua fede come quella di s. Paolo: un combattimento, una lotta faticosa e sofferta. “Non si va in Paradiso in carrozza” (d. Bosco).
 
Una seconda serie parla di amore, unità, affetto, comprensione, concordia, umiltà La comunità cristiana di Filippi deve avere questo fondamento se vuole essere fedele a Gesù. A questo si oppone l’invidia e il vanto, cioè l’egoismo e l’orgoglio, che cercano di distruggere e dividere. Questo vale anche per un gruppo di amici, per una coppia, per una famiglia.
 
Una parola solo sull’invidia: è un sentimento che ha solo effetti distruttivi, negativi, è un tarlo roditore del cuore. Il rimedio? La preghiera di ringraziamento! Quando vedi una persona che riesce meglio di te in qualsiasi campo, che ha successo proprio là dove anche tu operi, ringrazia il Signore per lei, sii contento di quello che riesce a raggiungere e al tempo stesso metti tutto il tuo impegno a fare la tua parte. Spesso si spendono energie preziose nell’invidiare e allora si diventa … brutti (anche fisicamente): lo sguardo si incupisce. S. Paolo dice: “Stimate gli altri migliori di voi!” e in un’altra lettera “Gareggiate nello stimarvi a vicenda!”
 
> L’esempio di Gesù: s. Paolo guarda a Gesù.  La vita cristiana è una lenta e progressiva conformazione a Gesù I santi ce lo dicono con la loro vita. Per arrivare a dire “Il mio vivere è Cristo!” occorre un lungo cammino fatto di impegno, fatica, lotta, combattimento!
Quando hai un problema, una difficoltà, una tentazione…; quando non sai se una cosa è buona o cattiva allora guarda a Gesù e fatti questa domanda: “Cosa direbbe Gesù, cosa farebbe Gesù in questo momento…?”.
Di fronte ad alcuni che sono orientati all’egoismo (vogliono tutto per se stessi) e all’orgoglio (si credono chi sa chi, disprezzano e giudicano gli altri…) s. Paolo porta l’esempio di Gesù e con ogni probabilità sfrutta un inno liturgico, già in uso nelle comunità cristiane. Quasi sicuramente lo conosci: lo si recita spesso nella liturgia delle ore. Te lo riscrivo, così puoi con facilità meditarlo e pregarlo  per tuo conto.
 
6 Cristo Ges√π pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8  umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
 
 
> Tre momenti: l’inno si articola in tre momenti
 
·        Incarnazione: Dio non è un narcisista, geloso del suo benessere, ma un Dio-Amore che vuole diffondere il suo bene.  I verbi sono forti: si parla di svuotamento, di annichilimento di Dio-Figlio fino ad assumere la nostra povertà, il nostro corpo mortale, la fatica della nostra vita. Si è fatto schiavo, servo e tutto questo in obbedienza all’Amore del Padre per noi. Nel fare l’obbedienza ( = salvare l’uomo peccatore, ribelle e ridargli la dignità di figlio) si scontra con il male e il peccato. Di qui la sua
·        Passione e Morte: ne abbiamo parlato a proposito della Croce. Poche parole per fissare il dono della vita fino al “tutto è compiuto”
·        Esaltazione o Risurrezione: il “per questo” è molto importante, perché ci dice che alla risurrezione Gesù giunge dopo i giorni dell’obbedienza. La strada da allora non è ancora cambiata. Solo l’amore, solo la vita offerta per amore porta alla risurrezione. L’orgoglio, l’egoismo, di cui abbiamo parlato sopra, sono i veleni che portano alla morte, al fallimento, alla distruzione già in questo mondo.
 
Preghiamo anche noi le ginocchia davanti alla Croce e riconosciamo nella vita che Gesù è il Signore della nostra storia, è il Pastore buono che ci guida alla comunione con Lui, alla casa dove abiteremo con Lui “per lunghissimi anni”, cioè per sempre.
                               
Ha detto il Papa Benedetto XVI ai giovani: “Cari giovani,  l'amicizia con Gesù sia per voi fonte di gioia e motivo ispiratore di ogni vostra scelta impegnativa”.
 
 
don Gianni Ghiglione
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