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Storia del Presepio

' ... e Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, l'avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, perché in albergo per loro non c'era posto'. La parola 'Presepio' deriva etimologicamente dal verbo latino praesepire (recingere con siepe, graticciata), per estensione perciò va ad assumere il significato odierno di mangiatoia, greppia...


Storia del Presepio

da Teologo Borèl

del 15 dicembre 2005

In base alla cronaca dell'evangelista Luca (2,7), Gesù nacque in una stalla, o comunque in un luogo destinato al ricovero degli animali. E infatti la parola 'Presepio' deriva etimologicamente dal verbo latino praesepire (recingere con siepe, graticciata), per estensione perciò va ad assumere il significato odierno di mangiatoia, greppia.

Il termine comparirebbe per la prima volta a proposito della basilica Mariana dell'Esquilino, Santa Maria Maggiore, chiamata sin dal VII secolo 'Sancta Maria ad praesepe', in quanto in tale epoca, secondo la tradizione, vi furono traslate le reliquie della Sacra Culla.

Dalla voce del basso latino cripia invece, traducibile egualmente come mangiatoia, derivano i termini 'crechè', 'crib', 'krippe', 'krubba', stanti ad indicare il Presepio rispettivamente nelle lingue francese, inglese, tedesco, e svedese. Allo stesso modo, in Polonia si parla di 'szopka' e in Russia di 'wertep', termini aventi sempre il significato di greppia.

 

L'Enciclopedia dello Spettacolo definisce il Presepio come la rappresentazione plastica, tridimensionale della nascita di Gesù, realizzata con figure mobili nel senso di non fisse ma spostabili secondo il senso artistico del costruttore, ed elementi veristici quali case, rocce, piante ecc., che, preparata per il Natale, viene tolta alla Purificazione. Come tale, il Presepio è strettamente correlato al teatro in quanto, analogamente a quest'ultimo, è teso a rendere attuale e reale un avvenimento remoto nel tempo e nello spazio, mediante una finzione di natura spettacolare, e, nello stesso modo del teatro non può quindi prescindere dalla scenografia: mancando infatti l'allestimento scenico intorno ai personaggi rappresentanti il sacro evento, si avrà sì una rievocazione della Natività, ma non un Presepio.

 

Nel corso dei secoli il Presepio ha seguito varie tappe ed evoluzioni. Esso nasce nel tempio, in una prima fase che definiamo ecclesiastica, sotto forma di figurazioni, dapprima dipinte e poi scolpite, in altari e cappelle appositamente dedicate al Presepio e addobbate, durante il periodo natalizio, con luci, fiori, parati.

In una seconda fase, cosiddetta aristocratica, il Presepio si diffonde presso le famiglie nobiliari, con caratteristiche quindi di fasto e pretenziosità, ma anche di raggiungimento dei più alti risultati artistici, che andrà gradatamente perdendo, nella sua evoluzione successiva, quando, estendendosi a tutti i ceti sociali, acquisterà un carattere più squisitamente popolare.

 

Mentre alcuni studiosi considerano come progenitori del Presepio le statuette votive raffiguranti i Lari e i Penati, numi tutelari della casa, della famiglia e della patria, che gli antichi romani esponevano in un angolo della casa adibito ad altare, in realtà la prima rappresentazione della Natività si ritrova nell'affresco delle catacombe di Santa Priscilla (II sec. d.C.), che raffigura la Madonna con in grembo il Bambino, per la presentazione ai Re Magi: accanto un uomo, San Giuseppe o, forse, il profeta Isaia e, in alto, una stella a otto punte.

Nei secoli successivi, sino al quinto circa, molti sono gli affreschi catacombali rappresentanti analoghe Epifanie, mentre nell'affresco delle catacombe di San Sebastiano (IV sec. d.C.) mancano Maria e Giuseppe ma compare una sorta di mangiatoia con il bue e l'asino.

Successivamente, dal IV al VI secolo, nei bassorilievi dei sarcofagi marmorei cominciano ad apparire anche i pastori, e così, man mano, il Presepio prende forma, avvicinandosi allo schema attuale, con tutti i personaggi al completo, oltre il Bambino: Maria, Giuseppe, bue, asino, i tre Re Magi, i pastori. Trattasi però sempre di bassorilievi, o, nei secoli successivi, di vetri dipinti, miniature, mosaici, e non ancora di Presepi intesi come rappresentazioni tridimensionali della Natività.

In tal senso quindi, gli studiosi sono d'accordo nel considerare comunemente come il più antico Presepio d'Italia l'allestimento marmoreo di Arnolfo di Cambio, realizzato intorno al 1289, che, seppure distrutto in alcune sue parti e in altre rimaneggiato, si può ancora oggi ammirare nella basilica di Santa Maria Maggiore.

Davanti ad esso, fino al 1870, molti Pontefici celebrarono la Messa di Natale.

 

La tradizione attribuisce a San Francesco d'Assisi l'introduzione del Presepio nel vasto ciclo delle consuetudini natalizie, quando, nella notte di Natale del 1223 a Greccio, come ci viene riportato da San Bonaventura, dispose una greppia con il fieno, vi fece condurre il bue e l'asino e davanti ad essa celebrò la Santa Messa, di fronte ad una moltitudine di gente convenuta da tutta la regione.

In realtà a Greccio non veniva rappresentato alcun personaggio della Natività di Betlemme, né comparvero attori che impersonassero la Madonna, S. Giuseppe e il Bambino; pertanto, più che un Presepio, la rappresentazione di Greccio va interpretata come uno sviluppo del cerimoniale liturgico natalizio, riconnettendosi ai misteri, drammi sacri in volgare aventi per soggetto episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento, e alle laudi dialogate e drammatiche, espressioni della religiosità laica delle Confraternite, diffuse in quel periodo soprattutto in Umbria e in Toscana.

Nelle sacre rappresentazioni, tra l'altro, che dal XIV secolo diventano sempre pi√π fastose, non mancarono i burattini mobili, da alcuni considerati gli antenati delle nostre statuine.

La progressiva degenerazione del dramma liturgico in forme paganeggianti, se non addirittura scurrili, spinse la Chiesa a condannarlo nel Concilio di Treviri, e a favorire, di contro, la raffigurazione statica della Natività, e quindi il Presepio, contribuendo così alla sua successiva diffusione.

 

I primi Presepi di cui ci sono giunte notizie ed esempi risalgono al '300, ma in realtà non si tratta che di grandi figure in marmo, legno o terracotta, collocate stabilmente in una cappella ed esposte tutto l'anno, caratteristiche, queste, che il Presepio manterrà fino alla fine del XVI secolo.

Ricordiamo, tra i tanti, il Presepio ligneo costruito a Napoli nel 1330 per le clarisse del monastero di S. Chiara; quello, sempre in legno, conservato a Rivolta d'Adda (Cremona) datato 1480 della scuola degli Alemanno; il Presepio di terracotta nella chiesa dei francescani di Busseto (Parma), opera del modenese Guido Mazzoni.

Ad Ambrogio della Robbia è comunemente attribuita una Natività in terracotta policroma conservata nella chiesa di S. Spirito a Siena; non meno importante è un'Adorazione del Bambino di Andrea della Robbia, sita nel convento della Verna (Arezzo).

In Puglia e in Lucania il Presepio registra il suo sviluppo maggiore nel corso dei XVI secolo, grazie alla presenza di artisti quali Stefano da Putignano, al quale dobbiamo, tra gli altri, i Presepi in pietra di Cassanno e di Polignano a mare (Bari), e Altobello Persio, autore del Presepio conservato nel Duomo di Matera.

 

Il Concilio di Trento, conclusosi nel 1563, stabilendo norme precise sul culto dei santi e delle reliquie, aveva favorito la diffusione del Presepio quale espressione della religiosità popolare.

I Gesuiti, il nuovo ordine religioso costituito in quello stesso Concilio, se ne impossessano, fin quasi a monopolizzarlo: nelle loro mani, il Presepio diviene uno strumento utilizzato a scopi didattici, per riconquistare i paesi riformati ed evangelizzare le terre di recente scoperte del Nuovo Mondo.

Il Presepio, cattolico e mediterraneo, viene così contrapposto all'albero di Natale, protestante e nordico, voluto da Martin Lutero; peraltro i Gesuiti, imponendovi il proprio gusto per la profusione ornamentale, sempre più lo allontanano dalla semplicità francescana delle origini.

Nel corso del Seicento infatti, compaiono e si sviluppano quegli effetti scenografici che rivoluzioneranno il carattere del Presepio. I Presepi diventano lo specchio della cultura che li produce, riflettendo con tratti di intenso verismo la società del tempo e gli aspetti più vivaci della realtà quotidiana; si arricchiscono di elementi inusitati ed esotici e di accorgimenti scenici spettacolari, con uno sfoggio di fantasia inventiva propria del barocco.

Contemporaneamente il Presepio si avvia ad uscire dalle Chiese per fare il suo ingresso nelle case patrizie ed alto borghesi, come oggetto di arredamento di lusso, montato e rimontato di anno in anno, con esiti sempre differenti.

Alle grandi statue fisse si sostituisce il manichino ligneo, talora anche con parti in stoppa, con la testa e gli arti in terracotta, cera o legno, rivestito di abiti sontuosi, il cui utilizzo permise e favorì l'allestimento privato, evitando la monumentalità e la staticità proprie dei presepi nelle chiese.

Il Presepio barocco raggiungerà la sua più alta espressione artistica nel Presepio napoletano, il quale impronterà, seppure con le naturali diversificazioni regionali, il Presepio siciliano, genovese, romano.

 

Al di là degli splendori ancora barocchi dei Presepi settecenteschi napoletani, siciliani e, in parte, genovesi, in altre regioni italiane il Presepio, nel diciottesimo secolo, si presenta più sobrio, meno spettacolare e più aderente alla realtà storica, con figure prevalentemente in legno intagliato in Alto Adige, e in terracotta policroma in Lombardia e in Emilia Romagna; si diffondono anche, vera concessione al secolo della ragione, i presepi meccanici.

Peraltro, nel corso del secolo, sotto i colpi del materialismo e dei razionalismo illuministici, la tradizione del Presepio si avvia ad attraversare un periodo di indiscutibile decadenza. Soltanto nel secolo successivo il Romanticismo, esaltando valori più spirituali, quali il sentimento religioso e il senso della famiglia e della tradizione, valori tutti che il Presepio esprime in massimo grado, lo riporterà in auge, seppur con caratteri profondamente mutati.

Chiusa ormai la sua grande stagione d'arte, nell'Ottocento il Presepio, venuta a mancare la grande committenza e conseguentemente l'usanza dell'allestimento nelle chiese e nelle case patrizie, si impoverisce e, diffondendo in tutti gli strati sociali, diviene popolare, con l'accentuazione dei suoi elementi di ritualità domestica.

Si producono figurine a basso costo, in argilla, gesso o cartapesta, per soddisfare le esigenze di un pubblico più vasto; agli artisti subentrano gli artigiani, che si servono spesso di stampi, si assiste ad una ripetizione dei vecchi motivi, senza pervenire a soluzioni originali; peraltro, proprio in questo secolo, il Presepio recupererà quel suo aspetto di ingenua e spontanea espressione popolare che era stato dimenticato nelle ricche dimore barocche e, perdendo in sfarzosità, si arricchirà di poesia.

Antonella Salvatori

http://www.presepio.it

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