Storia di Irina

"Si prof., mia madre mi dice che la sua vita è bella perché ci sono io, e perché lei ha speso sé stessa per fare vivere me. Io lo so che le è costato moltissimo, l'ho vista piangere e non dormire e faticare come una pazza, ma è felice di averlo fatto. E adesso la capisco". La classe s'è quasi ammutolita.

Storia di Irina

da Quaderni Cannibali

del 13 ottobre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

           Ho iniziato l'anno con un giochino. Sui valori. Una storia semplice e carina, in cui cinque personaggi, in relazioni di vario tipo tra loro, per salvare ognuno un valore a cui tengono ne infrangono un altro.

          L'ho letta in modo ironico e un po' demenziale, perché fosse chiaro che si trattava di un gioco. Ovviamente una storia a sfondo sentimentale. La classe è al femminile, con alcune belle teste. Una quarta, depurata l'anno scorso, purtroppo, da alcune altre belle persone, ma che non hanno avuto voglia di farsi promuovere. Alla fine della lettura ho chiesto loro di mettere in classifica, sul piano morale, i cinque personaggi dal più corretto al meno corretto. Ognuno per conto proprio, e di scrivere a fianco di ogni personaggio la motivazione di quel giudizio dato.

          Poi ne abbiamo discusso. A mo' di forum. La questione si è animata su un personaggio soprattutto, che per vivere il valore della fedeltà infrange quello dell'amore. E su questo Irina - chiaramente italiana doc - ha fatto una considerazione. 'Ma prof., ogni persona ha una sua classifica, ovvio, ma soprattutto non si può pensare di vivere una cosa senza anche rinunciare ad un altra'. 'Vuoi dire - faccio io - che se decidi di vivere come cosa più importante della tua vita un valore, altre cose, pure importanti dovranno essere messe da parte per forza'. 'Si prof. Se essere fedeli al proprio uomo è la cosa più importante, può davvero essere giusto che la storia finisca perché si ha tradito.'

          'Beh io credo che alla fine, se vuoi essere felice sul serio, devi trovare un modo per non rinunciare a nulla'. Dal suo torpore finto, Nicolò, uno dei due maschietti presenti in classe, si sveglia. E prosegue. 'Io non credo che sia automatico dover rinunciare a qualcosa se vuoi dedicarti a ciò che ami più di tutto. Forse si può trovare un modo per organizzarti e non dover per forza scegliere. Io ora non rinuncerei alla mia ragazza, e se lei mi tradisse credo che la potrei anche perdonare'. Irina ribatte: 'Beh Nicolò, si vede che tu ci tieni di più all'amore che non alla fedeltà'. 'No, io ci credo alla fedeltà, non è che non ci credo, ma perdere la mia ragazza sarebbe la cosa peggiore, perciò potrei anche perdonarla'. 'Eh! appunto Nicolò - gli dico - questo vuol dire che per te l'amore di lei vale più della fedeltà a te, e che per quello sei disposto a sacrificare questa'.

          'Allora ragazzi vedete, qui si pone la questione di quale sia il Signore della vostra vita, quale cosa, principio, persona, o che altro volete voi, sia l'unica cosa a cui dedicarsi se foste costretti ad avere un solo amore. Che cosa davvero salvereste?'. 'Ma no prof. non si può mettere giù così!'. Maddalena diventa rossa mentre lo dice, la sua timidezza si fa vedere, ma quando si toccano corde vive reagisce d'impeto. 'Non credo davvero che ci sia bisogno di scegliere, almeno io non voglio scegliere, e voglio cercare di vivermi tutto quello che mi capita, senza rinunciare a nulla'. 'Si Maddy, capisco cosa dici - ribatte Irina - ma la vita non è così. Ad un certo punto devi scegliere. Io ho lasciato mio padre in Ucraina e non lo vedo da 7 anni, ma che dovevo fare? Lì non si poteva davvero vivere tutti e tre in casa, non c'erano soldi. Mi dispiace davvero molto, ci ho pianto e ci sto male sapendo che poi lui si è fatto un altra vita là, con una altra donna. Ma per me la vita qui è possibile, là no'.

          'Irina quindi cosa ha salvato secondo voi?', dico alla classe. 'ha salvato sé stessa'. Monica, che fino ad allora ha seguito tutto senza perdere un colpo va giù sicura. 'Mah si e no', ribatte Irina. 'Ho salvato la mia vita, certo, ma vorrei che nella mia vita ci fosse qualcuno o qualcosa per cui vale davvero la pena di spenderla'. 'Ma come? - faccio l'avvocato del diavolo - dopo la fatica che hai fatto per darti una possibilità di vivere, vorresti che questa vita fosse spesa per qualcun'altro?'. 'Si prof. se no davvero sarebbe assurdo. Mia madre mi dice che la sua vita è bella perché ci sono io, e perché lei ha speso sé stessa per fare vivere me. Prof., questo è bellissimo. Io lo so che le è costato moltissimo, l'ho vista piangere e non dormire e faticare come una pazza, ma è felice di averlo fatto. E adesso la capisco'.

          La classe s'è quasi ammutolita. Un'aria strana ci ha preso, come se le parole di Irina fossero arrivate dritte dentro i suoi compagni. E tra loro alcuni hanno sentito chiaro che anche per loro è così, mentre sul viso di altri, tra cui Monica e Nicolò, è apparsa una invidia non raccontabile, perché invece, a loro, questa esperienza di sentirsi così amati è mancata. E allora capisco quando si dice che essere egoisti vuol dire amarsi di meno, perché ci è mancato un amore gratuito.

          'Credo davvero di dover ringraziare Irina per quello che ci ha detto. Quando cerco di dirvi che Gesù ci ha amati fino alla morte, dico la stessa cosa, ma detto così fate fatica a sentirlo. Mentre Irina ce lo fa sentire dentro'.

Gilberto Borghi

http://www.vinonuovo.it

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