A 150 anni dalla morte di mamma Margherita, madre della famiglia educativa creata da Don Bosco a Valdocco, rinnoviamo il nostro impegno per «Assicurare una speciale attenzione alla famiglia, che è culla della vita e dell'amore e luogo primario di umanizzazione».
del 13 settembre 2005
 
«Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tua padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini» (Lc 2, 48-52)
 
A 150 anni dalla morte di mamma Margherita, madre della famiglia educativa creata da Don Bosco a Valdocco, rinnoviamo il nostro impegno per
 
Assicurare una speciale attenzione alla famiglia, che è culla della vita e dell’amore e luogo primario di umanizzazione .
 
 
Alcune motivazioni e spunti per il commento alla Strenna: 
 
1. Il tema vuole partire dal vissuto positivo della vita e dello spirito di famiglia, proprio della nostra tradizione salesiana, per arrivare alla “famiglia oggi” come campo di missione; in questo modo l’esperienza carismatica vissuta può illuminare la realtà familiare e può indicarci il modo di intervenire dal punto di vista educativo e pastorale a favore dei ragazzi e della società.
 
2. La figura di Mamma Margherita è molto amata, ammirata e venerata da tutti i gruppi della Famiglia Salesiana, che attendono con ansia la sua beatificazione. La ricorrenza del 150º anniversario della sua morte è una data per farla conoscere meglio.
 
3. E’ fuori dubbio il ruolo svolto da Mamma Margherita nella formazione umana e cristiana di Don Bosco, come pure nella creazione dell’ambiente educativo di Valdocco. Si confronti per questo la biografia di G. Joergensen su Don Bosco edita dalla SEI che inizia con le parole: «In principio era la madre». 
 
4. La sua presenza materna a Valdocco ha certamente molto contribuito a rendere “familiare” il clima di Valdocco: “L’eroico trasloco a Valdocco di Mamma Margherita servì ad impregnare l’ambiente di quei poveri giovani dello stesso stile familiare da cui è sbocciata la sostanza del Sistema Preventivo e tante modalità tradizionali ad esso legate. Don Bosco aveva sperimentato che la formazione della sua personalità era vitalmente radicata nello straordinario clima di dedizione e di bontà (dono di sé) della sua famiglia ai Becchi e ha voluto riprodurne le qualità più significative all’Oratorio di Valdocco tra quei giovani poveri e abbandonati” (D. E. Viganò, Nell’anno della famiglia. ACG 349, giugno 1994, pag. 29).
 
5. Per noi la “famiglia” è dunque innanzitutto esperienza carismatica prima che campo della missione, esperienza vissuta prima che apostolato. Certo essa è anche missione, perché l’educazione dei giovani è inseparabile della famiglia. Lo richiamava don Viganò nel suo commento al Sinodo dei vescovi del 1980 sulla famiglia, che ha prodotto l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio: “L’impegno della nostra vocazione salesiana dovrà venire attuato con gli umili e i poveri. Sono essi che hanno bisogno, anzitutto della famiglia e per essi Don Bosco arrivò, come scrive Pietro Braido, alla sua più geniale invenzione, l’amorevolezza che educa nel clima di una famiglia gioiosamente unita” (D. Viganò, Appelli del Sinodo ‘80. ACG 299, dicembre 1980, pag. 29).
 
6. Nel suo programma pastorale per la Chiesa degli inizi del terzo millennio, Giovanni Paolo II fece della famiglia uno dei suoi punti prioritari: “Un’attenzione speciale, poi, deve essere assicurata alla pastorale della famiglia, tanto più necessaria in un momento storico come il presente, che sta registrando una crisi diffusa e radicale di questa fondamentale istituzione… Occorre fare in modo che, attraverso un’educazione evangelica sempre più completa, le famiglie cristiane offrano un esempio convincente della possibilità di un matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della persona umana: di quella dei coniugi, e soprattutto di quella più fragile dei figli” (NMI, 47).
 
7. Anche Benedetto XVI attribuisce una grande importanza a questa realtà: “Una questione nevralgica, che richiede la nostra più grande attenzione pastorale, è quella della famiglia… (essa) è profondamente radicata nel cuore delle giovani generazioni e si fa carico di molteplici problemi, offrendo sostegno e rimedio a situazioni altrimenti disperate. E tuttavia … la famiglia è esposta, nell’attuale clima culturale, a molti rischi e minacce che tutti conosciamo. Alla fragilità e instabilità interna si assomma infatti la tendenza, diffusa nella società e nella cultura, a contestare il carattere unico e la missione propria della famiglia fondata sul matrimonio”. (Udienza ai partecipanti alla LIV Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, OR 30-31 maggio 2005, p. 5).
 
8. Si tratta di un tema che era già stato assunto nella Carta della missione della Famiglia Salesiana: «I membri della Famiglia Salesiana, laici e consacrati, si assumono un impegno specifico per dare dignità e saldezza alla famiglia, perché diventi, in maniera sempre più evidente, “piccola Chiesa, Chiesa domestica”» (art. 17 e art. 18).
 
9. Inoltre, nell’anno 2006 ricorre provvidenzialmente anche il 25 anniversario della “Familiaris Consortio”, che ci sprona e ci guida nel rilancio della nostra pastorale familiare.
Se guardiamo al contesto, vediamo come il clima secolarizzato e laicista, che si sta imponendo in molti paesi, soprattutto in Occidente, colpisca direttamente la famiglia; essa già ne risente nella sua capacità di giustificare la sua propria natura e di svolgere la sua missione in favore della società. In tal modo essa mette a rischio qualsiasi intervento educativo, efficace nella misura che ricrea l’ambiente di famiglia, luogo naturale di socializzazione e di personalizzazione dei valori umani.
Oggi si parla di diversi modelli di famiglia, tutti con uguali diritti, al punto che sembra che non ci sia più alcun punto oggettivo di riferimento, ma che tutto dipenda dalle scelte personali. In tal modo si realizzano modelli familiari sostitutivi, fatti su misura propria. Vediamo affacciarsi il riconoscimento dei matrimoni omosessuali, il diritto di questi a adottare figli, l’introduzione di un divorzio “veloce”, la progressiva estensione della possibilità di eutanasia, la libertà di ricerca sull’ embrione.
Davanti a questo clima culturale, soprattutto nelle società occidentali, non si può non ricordare la scena sul problema del matrimonio riportata da Marco e da Matteo: “E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?» Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto» (Mc 10, 2-9).
Si tratta, a mio avviso, di un testo molto illuminante, perché si riferisce al tema della famiglia, ma soprattutto perché ci fa vedere la forma di ragionare di Gesù, il quale non si lascia intrappolare nelle reti del legalismo, su ciò che è permesso e ciò che è proibito, ma si colloca di fronte al progetto originario del Creatore, e nessuno come Gesù conosce qual era il disegno originale di Dio.
La strenna è molto pregnante, per tutti i risvolti che ha con la nostra missione. Per questo la voglio accompagnare con una proposta pastorale.
 
Don Pascual Ch√°vez V.
Roma – giugno 2005
don Pascual Ch√°vez Villanueva
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