Certo è che le Olimpiadi sconvolgono i calendari scolastici: gli studenti di Torino sono in vacanza olimpica con le scuole chiuse, beati loro! Va be', avevano ricominciato il 5 settembre... Quello che le Olimpiadi non possono sconvolgere è il fatto che comunque mancano quattro mesi (soltanto) alla fine dell'anno. Mettila come vuoi: o è slalom fra compiti, interrogazioni e tesine finali o è race against the clock (“corsa contro il tempo”, così si dice in snowboard)...
del 10 febbraio 2006
Premessa indispensabile: ti sbagli se credi che le Olimpiadi invernali siano una scusa per inventare un titolo accattivante e poi parlare come al solito di appunti, mappe, debiti formativi e altre scontate faccende di scuola. Le Olimpiadi invernali sono davvero una grande realtà. Una realtà così grande e irripetibile che di sicuro ti occuperesti solo di quella per diciassette giorni e lasceresti perdere appunti, mappe e altre faccende di scuola per seguire persino i round robin femminili di curling, tanto quelli non sono in payTV. Potresti perfino sostenere di essere appassionato di curling da quando andavi all’asilo… Mah! Meno male, almeno, che le Olimpiadi sono in Italia e non in Canada, altrimenti sai che tour de force guardare le gare di notte. E andare a scuola il giorno dopo.
 
La scuola è come una pista
Certo è che le Olimpiadi sconvolgono i calendari scolastici: gli studenti di Torino sono in vacanza olimpica con le scuole chiuse, beati loro! Va be’, avevano ricominciato il 5 settembre… Quello che le Olimpiadi non possono sconvolgere è il fatto che comunque mancano quattro mesi (soltanto) alla fine dell’anno. Mettila come vuoi: o è slalom fra compiti, interrogazioni e tesine finali o è race against the clock (“corsa contro il tempo”, così si dice in snowboard). In ogni caso, fra intermedio e traguardo, c’è da perdere o da guadagnare molto più che nella prima fase. E gli scoreboards incombono. Qua da noi si chiamano molto banalmente “tabelloni”, quelli con i voti finali e (speriamo di no) con i debiti.
Certo è anche che la vita di scuola ha diversi aspetti agonistici. Intanto richiede allenamento: se non è bene allenato (cioè se non studia e non fa esercizi regolarmente), uno può anche farcela ai play off (cioè alle prime verifiche, che magari richiedono un po’ meno impegno), ma sulla distanza non regge. Da questo si capisce che, anche per venir fuori sulla distanza, cioè per darsi da fare soprattutto nella seconda parte dell’anno e riguadagnare il tempo perduto, l’allenamento è indispensabile. Quello che sulle piste di scuola è per certi aspetti più preoccupante è il fatto che gli allenatori e i giudici di gara coincidono: sono gli stessi prof sia quelli che programmano il tuo training (in parole povere dosano i contenuti e gli esercizi nelle diverse discipline) sia quelli che assegnano i punteggi intermedi e finali. Preoccupante specificità, questa, perché si tratta di giudici che sanno a priori se ti sei allenato bene o no: non li puoi sorprendere con un exploit.
Altra specificità è che a scuola non te la cavi come fanno gli atleti, con una sola disciplina sportiva. La scuola è un vero decathlon, con una decina di materie almeno. E di sicuro ce n’è qualcuna in cui sarebbe più tranquillizzante guardare da bordo pista gli altri che gareggiano.
 
Vivere la gara
Adesso lasciamo perdere i fuoriclasse da decathlon (le teste di serie della classe). Delle due l’una: o i fuoriclasse hanno dei tendini (delle teste) che sono veri doni del Padreterno oppure si allenano come matti senza perdere un colpo. Facilmente le due cose assieme. Comunque con loro non c’è storia.
Invece prendiamo gli atleti bravissimi che però lasciano vivere la gara, quelli che ti fanno stare col fiato sospeso, quelli che vedi ogni sera nel poster sul tuo armadio, quelli che ti sembra stiano  rischiando di sbagliare una porta, ma poi ce la fanno. E il supergigante è loro. Ipotizziamo due scenari possibili.
 
Scenario A: ottimo intermedio. Si tratta di mantenere il vantaggio. La gara prosegue ad alta tensione. Non sono consentiti errori.
Scenario B: intermedio da classifica medio-bassa. Il podio appare lontano, anzi impossibile. Improvviso clamoroso recupero. Batticuore a mille fino al traguardo. Gara entusiasmante. Il regalo di una magnifica emozione… MEDAGLIA DI BRONZOOOOOOOOOOOO!
 
In quali di questi due scenari potresti riconoscere la tua discesa? Va da sé che l’intermedio è la pagella di metà anno e che il recupero non significa solo scalare posizioni.
Se ti riconosci nello scenario A, tutte le persone che ti stanno vicino hanno la garanzia di una serena tranquillità: ce la farai, anche se non è scontato che tu ottenga la media del nove. Se invece ti riconosci nello scenario B, i tuoi familiari sanno che sei di sicuro simpaticissimo: certo però che vivete tutti sulle spine, con un consumo spropositato di adrenalina. Agonisticamente parlando, lo scenario B è quello che “prende” di più: la gioia che ti dà alla fine, quando ce l’hai fatta (contro ogni previsione…), è impareggiabile. Medaglia di bronzo, hai visto: è meglio non sfidare il buon senso e pensare di ottenere una media eccezionale, se fino a metà anno nessuno avrebbe scommesso su di te.
Che tu ti senta l’atleta A o l’atleta B, puoi star certo che i tuoi prof fanno un tifo ultras, anche se non lo darebbero mai a vedere. Infatti ti ripetono sempre alcuni “schemi di gara” ovvero consigli per studiare bene (in questo caso dopo la prima pagella). Sono quelli che troverai nel prossimo paragrafo e che su Dimensioni abbiamo già ripetuto anche noi. La differenza tra noi e i tuoi prof è che sono loro ad allenare proprio te e quindi a sapere bene quali sono i tuoi punti di forza. Ricordati questa massima da grillo parlante (travestito in divisa olimpica): la scuola non è mai una gara contro l’allenatore, cioè contro il prof.
 
I consigli dell'apripista
È chiaro che quando sei arrivato alle gare decisive, ormai ti sei già dovuto costruire uno stile. A scuola, a questo punto, avrai calibrato su te stesso il tuo metodo di studio. Da metà gara in poi, soprattutto se si tratta di recuperare posizioni, occorre elaborare strategie rapide e di sicuro successo. Non c’è più il tempo di verificare se funzionano. Perciò fìdati delle tecniche di ripasso che ora leggerai: vengono da chi conosce già la pista.
·        Se non lo hai ancora fatto prima, costruisci riassunti, schemi, tabelle e mappe relative a quanto devi sapere. Quando ripassi, non puoi ripetere lo studio sistematico e approfondito di tutto il programma: non c’è il tempo e, intanto, a scuola si va anche avanti con argomenti nuovi.
·        Non limitarti a ripassare come un matto il giorno prima di ogni scadenza. Fa’ un ripasso rapido e frequente, servendoti delle schede, delle mappe e di una lettura rapida del testo, ai margini del quale puoi segnare in evidenza le formule, le parole chiave, i concetti basilari.
·        Prima dell’interrogazione o del compito ripeti, se hai tempo, una lettura analitica del testo e degli appunti. Non rileggere sei o sette volte: non si tratta né di ricordare tutto a memoria né di fissare la pagina in memoria visiva, ma di capire che cosa hai capito e assimilato e su che cosa devi insistere.
·        Simula l’interogazione, ipotizzando le domande possibili e le risposte più efficaci (che puoi anche scrivere in sintesi per ripassarle rapidamente). Mettiti alla prova (tanto non devi raccontarlo a nessuno): fatti anche domande gradualmente più difficili. Infatti hai gli strumenti per sapere tu in che cosa sei meno esperto e per trovare le risposte e assimilarle. Se non le sai, naturalmente le cerchi su libri e appunti.
·        Per verificare da solo la tua preparazione, nascondi libro, schede e mappe e prova a scrivere per punti i contenuti da ricordare. Vai subito a rivedere gli aspetti su cui ti senti meno “forte”.
·        Svolgi esercizi di ripasso che forniscano la chiave di soluzione (altrimenti come fai a sapere se i risultati sono esatti?). Annota quanto ti provoca difficoltà e chiedi chiarimenti al professore qualche giorno prima dell’interrogazione.
·        Esamina con cura anche i tuoi punti di forza (gli argomenti su cui ti senti più preparato) e cerca di allenarti bene in quelli. Può capitare che i prof ti rivolgano una domanda a scelta. Ma soprattutto ti dà sicurezza sapere che sei (quasi) imbattibile in qualche abilità.
Al solito, ecco un elenco di siti. Si tratta di “allenamento a distanza”: è utile, ma non sostituisce quello che consigliano i tuoi prof, i quali conoscono proprio te e non solo degli schemi teorici:
http://www.fausernet.novara.it/~itcberma/varie/metod.htmhttp://www.atuttascuola.it/didattica/metodo_di_studio.htmhttp://www.studygs.net/italianohttp://www.delfo.forli-cesena.it/scuoleinrete/rubriche/bibliografie/BibMetodostudi.htmhttp://www.liceoquadri.it/metodo/metodo.htmhttp://www.nonsoloscuola.org/Metodo/
L’ultimo indirizzo offre una bella presentazione in Power Point: un metodo per bambini. Del resto le strategie semplici hanno meno rischi d’errore…
Adesso penserai che ti sei di nuovo letto una predica, per quanto in veste olimpica. È che le cose che contano sono quelle anche in caso di eventi eccezionali: per esempio che ciascuno di noi realizzi bene la propria gara. Tanto le gare che si fanno a scuola sono paradossali: non sono contro gli altri, cioè contro i propri compagni, per far meglio uno dell’altro. I compagni sono amici, non avversari. Anzi l’avversario neanche c’è…
E poi non esageriamo con lo spirito olimpico, con la storia che non importa vincere ma partecipare. A scuola importa partecipare (e starci bene) ma anche vincere (ed essere promossi).
Susanna Conti
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