L'ignoranza è quella cosa che più se ne ha, meno si sa di averla. Anche l'ignoranza religiosa. Che però non si colma soltanto con la frequenza a corsi, serate, introduzioni varie. Neanche comprando libri. Soprattutto se non si leggono. Ci vogliono maestri. Quelli veri, diceva già Paolo VI, devono essere soprattutto testimoni.
del 06 luglio 2005UNDICESIMO PASSO
“Quale sapere... ßà ...leggere, magari la Bibbia, senza capire niente” 
1 - Prendi e mangia
 
È successo a Filippo e ad un EunucoAtti degli Apostoli 8,26-39
Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti, e raggiungi quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: “Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita”. E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: «Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?». Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. Quando furono usciti dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più…
 
Atti degli Apostoli,Bibbia, Nuovo testamento. Di Luca, quello del Vangelo.
Scritti nella seconda metà del I° secolo. Filippo era uno dei sette, come Stefano. Ha dovuto scappare da Gerusalemme per non fare la stessa fine. Il verbo si è fatto carne, non carta. Per questo il libro, fosse pure la Bibbia, diventa vivo se una persona in carne ed ossa si siede accanto a noi e ci istruisce, facendoci uscire da noi stessi e conducendoci a Gesù.
Perché fino a quando continuiamo a riflettere su noi stessi allo scopo di trovarlo, Cristo non è presente. Se egli c’è davvero, allora non possiamo vedere nient’altro che lui.  
 
 
2 – Per riflettere
 
L’ignoranza è quella cosa che più se ne ha, meno si sa di averla. Anche l’ignoranza religiosa. Che però non si colma soltanto con la frequenza a corsi, serate, introduzioni varie. Neanche comprando libri. Soprattutto se non si leggono. Ci vogliono maestri. Quelli veri, diceva già Paolo VI, devono essere soprattutto testimoni.
·         Ne ho incontrati?
·         Come cristiano, sapresti essere maestro e testimone per un qualsiasi compagno di strada?
 
 
3 - È successo anche a….
Don Lorenzo Milani (1923-1967)
Ebreo della ricca borghesia fiorentina, finisce il liceo, si converte al cattolicesimo, diventa prete. Nel paese dove lo mandano abolisce il biliardino al bar dell’oratorio, e poi anche il bar. Scomodo, lo mandano in un paesino di 200 abitanti, senza strada, senza luce, senza acqua corrente. Apre una scuola per i ragazzini che altrimenti sarebbero rimasti analfabeti e da quel buco sconvolge l’Italia e la Chiesa con una coerenza di vita che lo fa “profeta” per il nostro tempo..
 
Maestro di scuola, Maestro di vita
“Dopo l'istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a Barbiana anche i ragazzi di paese. Tutti bocciati naturalmente. Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose. Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio. Il maestro per loro era dall'altra parte della barricata e conveniva ingannarlo. Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire che non c'era registro.
(…) Delle bambine di paese non ne venne neanche una. Forse era la difficoltà della strada. Forse la mentalità dei genitori. Credono che una donna possa vivere anche con un cervello di gallina. I maschi non le chiedono di essere intelligente. È razzismo anche questo. (…)
Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori l'avevano giudicato un cretino. Volevano che ripetesse la prima per la terza volta. Gianni aveva 14 anni.. I professori l'avevano sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma non è un motivo per levarselo di torno. Nè l'uno nè l'altro avevano intenzione di ripetere. Erano ridotti a desiderare l'officina. Sono venuti da noi solo perché noi ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta per la sua età. Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda.
È stata la prima soddisfazione scolastica della loro povera vita.
(…) La seconda soddisfazione fu di cambiare finalmente programma. Voi li volevate tenere fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perché il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. (…) Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull'ultima guerra si teneva quattro ore senza respirare.
A geografia gli avreste fatto l'Italia per la seconda volta. Avrebbe lasciato la scuola senza aver sentito rammentare tutto il resto del mondo. Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo per leggere il giornale. Sandro in poco tempo s'appassionò a tutto. la mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A giugno il “cretino”; si presentò alla licenza e vi toccò passarlo. Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l'odio per i libri. Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto. Ma agli esami una professoressa gli disse:- perché vai a scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere? Lo so anch'io che il Gianni non si sa esprimere. Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l'avete buttato fuori di scuola l'anno prima. Bella cura la vostra. Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all'infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio: Non si dice lalla, si dice aradio.
Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola. “Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua”. L'ha detto la Costituzione pensando a lui.
(da Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa, Ed. Fiorentine, Firenze, pp 16-19)
 
 
Breve biografia di Don Lorenzo Milani
Sacerdote ed educatore, è stato il fondatore e l'animatore della famosa scuola di Barbiana, il primo tentativo di scuola a tempo pieno espressamente rivolto alle classi popolari. A lungo frainteso e ostacolato dalle autorità scolastiche e anche da una parte di quelle religiose, don Milani è stato una delle personalità più significative del dibattito culturale del dopoguerra e la sua vita rappresenta ancora oggi una grande testimonianza di fedeltà nelle sua scelta di essere dalla parte degli ultimi. I suoi progetti di riforma scolastica compaiono soprattutto in Lettera a una professoressa dove giunge a rivoluzionare completamente il ruolo di educatore, denunciando la natura classista dell’istituzione scolastica italiana e proponendo nuovi obiettivi e nuovi strumenti che potessero concretamente andare incontro ai bisogni dei ceti meno privilegiati.
Servizio Nazionale Pastorale Giovanile
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