Un dogma del nostro tempo dice che ogni amore prima o poi finisce. Paolo invece sostiene che un amore vero non avrà mai fine.
del 01 agosto 2005
VENTIDUESIMO PASSO
“Quale oro abbiamo per gli altri... ßà ...noi stessi trasformati in oro da Dio” 
1 - Prendi e mangia
 
Succede a quelli capaci di amare
1Corinzi 13,1-13
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
 
 
Prima lettera ai Corinti, Bibbia, Nuovo testamento.
Scritta da Paolo, che era ad Efeso, verso la Pasqua del 57.
Corinto era una città di 600mila abitanti, di cui due terzi schiavi. A cui non si voleva molto bene.
Al posto di carità leggete amore. E poi rispondete: chi può amare nel modo descritto da Paolo? Nessuno. Sembra un sogno. Il sogno di Dio, che ama proprio noi in quella maniera. E ci fa credere che anche noi possiamo amare così: perché questo amore esiste. Noi siamo quelli che l’hanno provato su se stessi.
 
 
2 – Per riflettere
 
Un dogma del nostro tempo dice che ogni amore prima o poi finisce. Paolo invece sostiene che un amore vero non avrà mai fine.
·         Esiste un amore del genere?
·        Possiamo sperimentarlo e farlo nostro?
 
 
3 - È successo anche a….
 
Annalena Tonelli
Donna di poche parole, era impegnata più a fare che a parlare; molto nota in Africa e all’estero, in Italia invece era poco conosciuta. Uccisa il 5 ottobre 2003 in Somalia per l’invidia di alcuni capi tribù che ne temevano l’influenza sulla gente che lei curava, la sua morte è stata una sorpresa che ha fatto scoprire quanto si prodigasse per gli altri e il beneficio silenzioso della sua opera.
 
Vivere e morire TUTTA la VITA per gli altri“Scelsi che ero una bambina di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli
abbandonati, i non amati, e così sono stata e confido di continuare fino alla
fine della mia vita; volevo seguire solo Gesù Cristo, null’altro mi interessava
così fortemente: Lui e i poveri per Lui”.
 
“Credevo di non potermi donare completamente rimanendo nel mio Paese – racconta in una toccante testimonianza resa in Vaticano nel 2001, in occasione di un convegno indetto dal Pontificio Consiglio per la pastorale della salute –. I confini della mia azione mi sembravano così stretti, asfittici... Compresi presto che si può servire e amare dovunque, ma ormai ero in Africa e sentii che era Dio che mi ci aveva portata e lì rimasi nella gioia e nella gratitudine. Partii decisa a gridare il Vangelo con la vita sulla scia di Charles de Foucauld, che aveva infiammato la mia esistenza. Trentatrè anni dopo grido il Vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlo così fino alla fine. Questa la mia motivazione di fondo assieme ad una passione invincibile da sempre per l'uomo ferito e diminuito senza averlo meritato al di là della razza, della cultura, e della fede».
 
«Per Cristo feci una scelta di povertà radicale... anche se povera come un vero povero, i poveri di cui è piena ogni mia giornata, io non potrò essere mai».
 
«I miei nomadi del deserto mi hanno insegnato a tutto fare, tutto incominciare, tutto operare nel nome di Dio».”
 
 
Breve biografia di Annalena Tonelli
Laureata in Legge a Bologna, prenderà poi vari diplomi a Londra e in Spagna per la cura delle malattie tropicali e della lebbra; non era medico, ma visse lavorando per i malati; mise a punto una profilassi per la tubercolosi, utilizzata oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in tutto il mondo.
Si formò nell’Azione Cattolica forlivese, nella parrocchia, e poi come Presidente locale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Nel 1963 contribuì in modo determinante a far nascere a Forlì un Comitato contro la fame nel mondo, che sostiene un centinaio di missioni.
A gennaio 1969 lasciò l’Italia e raggiunse il Kenia a Wagir, vicino al confine con la Somalia, dedicandosi ai nomadi del deserto, che lei apprezzava per la loro fede, solida come la sua; aiutò in mille modi i profughi della Somalia, salvando la vita a migliaia di loro, denunciando i militari kenioti perché volevano annientare un’intera tribù.
Da sola imparò a convivere con il rischio quotidiano, era continuamente minacciata, perché bianca, donna, cristiana e non sposata; questa donna intrepida nello spirito, quanto gracile nel fisico, rilasciò un’intervista in cui dichiarava: “Non ho paura, e anche questa è una cosa che non mi sono data. Sono stata in pericolo di vita, mi hanno sparato, picchiata, sono stata imprigionata, ma non ho mai avuto paura”.
Per la sua opera a favore dei rifugiati e perseguitati, ebbe dall’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, il premio “Nansen Refugee Award”; ma fu pure espulsa dal Kenia e si trasferì in Somalia, prima a Merka e poi nel 1996 a Borama, dove fondò un ospedale con 250 letti, per i tubercolotici e gli ammalati di AIDS e poi una scuola per bambini sordi e disabili.
Era convinta che con l’istruzione potesse evolversi la situazione economica e sociale, di quella che ormai considerava la sua gente; combattè l’ignoranza e la barbarie dell’infibulazione così diffusa.
Dall’Italia e da altre parti di Europa arrivavano volontari per aiutarla, veniva sostenuta dal Comitato da lei fondato a Forlì, ma anche da altre Organizzazioni Internazionali.
Donna di poche parole, era impegnata più a fare che a parlare; molto nota in Africa e all’estero, in Italia invece era poco conosciuta, la sua morte è stata una sorpresa che ha fatto scoprire quanto si prodigasse per gli altri e il beneficio silenzioso della sua opera.
Quando parlava dei suoi somali e della difficoltà di essere cristiana, fra popolazioni di fede diversa spesso intollerante, diceva riassumendo: “Siccome mi vogliono bene, hanno sperato che diventassi musulmana. Ma da quando un vecchio capo ha decretato che andrò in Paradiso, anche se sono un’infedele, tutti accettano che io resti l’unica cristiana del luogo”.
Le somale emigrate in Italia, i nomadi del Kenia, i tubercolotici di Manyatta, i malati di Aids di Borama e i rifugiati del Nord Somalia, conoscevano bene Annalena Tonelli; che una mano assassina e forse piena di odio per il bene che faceva, ha stroncato a 60 anni, dei quali 33 trascorsi in Africa e particolarmente in Somalia dove è stata sepolta, come desiderava.
Tratto da un articolo di Antonio Borrelli
Servizio Nazionale Pastorale Giovanile
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