A Corinto c'erano “cristiani” che speravano in Cristo solo per questa vita: forse lo prendevano come un esempio da imitare, o come un buon maestro di cui seguire le dritte.
del 05 agosto 2005
VENTIQUATTRESIMO PASSO
“Quale mirra abbiamo per gli altri? ßà...noi stessi trasformati in mirra per gli altri” 
 
1 - Prendi e mangia
 
Succederà ai risorti
1Corinzi 15,1-19
Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
 
Prima lettera ai Corinti, Bibbia,
Nuovo testamento.
Scritta da Paolo, che era ad Efeso, verso la Pasqua del 57.
Per la cultura greca era difficilissimo credere che anche il corpo potesse salvarsi.
O ci crediamo, o siamo da compatire. Se Cristo non avesse vinto la morte nessuno si ricorderebbe di lui: sarebbe stato solo un povero disgraziato finito male. E noi non finiremmo meglio.
È difficile vivere tra gli uomini di oggi trasmettendo loro integralmente il vangelo che abbiamo ricevuto, che è un buon annuncio sulla vita e sulla morte. Ma se chi lavora o studia con noi non si accorge che siamo cristiani, significa che non lo siamo.
 
 
2 – Per riflettere
 
A Corinto c’erano “cristiani” che speravano in Cristo solo per questa vita: forse lo prendevano come un esempio da imitare, o come un buon maestro di cui seguire le dritte.
·         C’è anche oggi, da qualche parte, questo atteggiamento?
·        Cosa potrebbe significare, allora, credere in Cristo?
 
 
3 - È successo anche a….
 
Alice Sturiale (1983-1996)
Morire a dodici anni, compiuti da poco. Una vita breve e tutta quanta segnata da una malattia congenita che le impedisce di camminare. Una vita vissuta con tanta gioia e con tale intensità da stupire e commuovere. Una vita piena, che abbiamo potuto conoscere perché il suo papà, Leonardo, e la sua mamma, Marta, ne hanno pubblicato le poesie, i temi di scuola, gli appunti del diario, come ricordo per i tanti amici. Nel giro di pochi mesi, “Il libro di Alice. Sono felice” è stato pubblicato in tutto il mondo.
 
 
E il mare cantava 
E il vento
Raccontava le storie,
la sabbia mi apriva
un soffice letto…
E allora sapevo di sognare!
Le stelle mi illuminavano,
la luna mi proteggeva,
il cielo
mi liberava lo spirito…
…E allora sapevo di sognare.
Ma quando Dio mi disse
“Io ti ho creato!”
e il mare era mare
e le stelle erano stelle
e tutto era vero…
… Allora io sapevo di vivere!
 
“Si può scegliere se essere cristiani oppure no. Essere cristiani significa amare tutti, credere in Cristo, cercare di non staccarsi mai da lui, non offenderlo e non fare niente che possa turbare la tua fede, essere cristiani ovunque, portare la parola di Cristo. Essere cristiani significa anche faticare e fare sacrifici. Per fare la scelta se essere cristiani o no bisogna sapere questo, sapere che non essere cristiani è tutta un’altra cosa, imparare ogni giorno dalla vita con Cristo i vantaggi e gli svantaggi di stare sempre con lui (commento al brano evangelico su Simone di Cirene che aiuta Gesù a portare la croce – 1° aprile 1994, venerdì santo)
 
Dopo aver ascoltato un monaco che proponeva la sofferenza e il dolore come unica via per arrivare a Cristo, Alice chiese candidamente: “Allora io non posso vivere fino in fondo il Vangelo'. La guardammo stupiti: 'Perché?'. 'Perché fino a ora non ho sofferto, sono fortunata'. Sbalorditi ed emozionati, le abbiamo ricordato che viaggiare in una carrozzina, subire operazioni, qualche problema e qualche sofferenza in realtà li comportano. Alice replicò: 'No, a questo non ci avevo pensato. Io pensavo ai genitori, che li ho tutti e due sani, non siete separati come quelli di alcuni miei amici, che sono tristi. Noi abbiamo la casa bella..., insomma, non abbiamo sofferenze di questo genere”
 
 
 
Breve biografia di Alice Sturiale
Nata a Firenze il 18 novembre del 1983, ha vissuto solo 12 anni: è morta improvvisamente la mattina del 20 febbraio 1996 al suo banco, in seconda media. Una malattia congenita le impediva di camminare ma non di vivere con intensità e gioia i suoi affetti, il gioco, la scuola, gli scout, la musica, le cose normali che condivideva con i suoi tantissimi amici.
Si è sempre divertita a scrivere, a raccontare, a pennellare poesie, per lei un “dono spontaneo della mente”. “Il suo libro è un piccolo capolavoro, che merita di andare nelle scuole, in tv e dentro i nostri cuori. Alice Sturiale è la Anna Frank d’Italia” (Gianni Riotta, Corriere della Sera).
Servizio Nazionale Pastorale Giovanile
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