Sussidio on-line GMG2005: 9° PASSO “E chi non vuole venire con noi? Neanche Ge...

Difficile vivere ricevendo soltanto applausi. Però i motivi dei contrasti possono essere tanti. Potrebbero essere le nostre testardaggini, le nostre fissazioni. Il primo che non ci darebbe corda sarebbe Gesù. A volte, invece, i contrasti possono scatenarsi per causa sua. Allora Lui ci sta vicino, inchiodato sulla stessa croce dove adesso inchiodano noi.

Sussidio on-line GMG2005: 9° PASSO “E chi non vuole venire con noi? Neanche Gesù li ha convinti tutti”

da GxG Magazine

del 30 giugno 2005NONO PASSO“E chi non vuole venire con noi? ßà Neanche Gesù li ha convinti tutti”

 

1 - Prendi e mangia

 

È successo a Stefano

Atti degli Apostoli 6,9-15;7,1.51-58

 Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: «Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè».

E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.

Gli disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno proprio così?». Ed egli rispose:

“(…) O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata».

All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.

 

Atti degli Apostoli, Bibbia, Nuovo testamento. Di Luca, quello del Vangelo.

Scritti nella seconda metà del I° secolo. Stefano viene ucciso tra il 34 ed il 36 dC. Se un cristiano non è un provocatore, non è cristiano. Se, come conseguenza, non è disposto a prenderle, non è cristiano. “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”: l’ha detto Gesù. A volte si preferiscono gli applausi, oppure si preferisce darle.

 

 

2 – Per riflettere

 

Difficile vivere ricevendo soltanto applausi. Però i motivi dei contrasti possono essere tanti. Potrebbero essere le nostre testardaggini, le nostre fissazioni. Il primo che non ci darebbe corda sarebbe Gesù. A volte, invece, i contrasti possono scatenarsi per causa sua. Allora Lui ci sta vicino, inchiodato sulla stessa croce dove adesso inchiodano noi.

·         Ci è già successo di avere dei contrasti per la radicalità con cui vogliamo seguire Gesù?

 

3 - È successo anche a….

 

Don Giuseppe (Pino) Puglisi

Ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. Uno che nel nostro tempo ha dimostrato che si può ancora essere cristiani.

 

Morire di giustizia

 

“Lo hanno ucciso in 'strada'. Dove viveva, dove incontrava i 'piccoli', gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perché un modo così radicale di abitare la 'strada' e di esercitare il ministero del parroco è scomodo.

Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione.

Ricordare quel momento significa non soltanto 'celebrare', ma prima di tutto alzare lo sguardo, far nostro l'impegno di don Giuseppe, raccogliere quell'eredità con la stessa determinazione, con identica passione e uguale umiltà (…)

'Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli' (Mt 5, 10).

Anche questo ci ha consegnato don Giuseppe: una grande passione per la giustizia, una direzione e un senso per il nostro essere Chiesa e soprattutto un invito per le nostre parrocchie ad alzare lo sguardo, a dotarsi di strumenti adeguati e incisivi per perseguire quella giustizia e quella legalità che tutti, a parole, desideriamo. Per questo don Giuseppe è morto: perché con l'ostinata volontà del cercare giustizia è andato oltre i confini della sua stessa comunità di credenti (...)

 

Questo testo è apparso dapprima nel quotidiano 'Avvenire' il 15 settembre 1994, poi è stato ristampato in: Luigi Ciotti, Persone, non problemi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994, pp. 72-73.

 

HA DETTO:

Le parole e i fatti. 'È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell'uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore, ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti.

La testimonianza che diventa martirio.

'Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate San Paolo: 'Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo'. Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita'.

 

 

Breve biografia di Don Giuseppe Pugliesi

Nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta. Viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote il 2 luglio 1960.

Sin da questi primi anni segue con attenzione i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città.

Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di un piccolo paese in provincia di Palermo - segnato da una sanguinosa faida - dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie con la forza del perdono.

Nel 1983 diventa responsabile del Centro Regionale Vocazioni. Agli studenti e ai giovani del Centro ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di “campi scuola”, un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano. Don Giuseppe Puglisi è stato docente di matematica e poi di religione presso varie scuole.

Dal 23 aprile 1989 sino alla morte svolse il suo ministero sacerdotale presso la Casa Madonna dell’accoglienza dell’Opera Pia Card. E. Ruffini in favore di giovani donne e ragazze in difficoltà.

Nel 1992 assume l’incarico di direttore spirituale nel Seminario Arcivescovile di Palermo. Il 29 settembre 1990 è nominato parroco della Parrocchia S. Gaetano di Brancaccio. L’annunzio di Gesù Cristo desiderava incarnarlo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana. La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede. Questa sua attività pastorale, come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie, ha costituito un movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati.

Nel ricordo del suo impegno, scuole, centri sociali, strutture sportive, strade e piazze a lui sono state intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia.

Il 15 settembre 1999 il Cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio di don Giuseppe Puglisi, presbitero della Chiesa Palermitana.

La sua vita e la sua morte sono state testimonianze della sua fedeltà all’unico Signore e hanno disvelato la malvagità e l’assoluta incompatibilità della mafia con il messaggio evangelico.

Servizio Nazionale Pastorale Giovanile

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