Presentiamo il laboratorio di Musica proposto al 'Meeting MGS Triennio e oltre...' svolto a Mestre il 15 e 16 settembre. Appunti per chi vuol provare a scrivere un canto sulla proposta formativa dell'anno. Ogni canzone, anche la più semplice, ha una propria grammatica, delle esigenze proprie, una sua storia... Affacciamoci in questo mondo... La musica ormai fa parte della nostra vita: in macchina, al supermercato, per strada, per non parlare dell'I-pod mania... Perché non provare ad essere autori e non semplicemente ascoltatori?
del 18 dicembre 2007
La musica è sicuramente un mezzo di comunicazione tra i più efficaci, basti pensare alla funzione della colonna sonora in un film, senza della quale probabilmente non ci potremmo emozionare allo stesso modo seduti sul divano o sulle poltrone di un cinema!
Se la musica è così importante nel mondo d’oggi, può diventare un mezzo educativo potentissimo perché attraverso la musica possiamo far viaggiare i contenuti in modo veloce ed efficace; occorre però conoscere i mezzi e le modalità per compiere bene la nostra missione. Se vogliamo scrivere canzoni formative che non sembrino già pezzi da museo o che non abbiano il sapore della “canzoncina da chiesa”, dobbiamo cogliere le tecniche dei grandi della musica e capire che differenza c’è tra i flop musicali (e in campo ecclesiale non ne siamo affatto immuni!), e quello che fanno coloro che comunicano emozioni attraverso la musica.
Vi siete mai chiesti come nasce una canzone? Come funziona quel processo che porta una melodia nata magari andando in bicicletta ad una canzone vera e propria?
 
 Per scrivere una canzone: le parole!
 
Premettendo che ogni autore di testo e compositore di musica (che non sempre sono la stessa persona) ha un suo modo di lavorare, ci sono delle attenzioni che possiamo considerare comuni.
Per scrivere una canzone su un tema, dobbiamo avere ben presente che cosa vogliamo comunicare. Diventa quindi indispensabile documentarsi. Prendiamo «Ti regalerò una Rosa» di Simone Cristicchi: è una canzone sul mondo della malattia mentale che ha senza dubbio dietro le quinte una ricerca profonda, vuoi per disgrazia o per interesse, sulla realtà dei manicomi. Anche noi quindi dobbiamo fare lo stesso: come scrivere d’amore senza essere mai stati innamorati?
L’italiano è una lingua musicale, la lirica lo usava come lingua base e anche compositori come Mozart hanno scritto in italiano, perché offre delle sonorità molto precise. Attenti agli accenti però!
L’inglese invece permette un’ampia libertà sia dal punto di vista del significato che della pronuncia: la stessa parola può essere detta o mangiata in un sacco di modi e praticamente qualsiasi cosa può suonare bene. In alcuni dei successi dell’estate si è riusciti far rimare “other” con “umbrella” e “Simona” con “older”! Appunto per questo scrivere in italiano diventa veramente difficile, sempre se vogliamo che il risultato finale sia di qualità.
 
Le rime possono essere molto utili, purché non scontate, esattamente come le assonanze. E qui allora entrano in campo le figure retoriche che tutti i professori di italiano continuano a cercare di farci imparare! E’ infatti dai grandi che dobbiamo imparare l’arte compositiva e i poeti ne sono maestri!
Dobbiamo poi pensare che per chi ascolta (non sempre con coscienza…) non tutte risuonano alla stessa maniera dentro l’anima.
Prendiamo ad esempio due miti: Mogol e Battisti, una coppia senza la quale la musica italiana non sarebbe la stessa. Ne «Il mio canto libero» Mogol scrive: «Nasce il sentimento, nasce in mezzo al pianto e si innalza altissimo e va. E vola sulle accuse della gente a tutti i suoi retaggi indifferente sorretto da un anelito d’amore, di vero amore». (Da notarsi la consonanza tra le finali di “Sentimento” e di “Pianto”, la figura etimologica tra “innalza” e “altissimo”, la rima tra “gente” e “indifferente”, la ricercatezza lessicale di “retaggi” e “anelito”). Certo non sarebbe stata la stessa canzone se fosse stata: «Mi sono molto innamorato di te mentre piangevo e adesso non me ne frega niente di quello che dice la gente e di quello che pensa perché sono innamorato davvero». Cambia un po’… eh?
 
 Per scrivere una canzone: la musica!
 
La tonalità e il modo sono fondamentali per dare una certa piega ad un brano, «L’armonia» come dice Stefano Cenci «è la punteggiatura della composizione», e per capire questa frase, senza entrare troppo nei meandri della teoria musicale, basta avere presente la differenza tra il modo maggiore (nel caso del DO, l’unione delle note -DO MI SOL-) e il modo minore (sempre nel DO l’unione di -DO MIb SOL-). Se provate a suonare questi due accordi vi renderete subito conto dell’aria “allegra” del primo e della “tristezza” del secondo. Non me ne vogliano i teorici musicali, si tratta solo di un modo un po’ sbrigativo, ma efficace, per spiegare concretamente il concetto di armonia.
I cambi di tonalità sono poi importantissimi, anche se un po’ inflazionati. Creano emozione, ma se sono troppi e scontati possono far scadere una canzone. Un esempio, dove i cambi di tonalità sono inseriti ad opera d’arte, può essere «Vivo per lei», sia la versione degli O.R.O., che quella, più famosa, proposta dalla coppia Bocelli-Giorgia con testo nuovo di Gatto Panceri, ogni volta che si alza di tono il cuore aumenta la velocità del suo battere.
 
 
Dopo aver scritto la canzone: arrangiamento!
 
L’arrangiatore è colui che “veste” una canzone. Gli arriva “nuda”, magari solo voce e chitarra, e lui la rispedisce “vestita” di tutti gli strumenti che necessita la versione finale, siano essi la sezione ritmica (basso, chitarra e batteria) o un dolce sottofondo di archi. Riguardo questo è importante anche lo stile che una canzone può avere, la stessa melodia può infatti essere arrangiata rock piuttosto che disco o hip-hop. Per avere un idea di cosa voglia dire arrangiamento diverso per una stessa canzone possiamo prendere le collaborazioni del Buena Vista Social Club con vari artisti internazionali, per esempio i ColdPlay con «Clocks».
 
Un obiettivo fondamentale da tenere presente è il “perché” si scrive una canzone? A cosa servirà? Deve finire in radio? Deve essere una sigla di un cartone animato? Deve essere la colonna sonora di un film? O l’inno di un evento? E’ fondamentale riuscire ad immaginare l’occasione e l’utilizzo che viene fatto del pezzo.
Questi possono essere alcuni spunti per scrivere una canzone, certo che poi l’arte non può essere ingabbiata in cliché prestabiliti, se così fosse, non sarebbe arte. Movimenti artistici come l’impressionismo o le avanguardie se avessero badato ai propri contemporanei, non avrebbero realizzato quelli che oggi sono per noi dei capolavori.
Certo il laboratorio non voleva essere un “compendio di composizione e stesura di testi musicali”, ma un modo per far aprire gli occhi, o meglio, le orecchie, per rendersi conto che dietro ad un pezzo musicale c’è un mondo vivo e a volte complesso che vale la pena di scoprire per essere sempre più pronti ad educare anche con la musica.
 
 
Canzoni citate:
Ti Regalerò una Rosa, Simone Cristicchi
Umbrella, Rihanna
Simona, James Blunt
Il Mio Canto Libero, Lucio Battisti/Mogol
Vivo per Lei, O.R.O.
Vivo per Lei, Gatto Panceri e Bocelli-Giorgia
Clocks, Colplay & Buena Vista Social Club
Mauro Forner
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