Mentre sono alle prese con lo scritto della maturità posso indovinare le emozioni che li abitano e affidarli a Chi li ama come sono...
Arrivo nell'aula alle 8,25 e sono già tutti seduti e in silenzio. Mai visti così durante tutto l'anno. Il presidente della commissione li "catechizza" su come funzionano le regole per il primo scritto dell'esame di stato. C'è ancora qualche cosa che è in grado di far loro sentire la serietà di quello che fanno. Bene. Non vola una mosca. Sono 22. Due classi quinte che conosco da cinque anni. Li osservo e posso indovinare dietro gli occhi sbarrati di alcuni o nel pallore di altri, le emozioni che li abitano oggi. Oggi, inizio dell'ultimo passo, prima di non essere più studenti. E iniziare a capire cosa sono e cosa saranno, d'ora in poi.
C'è Denise. Tranquilla, determinata. Ama le sfide e, dopo appena 20 minuti ha già scelto la traccia più difficile, quella di letteratura e arte. Presa intensamente già scrive, scrive, scrive. Poi si ferma, cancella un lungo pezzo, alza gli occhi e sbuffa. Sorride e ricomincia. Chissà quante volte, da domani, dovrà cancellare "pezzi" della sua vita e ricominciare sorridendo. Ma sento che non mollerà.
C'è Eleonora. Oggi è serena, stranamente. E' andata di filato sul tema generale, perché di più le consente di parlare di sé. Ne ha così bisogno! La sua strana malattia, rara e quasi invisibile le regala non più di una ventina d'anni di vita, forse. Ma oggi è qui, per vivere questo giorno fino in fondo. Ci tiene molto. Che bello sarebbe se potesse vivere come oggi, tutti i suoi giorni che ha davanti. Lei lo sa. E ci proverà.
C'è Cristian. A 19 anni sa già che, in questo mondo, meglio non fare troppi progetti, per evitare poi troppe delusioni. Perciò fa il minimo sindacale. Anche oggi. Ma non so se davvero sarà felice, fra 20 anni, avendo accettato una vita vissuta quasi per caso, che gli lascerà solo quello che capita. Ma spero per lui che, presto, la vita possa ribaltargli questa sensazione e incendiarlo per qualcosa.
C'è Lorena. Ci ha messo più di un'ora a scegliere: "Prof. sono indecisa tra due, uffa, non so scegliere". Come al solito, presa dalla paura di sbagliare. Chissà, fra 20 anni, quante scelte avrà rimandato e quante volte la vita avrà scelto per lei. Eppure lei vorrebbe una famiglia, dei figli. Forse mi viene da auguragli che arrivino presto, perché un figlio ti obbliga a scegliere e a fidarti. E così ti fa crescere.
C'è Miriam. Sulla traccia che, da un brano di Malala, parla del valore dello studio e della discriminazione di genere, ci sta mettendo dentro tutta la sua rabbia, malcelata dietro una bellezza algida e un po' altezzosa. Bella e orgogliosa di essere donna, ma anche così ferita, già, dal mondo maschile. Forse l'aspetta una vita da manager in carriera, single, ammirata, ma anche irraggiungibile. Perché un amore dovuto, se manca lascia sempre tracce. Ma voglio immaginare che la vita potrebbe, invece, sorprenderla e ripagarla, se lasciasse aperta la porta.
C'è Gloria, con la sua timidezza nascosta dietro ad una bellezza "chic". Ma dove qualche brufolo traduce ancora l'acerbo che la abita. E penso che la vita le offrirà di sicuro abbastanza desiderio e abbastanza dolore per imparare ad uscire dal guscio. E, chissà, forse imparerà che se si lascia andare nessuno la giudica o la abbandona.
Perfino Paola oggi è seria. Non sgignazza, non fa battute. L'allegria solita lascia il passo agli occhi sgomenti e fissi e ad un viso "appallato", mente mi chiede: "Prof., la Siria è in Asia o in Africa?". "Respira Paola, respira. Lo sai da sola. Tranquilla, non succede nulla". Si apre in suo sorriso solare e dice: "Ha ragione prof. ma a me mi prende così. Però ci sto dentro non si preoccupi". E la immagino all'altare, o in clinica per un figlio, o in tribunale con un ex. Quanto bisogno ha di credere che ce la farà!
Hanno tutta la vita davanti, Signore. Mi hai fatto loro inadatto compagno per cinque anni. Adesso la scuola non li "protegge" più. E andranno nel mondo così come sono. Impauriti, apatici, inconsapevoli, ma anche determinati, ingenui, aperti. Non li dimenticare. Molti di loro non ti riconoscono, ma tu li hai amati come nessuno è ancora riuscito a far loro sentire. Io e tutti quelli che qui li hanno amati, abbiamo fato quello che potevamo. Non li dimenticare se non ti cercheranno, se non si fideranno di ciò che semini dentro e davanti a loro. Dai loro tempo. Hanno tutta la vita davanti, quella vita che tu gli hai regalato e che sentono che ha molto di più da dare di quanto le loro ferite, le loro difese, le loro chiusure di oggi riescono a far loro vedere. Non li dimenticare se rischieranno di nascondere il loro talento sotto terra, quando perderanno una persona cara, quando saranno traditi da un marito, usati da un amico, abbandonati dalla luce. Concedi loro sempre quella sana inquietudine di chi sente di non essere ancora arrivato, e sa che la vita può ancora sorprenderlo. Hanno tutta la vita davanti...
Gilberto Borghi
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