«Note di Pastorale Giovanile - Speciale Agorà»...Alla ricchezza dell'evento dell'Agorà aggiungo anch'io il mio tassello di riflessione, per ricordare, per condividere, per impegnarmi.Partita forse un po' in sordina, essa si è rivelata una esperienza di grazia, capace di andare fuori dagli schemi e di superare le previsioni di alcuni «addetti ai lavori», che non si aspettavano certo una risposta così entusiasta da parte dei giovani.
del 18 dicembre 2007
Alla ricchezza dell’evento dell’Agorà aggiungo anch’io il mio tassello di riflessione, per ricordare, per condividere, per impegnarmi.
Partita forse un po’ in sordina, essa si è rivelata una esperienza di grazia, capace di andare fuori dagli schemi e di superare le previsioni di alcuni «addetti ai lavori», che non si aspettavano certo una risposta così entusiasta da parte dei giovani.
Già, ma chi erano questi giovani? Erano ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia, dalle diocesi, dalle parrocchie grandi o piccole, dalle Associazioni e dai Movimenti, organizzatisi da tempo con pullman e treni, ma c’era anche chi si era deciso all’ultimo e arrivava con mezzi propri.
Ed era emozionante osservare dall’alto della spianata di Montorso le molte bandiere, gli striscioni, i simboli che rimandavano alle varie «identità», ma che nello stesso tempo ricordavano che tutti quei giovani non erano una folla ma le tante espressioni con cui lo Spirito Santo ravviva il volto della Chiesa.
Infatti è sicuramente dono e frutto dello Spirito Santo nella Chiesa la molteplicità di Associazioni e Movimenti, che in modi diversi portano i giovani (ma anche gli adulti!) all’incontro con l’unico Signore. Significativa la partecipazione di queste Associazioni e Movimenti all’Agorà. E forse in occasione di queste grandi proclamazioni ci si accorge della varietà e della ricchezza dei gruppi all’interno della Chiesa: ci sono, tra gli altri,  i giovani di Azione Cattolica che partecipano con le diocesi e gli oratori, i molti giovani di Comunione e Liberazione giunti a Loreto direttamente dal Meeting di Rimini, l’Associazione Famiglie Numerose, i circa 120.000 del Cammino Neocatecumenale (impossibile non «sentirli» con le loro chitarre e le loro danze!) e i giovani del Movimento Giovanile Salesiano, che partecipano come gruppi regionali o inseriti nelle diverse diocesi di appartenenza.
L’incontro con il Santo Padre, infatti, non è stato solo l’abbraccio e il dialogo di circa mezzo milione di persone con il loro Pastore, ma  è stata l’occasione per molti per riscoprire o ravvivare il senso di appartenenza alla Chiesa, pur nella «diversità dei carismi».
Come tutti sanno, i giorni dell’Agorà sono stati preceduti dai tre giorni di preparazione a Loreto e nelle diocesi attorno, che sono stati in alcuni casi occasione anche di scambio e di confronto tra le varie realtà o più semplicemente un modo per «accorgersi» degli altri, per ricordarsi o per prendere coscienza delle varie realtà della Chiesa.
I giorni che precedono e seguono l’Agorà sono, come sempre a margine degli incontri con il Papa, l’occasione per i vari Movimenti di ritrovarsi, magari attorno ai loro «leader», per un raduno di carattere nazionale. È accaduto così dal 29 al 31 agosto per i giovani della GiFra (gioventù francescana), ritrovatisi nel Palazzotto dello Sport di Loreto per il raduno nazionale, e per i circa 250 dell’MGS, provenienti dalle realtà salesiane di tutta Italia e radunati per porsi in ascolto e confrontarsi con le povertà e le ricchezze dei giovani e che hanno avuto la possibilità di incontrare il Rettor Maggiore dei Salesiani, preparandosi in questo modo al dialogo con Benedetto XVI; mentre i giovani del Cammino hanno avuto un incontro vocazionale con  il loro fondatore, Kiko Arguello, per «raccogliere i frutti» della Veglia e della Messa con il Santo Padre. 
 
Personalmente, credo che questo sia davvero una occasione importante per rimettere in discussione magari alcuni pregiudizi, per smettere di pensare di «essere gli unici e i migliori» (cosa che purtroppo spesso accade «a casa») e di riscoprire che aldilà delle diverse spiritualità siamo tutti Chiesa, tutti ugualmente chiamati all’ascolto dei giovani, ad annunciare il Vangelo, a vivere come testimoni di Cristo nel mondo, a dire come Maria il nostro SÌ al Signore che chiama.
Proprio la devozione a Maria è, a mio parere, una dimensione importante che rafforza il senso di appartenenza alla Chiesa nella ricchezza della diversità. Era perciò molto emozionante nei giorni che hanno preceduto l’incontro con Benedetto XVI incontrare i vari gruppi nella «Casa» di Loreto, ognuno con i modi che sentiva più suoi (silenzio raccolto o più gioioso di alcuni, i canti e i cori di altri…), ma tutti si sono ritrovati nella Santa Casa, per fare esperienza del comune essere figli.
Sono infatti certa che la realtà dei Movimenti sia una importante risorsa per la Chiesa e per l’evangelizzazione nel Nuovo Millennio, dal momento che si tratta di varie «vie» per raggiungere le persone lì dove si trovano, proponendo loro diverse spiritualità ma un’unica fede in Cristo.
Spesso però la bontà di questa ricchezza dello Spirito rischia di scontrarsi con la povertà della mediazione umana e si è perciò tentati di vivere in modo «parallelo» alla Chiesa, alzando inutili barricate (poco coerenti con la testimonianza al «mondo»), delimitando fantomatici «orticelli»…
A questo proposito credo siano ancora validissime le parole dell’allora Cardinale Ratzinger ai Movimenti nel maggio 1998:
 
Ricordo, quale novità emersa in non poche chiese nei tempi recenti, il grande sviluppo dei «movimenti ecclesiali», dotati di forte dinamismo missionario. Quando s’inseriscono con umiltà nella vita delle chiese locali e sono accolti cordialmente da vescovi e sacerdoti nelle strutture diocesane e parrocchiali, i movimenti rappresentano un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione e per l’attività missionaria propriamente detta. Raccomando, quindi, di diffonderli e di avvalersene per ridar vigore, soprattutto fra i giovani, alla vita cristiana e all’evangelizzazione, in una visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi» (J. Ratzinger, Apertura del Convegno mondiale sui movimenti, Roma, 27 maggio 1998).
 
Certo, occorre rafforzare il confronto arricchente  tra le diverse realtà, partendo da alcuni «pilastri» comuni, ma sono convinta che sia importante camminare insieme e insieme testimoniare il Vangelo sfruttando anche queste «grandi convocazioni» per imparare a conoscersi, per lavorare insieme nelle realtà parrocchiali e locali.
Benedetto XVI ha definito i giovani dell’Agorà, come dieci anni fa i movimenti, «primavera della Chiesa». Mi auguro che, con l’aiuto di Maria Vergine di Loreto, questo possa davvero essere l’inizio di una nuova e più consapevole condivisione  per insieme annunciare nelle piazze delle nostre città la Buona Notizia.
Elena Laluce
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