Tutti promossi, o quasi, gli allievi agli esami di maturità: si è elevato il livello di preparazione o si è abbassato quello di difficoltà? Si è curata la selezione nei primi anni per cui alla maturità sono arrivati “i migliori” oppure la paura di proteste dei genitori, di appelli al Tar hanno scoraggiato le eventuali bocciature? Parte da questa domanda la riflessione di don Vittorio Chiari sulla scuola italiana oggi, su studenti e insegnanti.
del 01 settembre 2006
Non so rispondere, essendo fuori dal mondo della scuola che conta: faccio parte della formazione professionale, considerata la “croce rossa” o “il centro di pronto soccorso” dei ragazzi, malati della scuola, dei perduti alla cultura, dei condannati ai lavori carenti di conoscenze.
 
Rimango tuttavia perplesso dall’alto numero di bocciati negli istituti professionali a confronto di chi frequenta i licei: troppo esigenti i primi e poco i secondi? Giro la domanda ai vertici della pubblica istruzione, perchè riflettano sull’efficacia delle varie riforme o controriforme che nascono, a volte, senza un serio ascolto di chi vive quotidianiamente tra i giovani.
 
Leggiamo un continuo ripetersi di episodi di vandalismo negli ambienti della scuola, quasi una forma di rabbia che si scatena contro le cose per dire che qualcosa non va a livello di persone. Se poi aggiungiamo il bullismo, l’uso delle “canne” e degli alcolici, la facilità a marinare le lezioni, lo scarso rispetto dell’insegnante, abbiamo un quadro che invoca risposte urgenti da parte di chi è responsabile a qualsiasi grado appartenga.
 
Qualcuno invoca l’intervento della Polizia, dei Carabinieri, altri lo ritengono inutile perché le radici della malattia sono profonde e coinvolgono la famiglia. Non basta rilevare il disagio, occorre indicare forme di prevenzione. Se non si decide di intervenire, superando divergenze politiche e ideologiche per il bene comune dei giovani, temo un disastro educativo, che porterebbe a conseguenze dannose, made in Usa, dove la scuola pubblica è scuola della violenza, e la scuola privata è quella dei dirigenti, dei manager, dei superman.
 
Forse varrebbe la pena mettere a confronto esperienze positive nella scuola paritaria, senza rifiutare pregiudizialemente il suo apporto, con quelle di scuole statali ben funzionanti, un confronto aperto infine, con le scuole di periferia, dove gli insegnanti migliori non ci tengono ad andare, mentre quello sarebbe il loro posto, se non si vuole che la periferia sia identificata ingiustamente come luogo della dispersione scolastica e della devianza.
 
Ma il problema non è la riforma e l’innalzamento dell’obbligo scolastico, bensì la formazione degli insegnanti, che debbono coltivare la passione educativa, la formazione umana, la capacità di comunicare, non solo la competenza nella materia. Non bisogna avere paura di sbattere fuori dalla scuola quelli che non sono preparati o sono diseducativi con la loro indolenza nel lavoro, la falsa sicurezza che li porta a non collaborare con i colleghi e a rifiutare ogni aggiornamento, non prendendo sul serio il loro 'mestiere'. Dalla mia esperienza di studente, ne ricordo uno: venendo dai salesiani, avevo svolto un tema di sei pagine, che è stato giudicato “gravemente insufficiente”, dicendo che ero “diarroico”. Il secondo tema fu di sette righe. Giudizio: ottimo, sei stato stitico ma essenziale!
 
E’ solo un fiorellino che fa sorridere, ma raccogliendo i giudizi dei ragazzi, il mazzo sarebbe più pungente e spinoso. Ma chi si sente, in Italia, di fare una simile operazione selettiva degli insegnanti? Sarebbe martirizzato a colpi di sindacato e di giornali! Allora, andiamo avanti così: tutti promossi! Ci penserà la vita a pareggiare le cose!
don Vittorio Chiari
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