Un bambino tra le braccia della madre: l’opera d’arte più bella

Domenica 7 febbraio la Chiesa italiana celebra la Giornata per la Vita. Un appuntamento importante “per tenere sveglie le coscienze sulla gravità morale e civile dell’aborto dopo l’abbandono da parte dell’ordinamento giuridico della difesa della vita nascente” dice Massimo Magliocchetti, segretario regionale di Federvita Lazio e curatore di un libro sulle Giornate per la Vita degli ultimi 40 anni.

Un bambino tra le braccia della madre: l’opera d’arte più bella


 

Domenica 7 febbraio la Chiesa italiana celebra la Giornata per la Vita. Un appuntamento importante “per tenere sveglie le coscienze sulla gravità morale e civile dell’aborto dopo l’abbandono da parte dell’ordinamento giuridico della difesa della vita nascente” dice Massimo Magliocchetti, segretario regionale di Federvita Lazio e curatore di un libro sulle Giornate per la Vita degli ultimi 40 anni.

 

di Giovanna Abbagnara, tratto da puntofamiglia.net

 

 

All’indomani della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, la Chiesa italiana istituiva una Giornata per la Vita. Che importanza ha? Ed è possibile ridurre l’impegno per la vita ad una sola occasione? Evidentemente no. Lo dicono in modo chiaro Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita Italiano e Massimo Magliocchetti in un libro molto interessante in uscita in questi giorni dal titolo: “GIORNATE DI VITA La storia, i messaggi e le iniziative per la Giornata per la Vita”, Edizioni Movimento per la Vita italiano. Un testo che racchiude tutti i messaggi dei Vescovi dal 1979 al 2021 e non solo. Un vero e proprio inno alla vita che esprime la non rassegnazione della comunità ecclesiale di fronte al dramma dell’aborto che dal 1978, anno della legge 194, si è trasformato in un diritto incontestabile a discapito delle donne e dei loro figli. 

 

Questo libro è pubblicato contemporaneamente ad un altro che raccoglie le riflessioni di Carlo Casini sui temi delle “Giornate” (Per ritrovare speranza. La Giornata per la Vita: il concepito è uno di noi). Nell’insieme i due testi costituiscono “una miniera cui trarre risorse per comprendere il cammino percorso fino ad oggi, capire più a fondo la nostra storia (pensiamo soprattutto ai più giovani), consolidare il nostro impegno, sviluppare linee di azione” dicono gli autori. 

 

Abbiamo incontrato Massimo Magliocchetti, avvocato penalista del Foro di Roma; segretario regionale della Federvita Lazio, redattore della rivista “Sì alla Vita” dove cura la rubrica “Bioeticamente” sui temi della bioetica e del biodiritto.  

 

Avv. Magliocchetti, la sua tesi per la specializzazione in Bioetica, ha un titolo particolare “Maternità e lavoro. La protezione della lavoratrice madre nell’ordinamento italiano” mi sembra un’istanza più che il titolo di una tesi, ma quanto crede che la madre lavoratrice sia tutelata in Italia?

C’è sicuramente una differenza tra le norme presenti nell’ordinamento e la loro applicazione nella realtà. La situazione delle lavoratrici madri presenta molte problematiche strutturali su cui occorre riflettere per trovare soluzioni concrete. Gli ultimi dati Istat ci offrono un panorama problematico, non rassicurante. Tutelare la lavoratrice madre significa anche riconoscere l’importanza del suo insostituibile ruolo nella famiglia, come del resto gli stessi padri Costituenti hanno voluto indicare nell’articolo 37 della Costituzione: “Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Come Avvocato spesso assisto madri lavoratrici che lamentano la violazione dei loro diritti. Serve assolutamente un patto sociale sul tema, non si può più rimandare. 

 

La carenza (o assenza) di tutele alla maternità in ogni campo, incide sulla mole di aborti?

Sicuramente c’è una relazione tra i due aspetti. Le porto una esperienza concreta. Nei Centri di Aiuto alla Vita spesso chiedono aiuto madri che, proprio in virtù della loro situazione lavorativa precaria, percepiscono come problema la prosecuzione della gravidanza. E non sono casi isolati, purtroppo. Tutelare la madre lavoratrice significa anche riconoscere la dignità del concepito. 

 

Ha curato insieme a Marina Casini il testo: “GIORNATE DI VITA. La storia, i messaggi e le iniziative per la Giornata per la Vita”. Dal suo osservatorio privilegiato cosa vede? Quanto sono coinvolte le parrocchie, le diocesi, i Movimenti? Quali sono i risultati che il popolo della Vita ha portato a casa nel corso di questi anni?

I risultati che, negli anni, abbiamo portato a casa come popolo della Vita sono molti, anche se tanto altro bisogna ancora fare. La Giornata per la Vita ci aiuta a riflettere sul tema della vita nascente. Ma l’impegno non può limitarsi ad un solo giorno all’anno. Mi emoziona pensare che il popolo della Vita, tra cui le migliaia di volontari del Movimento per la Vita, ogni giorno, con una dedizione ammirevole per la cura e la tutela dei bambini concepiti e le loro madri, si impegnano per dare concreti aiuti alle famiglie che vivono una gravidanza difficile o indesiderata. In questo compito le parrocchie e le diocesi sono i nostri primi alleati. Ma l’impegno per la tutela della vita nascente deve essere prerogativa di ogni uomo e donna di buona volontà: tante associazioni, anche lontane dal mondo cattolico, riconoscono nel concepito una persona da difendere e tutelare. Da qui dobbiamo ripartire per creare connessioni feconde, capaci di costruire il bene comune. Il risultato più importante, che emoziona ogni volta, è quello di vedere una mamma stringere tra le braccia il proprio bambino.

 

Come è nata l’idea di scrivere questo libro e perché?

Questo libro nasce dalla voglia di raccontare le radici della Giornata per la Vita, la sua storia, le motivazioni che hanno spinto la Chiesa a istituirla, le ragioni per cui è doveroso porsi la domanda fondamentale: chi è il concepito? Tutto parte da qui. Al centro di questo libro si trova la riflessione dei Vescovi italiani dal 1979 al 2021, seguita da alcuni suggerimenti, idee, proposte e preghiere per la celebrazione della “Giornata” che ogni anno ci vede coinvolti, la prima domenica di febbraio. Non mancano interviste e documenti storici che aiutano a capire cosa ha portato la Chiesa a rispondere alla cultura della morte con la cultura della Vita. La “Giornata per la vita” è stata istituita per esprimere la non rassegnazione da parte della Chiesa ad una legge iniqua e per tenere sveglie le coscienze sulla gravità morale e civile dell’aborto dopo l’abbandono da parte dell’ordinamento giuridico della difesa della vita nascente. Ha una storia importante che non possiamo trascurare. Una storia attualissima. Non dobbiamo disperdere questo patrimonio, ma farlo conoscere, diffonderlo, farlo arrivare alle coscienze.

 

La prefazione di Mons. Pietro Maria Fragnelli, postfazione di Amerigo Vecchiarelli, vi siete proposti di raccontare “storie buone” in una Italia in cui la coscienza, tra libertà individuali e rivendicazioni di fantomatici diritti, è profondamente cambiata… 

Occorre partire da un dato: non tutto è un diritto. I Vescovi nel Messaggio di questo anno, ci ricordano che la Giornata 2021 è un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita: la libertà non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso. È qui il nocciolo della questione. Non dobbiamo demonizzare la libertà. Ma dobbiamo riconoscere che senza il diritto alla vita, primo fra tutti i diritti, chi rivendica qualsiasi libertà non potrebbe farlo se non fosse stato accolto alla fine della gravidanza. Dire “sì” alla vita è il compimento di una libertà che può cambiare la storia. 

 

Nel libro c’è un paragrafo interessante sulla “responsabilità dei cristiani”. Qual è il ruolo della comunità ecclesiale?

La responsabilità dei cristiani oggi è fondamentale. Sul tema della vita nascente, la Giornata per la Vita ci insegna che il nostro impegno deve articolarsi lungo tre direttrici. Il primo di carattere educativo: illuminare tutti, con ogni mezzo utile, sul fatto che il nascituro è un essere umano; che un essere umano è sacro e intangibile. Il secondo impegno della comunità ecclesiale è di intervento pratico: operare per rimuovere tutte le cause che potrebbero portare una donna alla tentazione di abortire; ad essere fraternamente e concretamente vicini a ogni madre, padre, famiglia in difficoltà. Il terzo impegno è di natura politica, dunque sul piano sociale e politico i cattolici devono mirare a un superamento della legge attuale, attraverso tutti i mezzi legittimi, democratici e opportuni.

 

Il suo messaggio per la Giornata per la Vita?

Non smettere mai di ribadire con la forza del pensiero e con l’amore della testimonianza che promuovere il diritto alla vita del concepito e la dignità del concepito è il vero progresso per cui dobbiamo batterci. Me lo ricordava il mio Maestro, Roberto Bennati, all’inizio del mio volontariato nel Movimento per la Vita. Voglio quindi condividerlo con tutti Voi.

 

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