Una attesa stanca e sopportata (Mt 25, 1-13)SERIE: D'amore si muore, di speranza...

La tendenza culturale del nostro tempo, caratterizzato dal pervasivo modello televisivo, dalla facilità con cui riusciamo a fare e spedire fotografie, dalla molteplicità di immagini senza di cui quasi non possiamo vivere, è quella della facciata, del farsi vedere, dell'apparire.

Una attesa stanca e sopportata (Mt 25, 1-13)SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

da L'autore

del 12 gennaio 2007

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La tendenza culturale del nostro tempo, caratterizzato dal pervasivo modello televisivo, dalla facilità con cui riusciamo a fare e spedire fotografie, dalla molteplicità di immagini senza di cui quasi non possiamo vivere, è quella della facciata, del farsi vedere, dell’apparire. Se vai in televisione allora esisti, altrimenti nessuno sa di te e se nessuno ti ha visto non ci sei. Le immagini hanno raccorciato le distanze, permettono di vivere in diretta fatti lontani, prendere coscienza di quello che avviene in ogni parte del mondo, aiuta la fantasia a galoppare, rende tutti capaci di immaginazione oltre le strettezze del luogo in cui si vive. Il pericolo però, non troppo calcolato è quello di dare importanza all’apparire e non all’essere, all’esteriorità e non all’interiorità.

Il vangelo parla di 10 vergini, dieci ragazze, dedicate a fare corona a una festa di nozze. Tutte belle, tutte preparate, tutte ben vestite, ma solo cinque di esse vivono l’attesa come una molla della loro vita, le altre cinque invece si accontentano di esserci, di apparire, di fare coreografia, non pensano a vivere l’attesa dello sposo con intensità, con partecipazione, con occhio vigile. Non si preparano, danno tutto per contato, è un mestiere come un altro. E’ fin troppo facile cogliere l’insegnamento di Gesù.

Capita così della nostra fede. E’ terribile pensare che sovente la facciata è salva, diciamo di essere credenti, cattolici pure, ma dentro l’amore è finito e con esso la speranza. Si continua a vivere la vita per abitudine, con stanchezza, per quieto vivere o per puntiglio, per tradizione o per contrapposizione, ma manca dall’interno l’attesa vigilante e operosa dell’incontro con lo sposo, dell’incontro con Cristo. La vita di fede è un invito a nozze, ma non ci interessa più niente dello sposo. Siamo come una coppia che non trova più motivi per stupirsi l’uno dell’altra. La religione è diventata una abitudine di facciata. Le parole di Gesù a queste cinque vergini sono tremende: “non vi conosco”, non mi interessa la facciata. Dio guarda il cuore e al posto del cuore c’è un sasso.

Occorre riattivare la vita, il sentimento, occorre tornare a sperare, Dio la forza ce la dà sempre.

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