«Valori»: una parola ai primi posti nella «hit-parade» dei dibattiti, degli articoli di costume, nelle indagini sociologiche. Oggi la si cita per giustificare certi atteggiamenti giovanili o la mancanza di etica nel sociale.
del 07 gennaio 2008
«Valori»: una parola ai primi posti nella «hit-parade» dei dibattiti, degli articoli di costume, nelle indagini sociologiche. Oggi la si cita per giustificare certi atteggiamenti giovanili o la mancanza di etica nel sociale.
Si parla allora di «crisi di valori», di cultura e società che non offrono più valori. Galli della Loggia parla di una crisi ben più ampia, che è la crisi della modernità, la crisi delle culture per così dire storiche di questo tempo è solo una spia della crisi di quella che possiamo chiamare la struttura di civiltà del mondo contemporaneo.
Prima di lui, il Vaticano II, aveva studiato il grave fenomeno, descrivendolo nei documento Gaudium et spes, quello che fa riferimento alla presenza della Chiesa nel mondo.
È certo che i giovani si trovano di fronte a una società dai mille volti: sono disorientati e confusi dagli scandali, dalla rapidità dei cambi di opinione, che sono facilmente constatabili a livello politico e dei mass-media.
La mancanza di fondamenti assoluti, l’assenza di fini ideali, il rifiuto dei valori religiosi erroneamente confusi con i tranquillanti della vita o le sublimazioni dei desideri, la frammentazione del sapere senza una superiore Bildung direttiva comportano un disorientamento, sia nella persona sia nella società, che pregiudica la possibilità di fissare quei criteri elementari del buono e del giusto regolatori di un minimo di solidarietà sociale.
Forse è il caso di tornare «al piano di sopra» perché i segnali di morte che giungono dal mondo dei giovani è preoccupante: tornare a Dio, non per fuggire dalla realtà della vita, ma come riferimento por orientarci nella babele odierna, per superare ogni forma di divisione, per ritrovare una speranza, che superi il dramma della morte. «La Chiesa – è scritto nella Gaudium et spes – afferma che al di sotto di tutti i mutamenti, ci sono molte cose che non cambiano e che trovano in Cristo il loro ultimo fondamento». La Chiesa non risolve tutti i problemi né pretende di farlo: crede, tuttavia, di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia.
Essa, pur godendo dei progressi tecnici, pone al centro delle attenzioni la persona: «l’uomo vale più per quello che è che per quello che ha», crede nei valori della giustizia e della fraternità; in quelli della solidarietà e della verità nei rapporti sociali; ricerca la promozione di tutti gli uomini, che rivela come «figli» dell’unico Dio, appartenenti all’unica famiglia di Dio, per cui non esiste più nemico o amico, ma solo persone che vivono in difficoltà il rapporto di fraternità e che vanno aiutate a scoprire la stessa unica «origine divina».
Il pensiero laico deve porsi di fronte ai valori che la religione esprime con senso di maggiore umiltà: i segni che la Chiesa sta scrivendo una nuova storia sono evidenti. Non si può banalizzarli o interpretarli con i soliti parametri obsoleti, antistorici.
Claudio Magris, non a caso, ha scritto che una volta «pensiero laico» significava soprattutto il dubbio rivolto anche alle proprie certezze, la capacità di non sentirsi mai detentori di un’illuminazione definitiva e di demistificare tale pretesa, latente in ognuno, anzi in se stessi. Affrontando il problema dei «valori» con maggior laicità, penso, possa giovare a tutti, soprattutto ai giovani, che sono quelli che maggiormente soffrono per la povertà di certe nostre culture, per la verità spesso calpestata, per i diritti dell’uomo conculcati, dileggiati, messi nel dimenticatoio.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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