Una poesia di Gianluca Ceccato dedicata ai migranti bloccati sul confine croato-bosniaco.
una poesia di Gianluca Ceccato, dedicata ai migranti bloccati sul confine croato-bosniaco.
Il confine è bianco di neve,
il freddo avanza e i guanti
non bastano a riparare le mani dalla nudità,
dimenticanza nostra quest'ultima,
l'inspiegabile colpa della noncuranza.
Il confine è bianco di neve,
la rete non ha che i lividi del passato,
i santi diritti dei figli,
l'inestinguibile speranza di un lavoro,
il volto scolpito dell'istruzione,
l'inestimabile valore di donare
un riposo alla schiena di madre.
I giorni oramai
sono scanditi dai passi,
uno alla volta
in 4 ore per un pezzo di pane,
uno alla volta
in 8 ore per una doccia calda,
uno alla volta
in 12 ore per una carezza,
uno alla volta
in 16 ore per una preghiera,
uno alla volta
in 20 ore per una coperta,
uno alla volta
in 24 ore per l'indicibile.
Il confine è bianco di neve,
i vestiti respirano
e il cielo non basta
a contenere il vapore del buio,
luogo nostro quest'ultimo,
l'inspiegabile cecità del mondo.
Il confine è bianco di neve,
la sete non ha che mute
bocche da inaridire,
labbra viola e screpolate,
occhi chiusi e sfumati,
gambe secche e stanche,
foto sbiadite di mani verso il futuro.
I mesi e gli anni oramai
sono scanditi dai passi,
uno alla volta,
in fila sul confine
della speranza,
un coro si alza
dalla fanghiglia
mentre il silenzio aspetta,
sono parole vere
come le vostre lacrime,
eccovi, vi vedo mentre le gridate:
Venire al mondo non è una colpa!
Venire al mondo non è una colpa!
Venire al mondo non è una colpa!
Io non posso fare altro
che accogliervi,
darvi un posto
tra la penna e il foglio,
scrivervi che non vi ho dimenticato,
poiché è nelle ore più temperate
che noi ci incontriamo,
lì dove la terra per un attimo
si fa lieve e i bambini tornano a giocare.
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