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Vita da figli da Giovani per i Giovani

Spesso si sente dire che non è facile essere genitori oggi... ma è facile essere figli oggi? Uno sguardo alle relazioni di casa dall'angolatura di chi ne raccoglie l'eredità


Vita da figli da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 28 luglio 2008

Spesso si sente dire che non è facile essere genitori oggi… ma è facile essere figli oggi?

Uno sguardo alle relazioni di casa dall’angolatura di chi ne raccoglie l’eredità

 

                

Alcuni sintomi

I miei non si accorgono di quanto sto male, non sono mai a casa e quando tornano sono stanchi e infastiditi. Marco, 15 anni.

 

Non ricordo una sola volta in cui mio padre mi abbia rivolto la parola di sua iniziativa. Giovanna, 20 anni.

 

Mio padre ora ha trovato una compagna, e io vivo con la mamma, il suo compagno e il figlio, che ha due anni pi√π di me. Ma in che famiglia vivo? Rosalba, 17 anni.

 

La cosa più grande per cui devo ringraziare è la mia famiglia, i miei genitori sono un punto di riferimento. Mi piacerebbe assomigliare a loro. Nicola, 18 anni.

 

I miei genitori mi hanno dato una direzione, mi hanno trasmesso la loro fede. Michele 18 anni

 

Essere genitori ed essere figli: due realtà che si definiscono a vicenda, identità che dipendono dalla reciproca relazione. Un uomo e una donna ricevono il loro essere padri e madri dal loro bambino, e uno si scopre figlio perché oggetto delle cure e dell’affetto dei suoi genitori. La cosa a ben vedere è più che strettamente biologica. La ‘generazione’ è un processo lungo che accompagna la crescita, che riguarda l’educazione, l’aprire alla scoperta del mondo, al muovere i propri passi nella società.

A volte capita di sentire più padre/madre un adulto-educatore significativo che un genitore biologico… E a volte è proprio questa relazione che segna profondamente, che fa maturare la propria realtà di figlio con il suo mistero di debito e gratitudine.

 

Ri-leggere

Le ferite e le distrazioni non mancano in nessuno, tanto meno in molte coppie, e i figli lo sanno bene. La solitudine a volte prende il sopravvento, il senso di insicurezza e di non poter trovare aiuto quasi costringe nella propria apatia. Difficile, eppure necessaria, la conversione dello sguardo per poter cogliere nella propria realtà i segni di speranza, seppur piccoli a volte: doni di attenzione su cui potersi appoggiare.  Riconoscere gli sprazzi di luce, seppure fiochi, è via indispensabile alla possibilità di una maturazione piena, di un entrare da attori nella vita.

Una psicologa raccontava che una ragazza dal passato burrascoso era riuscita ad emergere solo quando si era resa conto che la madre, una prostituta di cui si vergognava profondamente, le voleva bene al punto da lasciarsi picchiare e da rischiare profondamente pur che lei non fosse coinvolta nello stesso giro. Si era sentita amata come una figlia, aveva riconosciuto che una donna forse con tanti limiti dava la vita per lei, una madre che fino ad allora non aveva stimato.

E’ per ognuno la fatica di rileggere i segni, di ri-leggere la propria vicenda, il non dare per scontato, ringraziare, stupirsi, sentirsi figlio.

Ai genitori e agli educatori l’arduo e affascinante compito di non minare nel suo sorgere con l’indifferenza e la distorsione dei legami la dignità di ogni nuova vita, riconoscendola come valore in sé e circondandola delle cure che non ‘merita’ ma che ‘le spettano’ perché letteralmente nutrimento al suo vivere.

 

Autonomia o Autoreferenzialità?

La fatica dell’ascolto e del dialogo porta a scontri profondi anche in famiglia. La ricerca di autonomia, meta indispensabile per una maturazione effettiva, talvolta è confusa da un figlio con  l’autoreferenzialità. L’autonomia è possibile nello sforzo di interiorizzare profondamente motivazioni, criteri, il senso e la responsabilità dei propri gesti; si esercita in una pienezza di confronti, non  nell’assenza di riferimenti. C’è una base che permettere di correre… se manca si apre il vuoto, non la capacità di volare!

Si tratta di esercitare la libertà e non di eliminare i riferimenti. E’ un dono grande avere genitori ed educatori forti ed esigenti, che con amorevolezza accompagnano, indicano, pongono limiti, aiutano a distinguere il bene dal male, insegnano a scegliere!

 

Progetto SFP

Un esperienza a Padova per aiutare il dialogo in famiglia

Sono Ester, un’educatrice. A settembre dell’anno scorso, il CSI di Padova mi ha proposto di seguire un progetto intitolato Programma Sostegno Famiglie (SFP).

Questo progetto, nato negli Stati Uniti per iniziativa della psicologa Kumpfer, è stato ideato per nuclei famigliari con un disagio di secondo livello, ad esempio i casi in cui genitori coinvolti nell’alcolismo o tossicodipendenza dopo aver fatto il percorso di disintossicazione sono pronti per il reinserimento in famiglia. La dott. Kumpfer dopo vari studi ha ideato un percorso per poter aiutare i genitori e i figli a trovare un equilibrio famigliare.

 

Coordinate dell’esperienza

Questo per quanto riguarda gli Usa, qui in Italia l’utenza è stata diversa e il livello di disagio non così forte. Abbiamo voluto aprire il progetto a tutti, pertanto le famiglie che hanno partecipato agli incontri sono state di varia estrazione sociale e i disagi che abbiamo incontrato come equipe sono stati ad esempio famiglie separate o con figli diversamente abili.

La nostra equipe di lavoro era composta da 2 maestre, 2 psicologi, 2 educatrici e un referente del gruppo. La struttura dei 14 incontri era così formulata: ritrovo di tutte le famiglie alle 19:00 per la cena assieme, elemento molto importante del progetto perché è uno dei momenti in cui la famiglia si riunisce e condivide il vissuto della giornata; verso le 20:00 suddivisione in gruppo-bambini e gruppo-genitori, dove in separate sedi si affrontano i temi che ogni incontro prefigge, come l’importanza delle regole, gestire la rabbia, quando poter far domande o interrompere, fino ai temi scottanti dell’alcol e della droga; l’ultima fase dell’incontro iniziava alle 21:00 dove si ritrovavano tutte le famiglie ricongiunte per partecipare ad un momento di dialogo a livello famigliare.

 

La realizzazione con i figli

Abbiamo seguito durante questi incontri in totale una trentina di famiglie. Ci sono state una serie di difficoltà nel praticare questo metodo molto preciso, perché i tratti educativi e sociali europei si differenziano notevolmente da quelli americani, quindi ci siamo trovati a dover approntare delle modifiche, ma solo nella forma non nel contenuto, altrimenti avremmo alterato gli obbiettivi generali del progetto.

Io ho seguito il gruppo dei bambini. Tre cose caratterizzavano ogni incontro:

1-          Le regole di comportamento, che sono state scritte il primo giorno in cui abbiamo conosciuto i bambini, concordandole con loro.

2-          Un cartellone con le stelline, che avevano un valore di rinforzo positivo ogni qualvolta un bambino aveva un atteggiamento positivo corretto.

3-          Il Time out, ogni medaglia ha il suo rovescio, anche se il motto del progetto è ‘BECCALI QUANDO SONO BRAVI’, il time out era il luogo in cui si mandavano i bambini che si comportavano male, o meglio che non rispettavano le regole concordate il primo giorno.

Non restava in ‘Time out’ tutto il tempo dell’incontro, solo il tempo necessario per prendere consapevolezza dell’atteggiamento negativo avuto che lo aveva portato appunto in time out.

 

A disposizione della famiglia

In questa esperienza oltre alla fatica della progettazione degli incontri sono entrata a contatto con un mondo nuovo, non ero solo a disposizione dei bambini ma dell’intera famiglia. Una delle paure iniziali del mio ruolo in questo progetto era il dover ‘insegnare’ ai genitori come bisogna rapportarsi con i propri figli… proprio io che sono ancora solo figlia e che non sono assolutamente un modello. Più avanti andavo, però, più capivo che il mio ruolo era quello di imparare e suggerire a bimbi e genitori che ci sono tanti modi per relazionarsi e che è più bello rinforzare un atteggiamento positivo piuttosto che sottolineare quelli negativi. Mi sono ritrovata, quindi, non solo come educatrice ma come persona che partecipa ad un progetto e che assimila conoscenze da mettere in pratica nella vita quotidiana. Così non solo durante gli incontri praticavo gli insegnamenti ma anche durante il mio lavoro quotidiano

Ho conosciuto dei bambini meravigliosi: ognuno con particolarità proprie, con difficoltà diverse, con il disagio a volte della relazione, a volte di essere propositivi o la difficoltà nel condividere assieme al gruppo esperienze di vissuto quotidiano. Ho notato in loro la necessità di conoscere adulti significativi. Se le prime volte venivano agli incontri controvoglia… con il passare del tempo gli incontri prendevano sempre più un ruolo significativo nell’arco della settimana. La necessità di regole e rituali (della cena, dei saluti, del sedersi in cerchio per raccontarsi la settimana) erano diventati non solo un’abitudine ma una necessità, se una di noi operatrici si dimenticava un particolare, beh c’erano i ragazzi che ci richiamavano all’ordine.

 

 

 

 

 

 

 

 

- Esistono diverse associazioni che si preoccupano di curare la famiglia e la sua spiritualità.

Ad esempio il  Movimento dell’amore famigliare presente nella Diocesi di Roma e Milano si preoccupa di aiutare, a livello spirituale, psicologico e medico, nonché con catechesi mirate, l\'approfondimento di tematiche care alla famiglia, quali: l\'attenzione alla persona ed alla casa, la professione, la vita affettiva, la sessualità, il rapporto con i figli, le relazioni con i propri genitori, il mistero della persona nel suo essere \'figlio di Dio\', la sponsalità personale e coniugale alla luce della rivelazione cristiana, la formazione delle coppie di fidanzati e degli sposi al sincero dono di sé agli altri, all\'amore per la vita, per essere capaci di crescere i propri figli nella verità e nella \'santità\' del proprio essere, convinti del fatto che saranno i figli e le famiglie del domani più sane e sante a creare un futuro migliore.

Le iniziative coinvolgono giovani, fidanzati, coppie in difficoltà, famiglie che abbiano membri in condizione di marginalità. C’è inoltre lo sforzo di promuovere la famiglia nel contesto culturale e sociale.

 

sr Francesca Venturelli, Ester Albanese

http://www.vicariatusurbis.org/FamigliaPiccolaChiesa

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