Farsi una canna oggi costa poco, la puoi trovare facilmente, diventa un gioco, imitazione dei «duri» del quartiere o dei grandi: lo spinello ha preso il posto della sigaretta, che, fumata di nascosto, ti faceva sentire adulto. Gli allarmi degli Osservatori permanenti sull'uso droghe, quello dei vari SERT, degli operatori delle comunità terapeutiche risalgono ad alcuni anni fa e si fanno sempre più insistenti, anche se sembrano cadere nel vuoto.
del 13 gennaio 2008
I giornali hanno dato ampio risalto ad una notizia, che mette in ansia famiglie ed educatori: lo spinello debutta a 11 anni, così titolava «Avvenire», riportando i risultati del Rapporto Federserd.
Farsi una canna oggi costa poco, la puoi trovare facilmente, diventa un gioco, imitazione dei «duri» del quartiere o dei grandi: lo spinello ha preso il posto della sigaretta, che, fumata di nascosto, ti faceva sentire adulto.
Gli allarmi degli Osservatori permanenti sull’uso droghe, quello dei vari SERT, degli operatori delle comunità terapeutiche risalgono ad alcuni anni fa e si fanno sempre più insistenti, anche se sembrano cadere nel vuoto.
Un fenomeno così grave invece dovrebbe scuotere le coscienze degli adulti, che hanno paura di mettere paletti e di educare, che spesso giocano a fare i giovani e, ancor più spesso, evadono dal compito di testimoniare valori, stili di vita, che vincono la noia, allontanano la solitudine, danno sicurezza ai ragazzi.
Anche l’allarme sul deserto educativo è stato lanciato da anni ma troppi adulti stentano a dare «buon esempio», non ci stanno a confrontarsi con i giovani. Danno soldi più che tempo, divertimento più che impegno...
Non si possono lasciare soli i ragazzini e le ragazzine ad affrontare un mondo, che non si prende cura di loro, ma li sta commercializzando sempre più, spegnendo le loro coscienze, turbandole con passioni malsane, violenze psicologiche e non, indifferenze e silenzi che li allontanano da noi, mettendoli in balìa di seduzioni che imprigionano piuttosto che di sogni che li liberano per amare.
Una delle cause, di cui non si parla nelle varie ricerche, è certamente l’abbandono della pratica religiosa, l’irrisione, se non del Vangelo che dice cose belle, dei luoghi dove si cerca di viverne il messaggio: la Chiesa, l’oratorio, le associazioni e movimenti.
Solo colpa del laicismo o forse non sarà che anche i credenti hanno smarrito la via dell’educare, la fatica di fare oratorio e di annunciare il Vangelo fuori del Tempio?
Ora è tempo di campi estivi, di campeggi! Nell’emergenza che stiamo vivendo, dobbiamo dare importanza a questi giorni, che ci permettono di progettare futuro per l’anno pastorale che viene in oratorio.
La ricchezza delle tradizioni oratoriane in Diocesi, il loro valore spirituale ed educativo, le mille voci di testimoni del tempo passato e recente, sono un’iniezione di fiducia nel nostro lavoro in campo giovanile, opera fondamentale di prevenzione e di contenimento delle fughe giovanili nel mondo della droga e del piacere.
I nostri ragazzi e ragazze devono sapere che sono amati dalla loro famiglia e dalla Chiesa, sapere che ci teniamo alla loro amicizia e siamo disposti a ricercare con loro itinerari di libertà e di responsabilità, che siano fermento nuovo nel mondo giovanile.
Nella speranza che le giovani generazioni perdonino le nostre assenze e distrazioni, i nostri ritardi e chiusure, vogliamo, famiglie e preti, rinnovare il nostro impegno ad educare e a ridare anima, novità, ai nostri oratori, e a tutti quegli spazi educativi, che la Tradizione ambrosiana ci ha lasciato in eredità?
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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