La vocazione a seguire Gesù più da vicino, cioè ad assumere la sua stessa forma di vita, è una chiamata rivolta alla persona e la risposta è altrettanto personale. Siamo chiamati a mantenere ben uniti due poli di attenzione: la persona del giovane e il mistero della persona di Gesù.
del 13 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          Alla domanda: «Quando senti la parola vocazione a cosa pensi?», un gruppo di diciottenni ha risposto così: «Quando sento la parola vocazione penso:
- a una chiamata;
- a una cosa che per il momento non mi riguarda; - a dedicarsi agli altri, non necessariamente a una vocazione religiosa; - mi viene in mente una chiamata, qualcosa per cui sei disposto a fare di tutto pur di raggiungerlo; - penso a quello che può essere la vita lavorativa, o sportiva, quindi una vocazione a qualsiasi sport, o comunque al successo nella vita generale».          Risposte che segnalano l’esistenza di un mondo giovanile molto variegato e che parlano di una generazione che ha difficoltà a lasciarsi interpellare da una chiamata che viene da un “Altro” e a pensare al futuro nei termini di un progetto di vita da scoprire e accogliere. Dichiarazioni che mostrano quanto sia urgente promuovere un vero e proprio itinerario educativo, un viaggio guidato dalla ricerca della verità più profonda su se stessi, sugli altri, sul mondo. Un percorso, questo, che richiede la riconquista di un’unità profonda tra mente e cuore, tra sentimento e ragione. Un itinerario sistematico e coerente che a partire dalla vita quotidiana metta a tema la proposta di una antropologia centrata sulla categoria del dono.
Adulti significativi
          Grazie alla Strenna “Venite e vedrete”, che ci ha accompagnato nel corso dell’anno, tutta la Famiglia Salesiana si è confrontata sulla necessità di convocare. Nelle comunità educanti si è posta la domanda sulla capacità di suscitare vocazioni, di maturare progetti di vita evangelica. Alcuni giovani credenti e vicini agli ambienti educativi salesiani interpellati su che cosa avesse inciso di più sul proprio cammino di fede hanno detto:
«Guardando a posteriori mi sono accorta che il mio cammino di fede è partito grazie ad alcuni incontri importanti della mia vita»(G.).
«Per me è stato sempre importantissimo il confronto con persone più grandi e più avanti nel cammino di discernimento. Osservando queste persone la mia fede in Dio e in ciò che Lui può compiere nel cuore delle persone è cresciuta, invidiando il bene che costoro sanno elargire con semplicità e gioia che avvolge chi li circonda» (A.).
«Nell’età critica dei primi anni delle superiori, mentre conducevo una vita da “banderuola al vento” mi fu fatta la proposta inaspettata, da una suora, di diventare animatore in un gruppo nascente di ACR. Scoprii la bellezza e l’entusiasmo del dono di sé ai ragazzi più piccoli e contemporaneamente mi riavvicinai alla Chiesa e alla fede in maniera più personale» (L.).
«Solo da un paio d’anni ho iniziato ad avere una guida spirituale. E da lì ho camminato parecchio. Finalmente un po’ alla volta sto prendendo coscienza del progetto che Dio ha su di me» (G.).
«Il tesoro che custodisco è il fatto che qualcuno mi ha spinto ad interrogarmi» (M.).
La fede non germoglia al di fuori di una relazione significativa con qualcun altro; non si sviluppa se qualcuno non propone e invita a “uscire” dalla propria situazione.  
L’animazione vocazionale nella pastorale giovanile
          La vocazione a seguire Gesù più da vicino, cioè ad assumere la sua stessa forma di vita, è una chiamata rivolta alla persona e la risposta è altrettanto personale. La pastorale giovanile in prospettiva vocazionale è chiamata a mantenere ben uniti due poli di attenzione: la persona del giovane e il mistero della persona di Gesù. La relazione con i giovani ci rende consapevoli che è necessario saper accogliere ciascuno nella sua originalità, in un clima di dialogo fiducioso e gratuito.
          Una pastorale giovanile che voglia esplicitare la dimensione vocazionale è chiamata a far conoscere Cristo, a motivare e animare le persone a lasciarsi illuminare ed interpellare da Lui. La vocazione è sequela di Gesù Cristo. Forse nel contesto attuale l’animazione vocazionale può ritrovare efficacia a partire dalla semplicità: cioè dalla narrazione della vocazione di Gesù, persona libera che percorre la via dell’amore e invita altri a seguirlo. Nel solco della narrazione del mistero di Gesù è importante offrire, a chi si interroga seriamente sul proprio futuro, un cammino di educazione alla fede, unitario e progressivo, nello stile del Sistema preventivo dove i momenti straordinari ed il quotidiano, i nodi della crescita umana, il riconoscimento della presenza di Dio, la preghiera e l’azione si rafforzino a vicenda e si integrino efficacemente. Altro elemento fondamentale è il riferimento alla comunità.
          La vocazione non è riconducibile all’autorealizzazione, è per il servizio alla comunità. In questo senso vanno valorizzate tutte le esperienze di comunità: la famiglia, la parrocchia, la comunità educativa della scuola, dell’oratorio, il gruppo. Continuo a credere che l’animazione vocazionale debba riferirsi ad un’idea ampia di vocazione. L’appello va rivolto a tutti, solo in un secondo momento si restringerà e si preciserà secondo la chiamata specifica rivolta alla singola persona. Occorre, quindi, annunciare con chiarezza che ogni vita è vocazione e che tutta la vita è vocazione, impegno e responsabilità. Il servizio da rendere alla persona di ogni giovane, con l’attenzione a tutte le vocazioni è l’obiettivo fondamentale di ogni autentica animazione vocazionale. L’attenzione vocazionale è importante sia presente nei progetti educativi, nelle proposte specifiche di educazione alla fede e dosata con gradualità e continuità in ogni fase evolutiva della crescita umana e in tutti gli ambienti educativi.
          Non si tratta soltanto di stimolare i/le giovani a fare qualche cosa per gli altri, ma di guidarli in un cammino che dal «fare» conduca al proposito e al gusto di impegnarsi perché se ne comprendono le motivazioni autentiche e profonde. Presenza educativa e offerta di esperienze sui diversi stati di vita e sulle scelte vocazionali possibili sembrano le carte più opportune da giocare.
Mara Borsi
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