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Vocazione: missione o scommessa? da Giovani per i Giovani

Benvenuto sul tatami, nuova rubrica di Giovani per i Giovani!


Vocazione: missione o scommessa? da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 06 novembre 2008

Primo tatami:

 

scendono in campo

 

Suor Francesca Giachetto vs Don Paolo Pontoni

 

 

 

Sento il desiderio di vivere una vita cristiana vera e bella. Ciò significa che Dio mi chiama alla vita consacrata?

Non proprio, piuttosto direi che Dio ti chiama. Rendersi conto di questo è il miracolo più grande, perché capisci che sei importante per Dio, sei unico, sei nei suoi pensieri dall’eternità. Il Signore, poi,  invita tutti alla felicità piena, all’amore più intenso; chiede a ciascuno di donare la vita in modo totale. La vita consacrata è una via di risposta. Penso che, per capire quale sia la tua via, sia necessario vivere ogni momento del quotidiano cercando di amare Gesù in chi ti sta accanto, nelle situazioni belle e negli imprevisti. Allora piano piano si chiarirà quale sia il modo migliore per te di seguire e servire Dio.

 

Mi domando perché sia tanto importante fare un cammino per capire la propria vocazione. Se questa coincide con il progetto di Dio per me, non saranno le circostanze a farmelo capire?

Scoprire la tua vocazione è incontrare il cuore del Padre. Richiede che tu conosca bene te stesso, il mondo in cui vivi, e conosca bene Dio ed il suo modo di agire. Questo mi pare non sia così scontato.

Prova a pensarci un po’: ti riesce così facile ascoltare Dio, capire cosa lui sta dicendo alla tua giovane vita? Sei così forte e saldo nella fede da saper anche interpretare i segni con cui Dio si dona a te e ti parla?

La nostra vita e il nostro cuore assomigliano spesso ad una giungla: un groviglio di sentimenti ed emozioni, di slanci e paure, di facili entusiasmi e incoerenze, di desideri che non riusciamo sempre ad esprimere. Chi ne viene fuori da solo?

 

Quando hai scelto Cristo, non avevi paura di essere troppo sola?

I consacrati non sono super eroi, anzi! Anch’io avevo paura, temevo che l’amore di Dio non mi bastasse. Poi ho capito, dopo maldestri tentativi di mettere al sicuro i miei affetti, che il Signore non voleva togliermi nulla, che questo bisogno di unicità nell’amore veniva da Lui. Si trattava di accogliere ogni affetto umano come un segno del Suo Amore e di riportarlo a Lui senza trattenerlo per me. E più imparo a non possedere amore e più ne ricevo. L’esperienza di questi anni, a volte dolorosa a volte sorprendente, mi insegna che il Signore non mi abbandona mai e dona ogni giorno quell’amore concreto, tangibile di cui non pensavo neppure di avere bisogno.

 

Perché alle volte sembra che si dia tanto peso e cura alla vita consacrata e non alla vocazione matrimoniale?

Ti sembra che nelle nostre parrocchie, negli oratori, nei gruppi si dia tutto questo peso e tutta questa cura da parte dei genitori, degli educatori, degli animatori per la vocazione alla vita consacrata? A me così non pare. Direi che si presta molta cura alla vocazione alla vita consacrata per due motivi:

perché è più difficile da intuire, da accogliere e da realizzare dato che non è scritta nella nostra carne, ma è un dono dello Spirito;

perché oggi c’è bisogno più che mai di Dio e di Gesù, di chi annuncia e testimonia “a tempo pieno” e con il dono di tutta la sua vita Lui e il suo Vangelo.

 

Per interrogarsi sulla vocazione serve una fede forte fin da subito, oppure basta il desiderio di conoscere Dio e la fede viene strada facendo?

Chi di noi può dire di avere una fede forte? Siamo tutti in continua ricerca. Chi pensa di avere una vita cristiana già bella e intensa non si mette in ricerca, si sente arrivato. In ricerca si trovano quelli che dentro sentono il richiamo di una voce irresistibile, attraente, forse poco nota. Ma queste persone sono anche quelle che vivono momenti di forte disorientamento, paura di Dio e delle sue richieste esigenti, paura del Suo volto che si manifesta a poco a poco come totalmente nuovo. Non so cosa serva, forse solo riconoscersi mendicanti e incompleti senza Dio.

 

Mi chiedo quale rapporto ci sia tra guida spirituale e libertà. Non c’è il rischio che mi lasci condizionare da ciò che l’altro pensa di me? Fino a che punto sono libero di scegliere?

Tutti siamo in qualche modo condizionati da quello che fanno gli altri, dal loro giudizio, dalle mode, dalla cultura che respiriamo. Le piccole scelte che tu fai durante la giornata sono sempre libere? Pensaci un po’! Credo, allora, che la nostra vera libertà stia nel decidere da chi farci condizionare. Quando scelgo di essere cristiano, in qualche modo, voglio che sia Gesù a condizionare le mie scelte, i miei pensieri, il mio stile di vita perché ho scoperto che è Lui la verità che cerco.

Ricordati che il compito della guida spirituale non è quello di sostituirsi a te e di scegliere al tuo posto, ma darti una mano a diventare sempre più libero dai tuoi condizionamenti, dalle tue paure, dai tuoi capricci per essere capace di seguire Gesù e di consegnare a Lui la tua vita.

 

Se si sbaglia a capire la propria vocazione cosa succede?

Di una cosa sola sono certa: Dio continua ad amarti ugualmente, forse anche di più perché, se sbagli a capire la tua vocazione, sbagli anche a capire chi sei tu e per cosa sei davvero fatto. Allora rimarrà in te quel senso di nostalgia e di malinconia per una terra interiore che è disegnata dentro di te ma che non riesci a vedere. Per questo è importante lasciarsi aiutare con molta umiltà, pregare con fiducia, essere seri con se stessi e con Dio.

 

Mi pare di cogliere che Dio mi chiami a qualcosa di grande, ma non credo di essere capace di rispondere e non mi sento nemmeno degno di tale attenzione. E’ possibile?

Sì, è possibile! E’ proprio nella logica di Dio spalancare gli orizzonti, infiammare il cuore, invitare a prendere il largo comandandoci di amare come Lui ci ha amato.

Per altro verso, la Parola di Dio è ricca di figure bibliche – e la storia cristiana di figure di santi – che di fronte alla chiamata hanno fatto resistenza sbattendo in faccia a Dio i propri limiti, le proprie paure, la propria pochezza. Chi siete voi, che mi comandate cose impossibili? obietta Giovannino Bosco all’uomo maestoso del sogno dei nove anni.

Ricordati poi, che Dio non ti sceglie perché ne sei degno, ma perché ti vuole bene.

 

 

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Vocazione: destino o progetto divino?

 

 

 Grazie a Suor Francesca Giachetto

francesca.giak@libero.it

 

e Don Paolo Pontoni

 p.pontoni@donboscoland.it 

 

 

Chiara Bertato

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