"Il Vangelo: un annuncio di felicità", intervento tratto dal «Corso per Animatori del Mondo Giovanile». «Il nostro corso si pone come obiettivo di creare degli annunciatori. Di che cosa? Del nostro modo di vivere? Delle nostre abitudini?dei nostri schemi di vita pur belli e di cui siamo convinti? Della nostra compagnia? Del nostro giro di amici?».
del 09 novembre 2008
Premessa
Il nostro corso si pone come obiettivo di creare degli annunciatori. Di che cosa? Del nostro modo di vivere? Delle nostre abitudini?dei nostri schemi di vita pur belli e di cui siamo convinti? Della nostra compagnia? Del nostro giro di amici?
E’ importante chiarirci di chi vogliamo essere annunciatori, di chi vogliamo innamorare, quale è il centro che motiva ogni nostro sforzo, ogni nostro andare per le strade con coraggio a dire, a far capire, a intrattenere, o a dialogare e convincere gli amici, o a condividere le sofferenze e le gioie della vita. In nome di chi? Chi ci muove? Che cosa arde nel nostro cuore?
Potremmo allargare il discorso a vedere il perché del nostro essere qui, come ci siamo decisi a metterci nelle file della chiesa in termini non anonimi. Facciamo tanta fatica a scuola, a casa, tra gli amici, in pizzeria a testimoniare la vita cristiana, per esempio a inventare qualcosa di bello per opporci alla banalizzazione della festa dei santi con le idiozie di Halloween. Eppure siamo qui ad apprendere capacità di annuncio e non sopportazione della vita cristiana.
 
Voglio essere felice
Un giorno a Gesù si è avvicinato un giovane che gli ha chiesto; voglio essere felice, voglio una vita piena, sono stufo delle mezze misure, non ne posso più di questa vita fatta di spinelli, alcool, cocaina, esasperazione della sessualità, denaro e idiozie, maschere e apparenze. Voglio una vita piena. Ce l’hai una ricetta? Non mi dire che devo andare a messa tutti i giorni o che devo dire le preghiere mattino e sera o che devo ascoltare i miei genitori… Quando ho tentato di farlo non ne ho ricavato niente, anzi mi si è alzata la depressione.
Nella vita non trovo nessun senso. Mi pare tutta costruita e imposta. Ho libertà di fare quel che voglio, ma non so che cosa fare.
 
Quale è il segreto della felicità?
Gesù un giorno affronta di petto queste domande e convoca una conferenza stampa, non nella solita hall di un albergo, ma su una collina, nell’erba alta; i giornalisti e le televisioni devono arrancare in un luogo un po’ fuori mano, lontano dalla strada, ma il panorama è stupendo. Laggiù si distende il lago. Qui c’è una pace infinita e comincia: Volete sapere chi sono le persone felici? Ve lo dico io.
-         Sono felici i poveri, non devono vegliare notte e giorno per difendere niente e sono padroni del cielo e della terra. Dio si è impegnato per loro a farli governare;
-         sono felici gli afflitti, sì proprio quelli che non riescono mai a tirare il fiato perché subiscono una disgrazia dietro l’altra. Dio è sempre dalla loro parte, raccoglie le loro lacrime e ne fa un mare di serenità;
-         sono beati i miti, quelli che non sanno arrabbiarsi mai, perché se hanno qualcosa da rimproverare è solo a se stessi. Dio, mio padre, ha bisogno di governare il mondo e ha deciso di incaricare proprio questi;
-         sono felici gli affamati, che non trovano niente che li sazi, per loro non c’è nessuna situazione umana che realizzi piena giustizia. Dio li vede non attaccati a niente e li riempie della sua vita;
-         sono felici i misericordiosi, quelli che hanno un cuore in cui tutti possono scavare amore, perdono, comprensione; nel dare trovano una gioia impensabile a chi si tiene tutto stretto per egoismo e per sfiducia nella vita;
-         sono felici da non credere i puri, quelli che ti guardano negli occhi, sanno stare mano nella mano, ti sanno coccolare, non stanno a sfruttare l’occasione, a indovinare le debolezze per rubarti la vita, non ti chiedono prove, non si sono fatti un progetto in cui devono inscatolarti; sanno aspettare che l’amore cresca, si compia, maturi;
-         beati quelli che portano pace, quelli che non temono di sfilare sotto nessuna bandiera purché finiscano le guerre, si spengano gli odi, si blocchino le ritorsioni, vadano in bancarotta i fabbricanti di armi, quelli che sanno far pace nel loro cuore e tendono al cuore di tutti e sanno pagare e passare per imbecilli pur di spuntare anche solo un coltello;
-         beati quelli che sono sempre presi di mira e privati della propria libertà, subiscono persecuzione, perché sono dei veri trasgressivi dell’ingiustizia; sanno che Dio li ascolta;
-         beati tutti quelli che sanno prendere posizione per me: sarete insultati, messi fuori giro, davanti a voi spegneranno le dirette televisive, non sarete trend, dovrete sempre ricominciare da capo. Ma sappiate che io sarò sempre lì con voi, Io nella mia vita ho sempre fatto così e voglio essere la vostra felicità. Io, non le mie cose, o i miei pensieri, io nel massimo dell’intimità della vita. Queste strade di felicità che vi ho indicato non sono le mie idee, ma sono io stesso, la mia persona, la stessa Trinità che regola l’universo.
 
 
Evangelizzare significa proporre la strada della felicità che è Gesù.
 
Il vangelo è Gesù.
La nostra unica speranza è Gesù, il centro delle nostre aspirazioni è Gesù. Lui vogliamo mettere al primo posto nella nostra vita, conoscerlo, amarlo, obbedirgli, ascoltarlo, farlo conoscere. Lui è un uomo come noi. L’essere Figlio di Dio non gli toglie la dignità di essere uomo, di condividere con noi tutte le gioie e le debolezze dell’umanità, lo sforzo della crescita, il dono della condivisione, la prova della sofferenza, i tenui sentimenti dell’amicizia, l’ardore della gioia di vivere, la luce negli occhi per una scelta d’amore, la passione per una causa, la sofferenza della solitudine. Solo il peccato non condivide della nostra vita, perché Lui è l’amore fatto persona, Dio fatto uomo. Ogni nostra casa è la casa di Gesù, ogni nostro progetto lo affidiamo a Lui. La nostra comunità dice ordine a lui. Le nostre parrocchie ci sono per Gesù. Lui è la buona notizia per ogni uomo, lui è il vangelo.
Il vangelo è una luce nitida e gioiosa che si può accendere nella vita di ogni persona per offrirgli un orientamento, dargli forza, fargli compagnia con fedeltà. C’è nel mondo una sete di Dio e una voglia di vivere che occorre esaudire; ci sono angosce e tensioni, gioie semplici e piccole soddisfazioni della vita quotidiana, pentimenti, rimorsi, aspirazioni a una vita nuova che hanno bisogno di essere caricate di senso. Il vangelo gliene offre alla grande
Il vangelo è Gesù che passa ancora una volta per le strade del mondo come passava lungo le rive del lago di Galilea o le strade della Palestina. E’ la sua voce quotidiana che chiama, sradica dal male, dà speranza, fa apprezzare la vita e distacca dal torpore cui in molti si stanno adattando.
Il vangelo offre le parole per dare sfogo alla voglia di pregare che hanno tante persone e che vorrebbero dialogare con qualcuno che sentono vuole loro bene. Tutti hanno bisogno di un papà e il vangelo è l’insieme dei dialoghi di Gesù con suo Papà
Il vangelo, con la vita vera che pulsa dentro, aiuta le persone a superare i rischi più comuni di una giornata qualunque che sono quelli di cambiare la nostra amicizia in abitudine, il nostro amore in possesso, il nostro lavoro in affanno, le nostre attese in angoscia, la nostra vita quotidiana in sopportazione, la nostra creatività in capriccio, i nostri dialoghi in processi, le nostre stesse preghiere in lamenti.
Il vangelo risponde all’attesa di un futuro di pace, alla speranza di perdono per i continui tradimenti della vita e forza per le spinte verso il bene che lo Spirito non fa mai mancare e che per la nostra pesantezza e superficialità sono percepite con difficoltà.
Avere il vangelo è sapere dove sta il centro della nostra vita di credenti, contare su una guida sicura nelle scelte quotidiane, sentirci rafforzati nelle prove, saper guardare alla croce e al Crocifisso con la speranza della risurrezione, incontrare Lui, il risorto, per le nostre strade. Spesso è trasfigurazione della vita, senza rifugio in tende consolatorie, con un velo di lacrime sugli occhi, ma con la certezza che nella croce c’è una compagnia, una forza, una spinta, un perdono per il peccato, una guarigione per l’ infermità, la depressione. Farsi accompagnare dal vangelo è offrire a tutti la vera vita cristiana, prima di ogni struttura o organizzazione; è vivere la vita da chiamati e non da impiegati, è guardare alla storia come un capitolo dell’avvento del Regno di Dio e non come la palestra in cui i malvagi si allenano per dominare.
Il vangelo è il primo e vero testo formativo di ogni famiglia, di ogni parrocchia, di ogni associazione o movimento o gruppo di cristiani, prima di ogni mediazione, di ogni schema e di ogni scambio di esperienze. E’ lì, persona e parola, spada a doppio taglio e balsamo, punto di riferimento e forza per partire. E’ da tenere nella bisaccia della vita, sul cruscotto dell’automobile o nella borsa della spesa, nello zaino della scuola o nella sacca del lavoro.
Il vangelo è soprattutto offrire al cuore di tutti la bellezza dell’incontro con un innamorato, la lettera, la telefonata, la certezza che sa di stare a cuore a colui che ama, a Gesù, e gli parla, lo incontra ogni giorno senza nessuna pretesa o richiesta o vantaggio: solo per amore.
 
Il vangelo è decisione radicale di stare dalla parte della verità e della felicità.
Quale sarà quest’anno il modello vincente, il trend che spopolerà le spiagge, le discoteche, i campi di calcio, le curve del gran premio, le olimpiadi di Pechino, le nuove fiction? Sono più attraente in questa posa, con questo angolo di luce, con questo foulard o meglio seduto in diagonale? Qualcuno studia a tavolino e crea la sete e altri abboccano e rendono concreto. Non sono sempre delle gran novità, si gira costantemente attorno a soldi, forza, fascino, sex-appeal, fortuna, sorriso, linea, successo… Lui, Gesù, è uno che va controcorrente.
 
Radicale e innamorato perso.
Non doveva andare al tempio quel sabato perché erano già in giro a cercarlo, gli antesignani della Gestapo, della CIA e del KGB erano al lavoro di intelligence. Ma lui va lo stesso e nemmeno si nasconde tanto. Parla, discute, provoca e arriva sulla spianata. Lo volete comperare un vitello per fare la vostra offerta? Pieni di peccati come siete, venite al Tempio e fate finta di essere a posto! Credete che Dio sia cieco? Forza, scucite quei quattro soldi che avete rubato vendendo i poveri per un paio di sandali e che usereste con qualche altra prostituta e dateli in offerta. Vi cambiamo anche le valute e a buon prezzo; il guadagno che vi può sembrare ingiusto va nelle casse del tempio, resta sempre a casa madre… Un Dio ridotto a totem da propiziarsi, a idolo da placare, a buona coscienza da ricucire senza cambiare niente. Un essere che, siccome sta alto nei sondaggi, è bene tenersi buono. Un Dio che ha già deciso di stare dalla parte dei furfanti, che non conosce il debole grido del povero, che si è costruito la sua corte, che ha spento ogni alito di vita, che, al massimo, è un giusto mercante: tanto mi hai dato, tanto ti devo.
Gesù non ce la fa più. Suo Padre non può essere infangato così. Gli risuona ancora nel cuore quella domanda che fin dall’eternità ha deciso l’avventura della sua vita: “Chi manderò io, chi andrà per noi? Eccomi, manda me a tentare di parlare al cuore dell’uomo che ha chiuso ogni orecchio alla tua parola.
So che il tuo amore di Padre sta rincorrendo gli uomini, sta decifrando ogni minima disponibilità al tuo piano di amore, sta chiamando uomini e donne a dire un sì generoso alla tua grazia.
So che ogni giorno torni in soffitta a guardare se dal viale alberato di ogni tua casa spunta il figlio che ti ha abbandonato per quattro lenticchie. Ti sento supplicare quell’altro che invece ti sta addosso, ma per i tuoi vitelli, non per te. “Figlio quello che è mio è tuo”, ma non gli importa niente. So che se anche una madre si dimenticasse di suo figlio, tu non ti puoi dimenticare di nessuno.
E’ troppo stridente il contrasto, con questo mercato, con tutti questi nasdaq, mibtel e numtel che stanno al posto di una serena intimità. Tutto all’aria deve andare. Pagherò tutto, lo pagherò presto, ma sono innamorato perso di mio Padre. Mi bastano le sue braccia, il suo volto, la nostalgia che ha di me.
Gesù ha la lucidità della visione dei fatti che è caratteristica di ogni giovane, in un paio di anni si era fatta anche una giusta conoscenza delle ragioni del declino della religione dei padri e aveva trovato le cause oltre che nel cuore di tutti, assopito e ingabbiato dall’egoismo, anche nella mentalità dei creatori di cultura, i farisei. Praticavano tutte le sere Porta a Porta, andavano a tutti i talk show, Maurizio Costanzo, la Sette, Sat2000, perfino a Zelig venivano invitati tanto erano capaci di costruire mentalità. E lancia i suoi guai: ipocriti, guide cieche, talebani, sepolcri imbiancati, sguatteri di lavandini sbrecciati, azzeccagarbugli, serpenti, razza di vipere, buttamassi dalle autostrade della vita. Non c’è che da leggere il capitolo 23 Matteo per rendersi conto della forza e del coraggio di Gesù. Si firmava la sua condanna, ma aveva nel cuore il Regno di Dio che non può subire continuamente scippi di perbenismo, qualunque esso sia. Non gridava allo scandalo, ma alla possibilità di prendere coscienza di sé e degli altri, del male che ti rende schiavo e che non ha certo bisogno di silenzio complice per essere vinto. Era sempre il prudentissimo, il dolcissimo, il donato per sempre alla causa di Dio.
 
Radicale e vincitore
E alla fine lo fanno proprio fuori, lo uccidono nel più crudele dei modi. Morto proprio, senza più niente da fare. Discesa agli inferi dicono le sacre scritture. Partito, non ci sta più. Non è una sospensione, un momento di apnea dell’esistenza. La vita umana è chiusa. Non c’è più niente di quello che si può chiamare vita. E’ la sensazione che hai quando sei davanti al corpo senza vita di un amico con cui fino a un’ora prima hai giocato, ballato, sballato e bevuto. Le donne ne sono pienamente convinte tanto che stanno a calcolare quanti chili di aromi sono necessari per fissarlo in questa immobilità, perché anche questo corpo senza vita presto marcirà e sarà insopportabile da vedere. Guardando quel corpo disarticolato ti passa subito la sbornia e ti svegli senza un senso comprensibile. Non c’è più. E’ finito un pezzo della tua vita e tutto il pezzo intero della sua. Domani sarà senza lui, senza lei. Non ci posso credere! Non ci sono altri modi di pensare, di sperare. Ogni tanto ti distrai, perché chi ti accosta ti offre la sua amicizia, i suoi sentimenti, ti tocca, ti sta vicino, ti distoglie. Ma ripiombi subito nella realtà. Non c’è più.
E’ possibile una trasgressione anche qui? E’ possibile andare contro, buttare all’aria tutto, andarsene, rompere come ha fatto con la legge, come ho fatto coi miei genitori, come ho fatto quella volta che ho mandato al diavolo il mio datore di lavoro che mi pagava anche bene, ma sempre in nero e con una catena girata tre volte attorno alla mia vita, ai miei sentimenti, schiavo nelle idee, provocato sempre a dire che aveva ragione, anche se non la si vedeva nemmeno col cannocchiale. Ho avuto la forza di rompere le catene e ho ritrovato la libertà anche se di un pollaio, sempre meglio che strisciare e consumare la lingua a leccare. E’ possibile ribellarmi a questa morte, scriverne la condanna, disposto a pagare tutti i costi; so pagare per quel che voglio e mi dà gioia.
Lui ha potuto. Il punto più alto della sua trasgressione, del far scoppiare l’universo intero nelle sue sicurezze, dell’incendiare e far saltare in aria tutti gli apparati di morte degli uomini lui l’ha raggiunto. Ha minato il Pentagono, ha minato tutti gli eserciti, ha minato gli arsenali, le armi intelligenti e quelle stupide, ma sempre troppe, e ha vinto. La risurrezione è la sua trasgressione più grande. Ha spuntato le armi alla morte, all’odio. Un dono “insperato”del Padre, un cambiamento radicale della creazione dell’universo e dell’uomo, della vita e della storia. E’ risorto.
Non è un fantasma, una sorta di presenza da x-file. Non è la forza del ricordo.Non è un morto ritornato in vita. Lazzaro ci ha sorpreso, ma ha spostato solo la data della sua morte.
Lui c’è ed è in vita, una vita nuova piena, inedita: quella di prima tutta in carne, pelle, ossa, corpo e sentimenti, sguardi e affetti, ma radicalmente nuova, inserita in una esplosiva novità. È un modello nuovo di vivente, l’apice cui doveva giungere la vita, da quando Dio l’aveva creata. Ed è vita definitiva per tutti noi. Ogni parabola, ogni pezzo di vangelo va dritto al cuore, non ti addormenta, ma di fa stare con gli occhi aperti dalla gioia. Questo noi vogliamo annunciare, far conoscere, far sapere. Per far questo occorre andare oltre le nostre stagnazioni e i sonniferi che abbiamo imposto alla nostra esperienza di vita cristiana. Se stasera fossimo riusciti ad accendere ancora una volta la voglia di stare con Gesù, abbiamo già iniziato bene il nostro cammino.
mons. Domenico Sigalini
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