Crescere è passare dal principio del piacere a quello della realtà, che non significa rinunciare al piacere ma non diventarne schiavi, accettando anche alcune rinunce, inevitabili per raggiungere una maggiore libertà...
Gabriele, di cinque anni, si è buttato per terra e batte i pugni e i piedi, urlando disperato perché la mamma non gli ha comprato l’ennesimo gioco che lui vuole. E’ questo un classico esempio di capriccio, tipico dei bambini di quell’età, quando non vengono accontentati nelle loro richieste.
Un buon genitore sa resistere a queste “pressioni” che i bambini mettono in atto per ottenere ciò che vogliono e sa distinguere quando dare ai figli ciò che essi chiedono, quando ciò è ragionevole e può essere un premio, e quando dire dei no, perché soddisfare tutte le richieste non è un bene: i figli crescerebbero viziati e pieni di pretese.
I bambini si comportano seguendo quello che Freud ha chiamato “il principio del piacere”: voglio tutto quello che mi piace, e lo voglio subito!
Crescendo, grazie all’educazione dei genitori, come abbiamo visto pocanzi, i bambini imparano ad accettare che non sempre possono ottenere ciò che a loro piace, o a pazientare un po’ di tempo prima di ottenerlo. Imparano cioè a fare i conti con i limiti della realtà: non si può avere sempre tutto e subito ciò che si vuole. Cominciano a seguire “il principio della realtà”.
Questo discorso sembrerebbe riguardare solo i bambini, ma… ognuno di noi si porta dentro il bambino che siamo stati e che a volte si fa sentire e vorrebbe che seguissimo ancora la sua logica, che lo accontentassimo soddisfacendo le sue richieste. La pubblicità e la mentalità consumistica ci spingono anch’esse in questa direzione, invitandoci a possedere sempre nuove cose.
C’è, a questo riguardo, una canzone di Battiato che rende molto bene quanto stiamo affermando: egli definisce questa pulsione “l’animale che mi porto dentro” (che è poi anche il titolo della canzone). “Animale” nel senso che non segue pensieri o ragionamenti, ma l’istinto. Possiamo farci aiutare dalle espressioni del testo di questa canzone per comprendere bene le caratteristiche del principio del piacere:
- “si prende tutto”: tutto ciò che piace si vuole prendere, non ci si accontenta di ottenere qualcosa;
- “e non si arrende mai, e non sa attendere”: ciò che piace lo si vuole subito, non si sopporta l’attesa, vissuta solo come frustrazione; e la richiesta è continua (non si arrende) finchè non si viene esauditi;
- “mi rende schiavo delle mie passioni”: non abbiamo più una libertà di scelta, una capacità di riflessione, un seguire dei principi, ma rimaniamo in balia di forze più primitive, istintuali, che si impongono con violenza e che ci rendono, quindi, schiavi. Si cerca la gratificazione senza ascoltare altre ragioni;
- “vuole te”: anche nelle relazioni con gli altri si cerca di possederli, di usarli per il proprio piacere, di strumentalizzarli trattandoli come degli oggetti e senza rispettare la loro libertà e la loro dignità.
- “non mi fa vivere felice mai”: quando non ci si sa accontentare mai di quello che si ha, ma si vuole sempre qualcosa di più e subito, si va incontro alla insoddisfazione e all’infelicità.
Tutte queste caratteristiche ci permettono di capire l’importanza di non cadere nelle trappole del principio del piacere, che alla fine manifestano le loro conseguenza negative contro di noi.
Crescere è passare dal principio del piacere a quello della realtà, che non significa rinunciare al piacere (è bene e sano sapersi concedere e saper gustare alcuni piaceri della vita!) ma non diventarne schiavi, accettando anche alcune rinunce, inevitabili per raggiungere una maggiore libertà e capacità di rispetto degli altri e delle cose; è una conquista che, alla fine, ci dà soddisfazione e ci rende felici.
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