IL COMPLEANNO DI GIOVANNI PAOLO II. Pubblichiamo il testo della riflessione che l'arcivescovo Angelo Comastri offrirà stasera 18 maggio alle 21 nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, in occasione del concerto dedicato alla memoria di Giovanni Paolo II nell'85° anniversario della nascita.
del 18 maggio 2005
 Pubblichiamo il testo della riflessione che l'arcivescovo Angelo Comastri offrirà stasera alle 21 nella Bbasilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, in occasione del concerto dedicato alla memoria di Giovanni Paolo II nell'85° anniversario della nascita.
Un affetto che cresce ogni giorno. Molte persone, con il passare del tempo, vengono dimenticate: questo vale anche per i cosiddetti personaggi. Provate un giorno a fare una meditazione osservando le rovine del Palatino (palazzo imperiale!) lì sono vissuti uomini che hanno fatto tremare il mondo! Si facevano chiamare divus, divino! Oggi c'è il silenzio dei ruderi! Per Giovanni Paolo II invece sta accadendo un fatto inconsueto: man mano che passano i giorni cresce il ricordo, cresce l'affetto, cresce l'ammirazione, cresce la gratitudine. Ventiduemila persone al giorno passano davanti alla sua tomba! Perché? Controcorrente in tempi di paura È stato un uomo coraggioso nell'epoca delle tante paure! È stato un uomo deciso nell'epoca dei compromessi e della indecisione programmatica. È stato coraggioso nel difendere la pace, mentre soffiavano venti di guerra. Chi non ricorda il coraggio dei suoi ripetuti appelli, anche quando non venivano ascoltati? Chi non ricorda con emozione e ammirazione il grido del 16 marzo 2003 - al termine degli esercizi spirituali - quando dalla finestra del suo studio esclamò senza paura: «Io so, io so che cos'è la guerra! Io ho il dovere di dire a costoro (a quanti credono nella guerra!) che la guerra moltiplica l'odio e non risolve i problemi». Che coraggio! È stato un uomo coraggioso nel difendere la famiglia in un'epoca in cui si è persa la consapevolezza dell'ineliminabile e insostituibile dualità padre-madre. Giovanni Paolo II, con occhio profetico, aveva percepito che è in pericolo l'umanità dell'uomo, cioè la costitutiva progettualità dell'umanità come famiglia, cioè come uomo e donna che diventano culla della vita umana e luogo insostituibile di crescita della vita umana. Forse capiremo fra qualche anno l'importanza dei richiami di Giovanni Paolo II in merito alla famiglia. È stato un uomo coraggioso nel difendere la dignità della vita umana, di ciascuna vita umana: bianca o gialla o nera; sana o ammalata; ricca o povera; dal concepimento alla morte. Chi non ricorda il fremito che attraversò improvvisamente la persona del Pontefice alla Valle dei Templi nei pressi di Agrigento? Con piglio degno di Amos o di Osea o di Isaia gridò: «Uomini della mafia, convertitevi! Di quello che fate oggi ne dovrete rispondere un giorno davanti a Dio!». Nello stesso tempo Giovanni Paolo II ha difeso l'intangibile e affascinante mistero di tutta la vita umana, ricordandoci che la giustificazione di un'aggressione alla vita umana al suo nascere o nel suo morire, apre un varco a una giustificazione per ogni violenza in qualsiasi momento dell'arco dell'esistenza umana. Egli ben sapeva che le terribili violazioni della dignità della vita umana perpetrate dai totalitarismi del XX secolo nascevano da errori antropologici: nascevano da errori che discriminavano la vita umana, decidendo arbitrariamente chi doveva vivere o chi doveva morire, chi avesse più dignità e chi avesse meno dignità. È stato un uomo coraggioso nel parlare ai giovani: non è mai sceso a compromessi per avere audience; non ha mai annacquato la proposta evangelica per diventare popolare; non ha mai usato la demagogia per strappare gli applausi dei giovani. Per questo motivo è stato amato dai giovani, che l'hanno cercato come si cerca un padre che sa anche correggere quando è necessario, perché sa amare veramente. Mi vengono i brividi, quando ripenso a come accolse i giovani in Piazza San Pietro, all'inizio della Giornata mondiale della gioventù nell'agosto del 2000. Li apostrofò così: «Chi cercate?». E subito chiarì che non voleva abbassare la proposta, ma volev a invitarli ad alzarsi per dare dignità e senso alla loro vita desiderosa di grandi ideali. Questa è onestà: e i giovani l'hanno capito. Donarsi fino alla fine È stato un uomo coraggioso nella stagione difficile della malattia e nel momento della morte. Durante la malattia, che lentamente e progressivamente lo privava delle sue caratteristiche più geniali e più apprezzate, il Santo Padre Giovanni Paolo II è rimasto ancorato alla decisione di spendersi fino in fondo, di donarsi fino all'ultima briciola. In una parola: ha deciso di non scendere dalla Croce, sull'esempio di Gesù. E il mondo è rimasto sorpreso e si è inchinato con riverenza. Nel testamento il Papa Giovanni Paolo II ha scritto: «Prego il Signore affinché anche la mia morte sia un dono per la Chiesa, un dono per portare anime a Gesù». È accaduto così per il suo coraggio! Al mattino, davanti al Tabernacolo Dove trovava questo coraggio? Nella fede nutrita di continua preghiera. Mi hanno raccontato che, durante i ripetuti e faticosi viaggi per il mondo intero, Giovanni Paolo II al mattino si alzava prima degli altri e si prostrava in preghiera davanti al Tabernacolo: e come Mosè il suo volto si impregnava di Luce! Stasera siamo qui, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nel giorno dell'85° compleanno di Giovanni Paolo II, per consegnare a Maria il nostro augurio di «buon compleanno!»; sarà Lei, la Madre, a portare in Cielo il nostro affettuoso augurio al Papa del coraggio, che ora certamente prega per Benedetto XVI e per la grande missione che la Provvidenza Gli ha voluto affidare. E noi preghiamo con Lui!
Versione app: 3.26.4 (097816f)