Work in...Progress_00 da Giovani per i Giovani

Ci sono otto priorità fondamentali per lo sviluppo del nostro pianeta, ma soprattutto di tutto il nostro pianeta. Dall'anno 2000 tutte le nazioni del mondo sono impegnate a promuovere questi obiettivi primari per la sopravvivenza dell'uomo.

Work in...Progress_00 da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 13 dicembre 2006

Nel settembre del 2000, durante il Vertice del Millennio presso le Nazioni Unite, 189 capi di Stato e di Governo si sono impegnati a eliminare la povertà e a raggiungere le pari opportunità di sviluppo in tutto il mondo nel prossimo futuro. Furono anche d'accordo nel considerare un imperativo etico, economico e politico per la sicurezza e la pace del mondo raggiungere insieme, entro il 2015, otto obiettivi di sviluppo:

1.           eliminare la povertà estrema e la fame,

2.           garantire a tutti i bambini e le bambine l'istruzione primaria,

3.           promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne,

4.           ridurre la mortalità infantile,

5.           migliorare la salute materna,

6.           combattere l'hiv/aids, la malaria e altre malattie,

7.           garantire la sostenibilità ambientale,

8.           lavorare insieme per lo sviluppo umano.

 

20 settembre 2000: LA DICHIARAZIONE DEL MILLENNIO

 

“Noi, capi di Stato e di Governo, ci siamo riuniti per riaffermare la nostra fede nelle Nazioni Unite e nel suo Statuto quali indispensabili fondamenta di un mondo più pacifico, prospero e giusto.

Noi riconosciamo che, oltre alle nostre personali responsabilità verso le rispettive società di appartenenza, condividiamo una responsabilità collettiva nell’affermare i principi della dignità umana, dell’uguaglianza e dell’equità a livello globale. In qualità di leader, pertanto, abbiamo un dovere verso tutti i popoli del pianeta, specialmente quelli più vulnerabili e, in particolare, verso i bambini del mondo intero, ai quali appartiene il futuro.

Noi reputiamo che la sfida fondamentale che abbiamo oggi di fronte sia quella di garantire che la globalizzazione diventi una forza positiva per tutti i popoli del pianeta. Perché anche

se la globalizzazione offre grandi opportunità, al presente i suoi benefici sono ripartiti in maniera decisamente disuguale, alla stessa stregua dei suoi costi. Solo mediante degli sforzi ampi e intensi tesi a creare un futuro comune, fondato sulla nostra comune umanità in tutta la sua diversità, la globalizzazione potrà essere resa pienamente inclusiva ed equa.

Noi riteniamo che per le relazioni internazionali nel ventunesimo secolo vadano considerati essenziali determinati valori fondamentali. Questi valori comprendono:

• Libertà: uomini e donne hanno il diritto di vivere le proprie esistenze e di crescere i propri figli in condizioni di dignità, liberi dalla fame e dal timore della violenza, dell’oppressione e dell’ingiustizia. Il governo democratico e partecipatorio fondato sulla volontà delle persone è quello che meglio garantisce il rispetto di questi diritti.

• Uguaglianza: a nessun individuo e a nessuna nazione dovrà essere negata la possibilità di trarre profitto dallo sviluppo. La parità di diritti fra donne e uomini dovrà essere garantita.

• Solidarietà: le sfide globali dovranno essere gestite in un modo che ne distribuisca equamente i costi e i pesi, in conformità con i principi fondamentali dell’equità e della giustizia sociale. Quelli che soffrono o che traggono minori benefici meritano di essere aiutati da quelli che hanno ottenuto i maggiori vantaggi.

• Tolleranza: le differenze all’interno delle società e fra esse non dovrebbero venire né temute, né represse, bensì essere tenute in gran conto, quale un prezioso capitale dell’umanità.

• Rispetto per la natura: dovrebbe essere dimostrata prudenza nella gestione di tutte le specie viventi e di tutte le risorse naturali, in conformità con i precetti dello sviluppo sostenibile.

• Responsabilità condivisa: la responsabilità per la gestione dell’economia e dello sviluppo sociale mondiale, come pure delle minacce alla pace e alla sicurezza internazionali, deve essere condivisa fra le nazioni del pianeta e dovrebbero essere esercitata in maniera multilaterale.

 

Allo scopo di tradurre questi valori condivisi in azioni, abbiamo identificato gli 8 Obiettivi del Millennio”.

 

Questo sottoscrivevano il 20 settembre 2000 anche George Bush, Jacque Shirak, Silvio Berlusconi, Tony Blair ,…Ad oggi che cosa è stato fatto?

 

2006. GLOBAL CALL TO ACTION AGAINST POVERTY

A sei anni di distanza è necessario rifocalizzare l’attenzione sull’urgenza di un cambiamento risolutivo nelle politiche nazionali e internazionali per eliminare la povertà e per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. A tanti propositi sembra infatti che corrispondano ancora troppo pochi traguardi.

I governi hanno messo a disposizione pochissime risorse e attivato in favore dei poveri cambiamenti politici ancora più insignificanti. A 6 anni dalla firma della Dichiarazione, non tutti gli obiettivi intermedi sono stati raggiunti. Ogni anno 10,7 milioni di bambini muoiono prima di compiere 5 anni ed oltre un miliardo di persone vive in assoluta miseria con meno di un dollaro al giorno. Al contempo, i negoziati di Doha sul commercio internazionale sono bloccati e per molti paesi ricchi l’incremento dell’aiuto pubblico allo sviluppo è ancora lontano dalla promessa di raggiungere lo 0,7% del PIL. In confronto agli attuali parametri di progresso, occorrerebbero più di cento anni - non nove - perché molti Paesi raggiungano quegli obiettivi di accordo internazionale.

È anche necessario cancellare il debito dei Paesi poveri e liberarli da leggi di mercato sbagliate e svantaggiose. Aumentare gli aiuti è un dovere, ma è fondamentale che questi raggiungano davvero chi ne ha bisogno. Per eliminare la povertà, la gente ha bisogno di lavorare, coltivare la terra, di pescare, di vendere ciò che produce senza essere ostacolata dalle pratiche illecite dell'usura. Le politiche nazionali e locali devono essere regolate dagli stessi cittadini, rappresentate dai governi locali, sostenute e non ostruite dai sistemi internazionali.

Gli obiettivi sono realizzabili tecnicamente ed economicamente e mettono in luce quello che manca per eliminare la povertà e le disuguaglianze: la volontà politica, la capacità di mettere tali azioni al centro delle agende politiche e delle priorità locali, nazionali e internazionali. Fondamentale è il ruolo di pressione che la società civile può e deve esercitare sui leader politici dei Paesi ricchi e dei Paesi poveri perché vengano rispettati gli impegni assunti. Tutti i cittadini del mondo dovrebbero far sentire la propria voce schierandosi apertamente contro la povertà a favore di un mondo più giusto.

2015. NO EXCUSE

La Campagna del Millennio “No Excuse 2015” mira a giocare un ruolo essenziale nel cambiamento delle politiche di lotta alla povertà, affinché gli Obiettivi del Millennio siano raggiunti. Tale cambiamento di politiche non si potrà mai raggiungere senza la pressione dei cittadini. La partecipazione svolge un ruolo cruciale, per questo è importante essere informati sulle cause profonde della povertà nel mondo e sulla necessità di attuare politiche coerenti di lotta alla povertà, chiedere al governo di mantenere gli impegni assunti a livello internazionale e mettere gli Obiettivi del Millennio tra le priorità politiche.

In Italia l’interesse dell’opinione pubblica su questi temi è forte ( basti pensare alla grande mobilitazione Stand Up avvenuta nelle maggiori città italiane il 15-16 Ottobre) ma la volontà dei cittadini non si è tradotta, ad oggi, in adozione di misure concrete da parte del governo. La sfida è invertire insieme questo stato di cose.Ci sono le risorse economiche, le conoscenze e la tecnologia per eliminare la povertà. Siamo la prima generazione che può eliminare la povertà. Non possiamo perdere questa occasione. Niente scuse!

Chiara Bertato

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