Continua con questo numero il nostro viaggio alla scoperta degli obiettivi del millennio stabiliti dai governi con la Dichiarazione del Millennio 2000.
del 26 gennaio 2007
Gli obiettivi del Millennio sono gli impegni che i capi di stato e di governo hanno sottoscritto con un Accordo Internazionale nel 2000, durante un vertice delle Nazioni Unite, volto a  risolvere alcuni problemi che affliggono i paesi impoveriti, entro il 2015.
Occupiamoci di capire meglio di cosa si tratta analizzando nello specifico i primi due.
 
 
Obiettivo 1:  Eliminare la povertà e la fame nel mondo
 
Step 1: dimezzare la percentuale di persone il cui reddito è inferiore a 1 dollaro al giorno.
Step 2: dimezzare la percentuale di persone che soffrono la fame.
 
 
Un problema irrisolvibile?
 
Il tema della povertà e della fame non è certo nuovo per tutti noi. Se ne sente parlare spesso e solitamente viene considerato un problema inevitabile, impossibile da risolvere dal momento che il nostro pianeta conta più di 6 miliardi di persone; si pensa che le risorse presenti non bastino a soddisfare i bisogni dell’intera popolazione mondiale.
Ma non è così semplice. Dietro alla povertà si nasconde spesso l’opportunismo dei paesi più industrializzati che sfruttano l’ignoranza e i mezzi limitati del paesi in via di sviluppo per ricavare vantaggi significativi nei rapporti economici con essi.
Si calcola che circa un miliardo di persone siano costrette alla povertà estrema ovvero ad una remunerazione per il proprio lavoro inferiore ad 1 dollaro al giorno. Tale reddito costringe a condizioni di vita insostenibili e fortemente disagiate che portano come conseguenza una bassa aspettativa di vita alla nascita (in quasi tutti i paesi dell’Africa l’aspettativa di vita va dai 40 ai 50 anni, mentre in Italia si attesta sui 79 anni: quasi il doppio, cioè un bambino italiano ha due vite in confronto ad un bambino dell’Africa), una impossibilità di accedere a servizi sanitari di qualunque genere, di vivere in luoghi con condizioni igieniche minime ma soprattutto a soffrire della mancanza di cibo.
Come si può ben intuire il problema della fame è strettamente connesso a quello della povertà come ben sottolinea l’accostamento fatto nell’obiettivo da raggiungere.
Il bisogno primario che un essere umano, come tutti gli esseri viventi del resto, deve soddisfare per poter sopravvivere è quello del cibo. Dalla possibilità di sostentarsi fisicamente derivano tutte le altre possibilità di sviluppo, di realizzazione e di benessere dell’individuo. Una persona che ha fame non si preoccupa della sua istruzione, né della sua realizzazione lavorativa, e tanto meno del suo benessere emotivo…non gli passano nemmeno per la testa e probabilmente non ha idea di cosa siano. Con la fame non è possibile alcun tipo di ricerca che vada al di là di quella di un pezzo di pane e questo limita fortemente l’animo umano dal momento che soffoca le sue potenzialità. La fame riduce l’uomo all’apatia, lo priva del suo senso sociale, lo conduce all’indifferenza e spesso alla violenza rendendolo sempre più simile ad un animale. Le categorie più soggette alla fame sono i poveri, i profughi, i rifugiati, gli abitanti dei paesi poco sviluppati.
 
 
Cause reali 
Analizziamo pi√π in dettaglio le cause di questa situazione che sono ampie e molto diversificate:
§      cause economiche: le politiche economiche intraprese dai paesi più ricchi portano numerosi svantaggi  per i paesi in difficoltà: politiche finanziarie interne ed esterne, progetti di aiuti a questi paesi, idee di sviluppo basato solo sulla circolazione libera del capitale e del guadagno facile... Incidono, però in maniera meno determinante, anche strutture e abitudini poco efficaci all’interno dei paesi stessi;
§      cause socio-culturali: tra le quali lo status sociale e familiare delle donne, l’analfabetismo generalizzato, la precarietà e la disoccupazione…
§      cause politiche: in molti paesi le politiche militari, come l’embargo o l’utilizzo degli aiuti umanitari per scopi bellici, da parte di governi dittatoriali hanno causato numerosi danni in questo senso.
 
 
Il vero “snodo” della questione
 
Il problema della fame rimane comunque un problema etico. La scarsità del cibo e il continuo aumento della popolazione non ne sono di certo le cause poiché è appurato che la quantità di cibo prodotto a livello mondiale è sufficiente a soddisfare i bisogni di tutta la popolazione. Basti pensare ai paesi dove regna il consumismo, primo tra tutti gli Stati Uniti. Qui vengono gettate nei bidoni della spazzatura tonnellate di cibo al giorno ancora in buono stato. In realtà è una questione di distribuzione, di condivisione e di solidarietà che si spiega con la mancanza, da parte dei paesi più ricchi, di una ricerca al bene comune. Basti pensare a paesi come il Brasile all’interno dei quali è presente una fortissima disparità che vede pochissime persone detenere enormi ricchezze, le quali non fanno nulla per il resto della popolazione costretta a frugare nell’immondizia per non morire di fame. Il problema è evidente se ci si sofferma ad osservare l’urbanizzazione di molte città in questi paesi nelle quali, ai piedi di lussuosi grattacieli, convivono realtà degradanti come quelle delle baraccopoli.
In passato i tentativi d’intervento per cercare di soddisfare il bisogno di cibo dei paesi più poveri si sono manifestati con l’invio di aiuti umanitari. Questi tipo di appoggio offre un valido sostegno alla difficile situazione, ma non basta per risolvere il problema alla fonte. Per riuscire in questo intento si rende necessaria una collaborazione con questi paesi per cercare di creare al loro interno le condizione adatte per lo sviluppo di un’economia stabile in grado di soddisfare i bisogni della popolazione. Se non ci si attiva in questo senso si rischia di costringere i paesi in difficoltà ad uno stato di dipendenza cronica dall’esterno senza in realtà favorire una reale eliminazione del problema che non è affatto irrisolvibile, ma rimane tale se questa diventa la scusa per non far niente!
 
 
 
 
“Obiettivo 2 Assicurare l’istruzione elementare universale
 
 
Step 1: assicurare che tutti i bambini del mondo siano in grado di completare il primo ciclo di istruzione.
 
 
La situazione nel mondo 
Negli ultimi tempi nell’indice di sviluppo umano (un particolare rilevatore dello stato di vita di un popolo), accanto ad indicatori come una vita lunga e sana, e un dignitoso tenore di vita, è stato inserito l’alfabetizzazione. Questa osservazione è utile per capire quanto sia universalmente riconosciuta l’importanza di un’istruzione della popolazione per lo sviluppo di un paese. L’istruzione, oltre a favorire l’acquisizione d’informazione che riguardano molti aspetti della vita quotidiana, come l’alimentazione, la salute…ha un potere enorme che è quello di dare alla persona la possibilità di esprimere appieno la sue potenzialità. Noi che possediamo questo privilegio lo diamo per scontato e anzi spesso ci pesa, ma per dei bambini che vivono in situazioni di forte disagio, può essere l’occasione per avere una vera infanzia, alla quale diversamente sarebbero costretti a rinunciare perché costretti a lavorare.
Oggi nel mondo 115 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione elementare e 876 milioni di adulti risultano analfabeti. Un altro dato importante è il fatto che tra questi 115 milioni di bambini la quantità di femmine è molto più alta di quella dei maschi il che indica una forte discriminazione di genere. Inoltre purtroppo pochissimi sono gli investimenti fatti in questo senso da parte dei paesi stessi.
 
 
Investire sull’educazione attraverso la scuola 
È importante invece investire sull’educazione poiché così facendo s’investe prima di tutta sulle persone. È necessario formare la popolazione di un paese se si vuole garantirle un futuro  poiché l’apprendimento di conoscenze influenza i più svariati campi compresa l’economia, che in questo modo potrebbe risollevarsi ed offrire migliori condizioni di vita.
Non è da sottovalutare inoltre un’altra importante funzione della scuola che rende quest’obiettivo ancora più ricco che è la dimensione del gioco. Quando si parla di bambini, come in questo caso, non ci si può certo dimenticare di menzionare il gioco che costituisce per essi una vera e propria “professione”. È attraverso il gioco infatti che il bambino si affaccia sul reale, esplora il mondo che lo circonda, ne scopre gli elementi, acquisisce competenze e regole di vita comunitaria. Questo tipo di attività permette nel domani di sviluppare capacità d’apprendimento flessibili, di realizzarsi serenamente, fornisce abilità per la risoluzione di problemi e favorisce l’adattamento. La scuola può e deve certamente essere un luogo nel quale coltivare la dimensione del gioco che costituisce un vero e proprio diritto per il bambino, un diritto a vivere la propria infanzia. Infatti la scuola è in grado di raggiungere quasi tutti i bambini, ed è ideale per lo svolgimento di attività sportive o ricreative di altro genere, attraverso il gioco si può inoltre veicolare la trasmissione di buone abitudini igieniche e sanitarie.
È importante ricordare inoltre che assicurare l’istruzione primaria significa tutelare i più piccoli da forme di sfruttamento sia tipo lavorativo, ma anche di tipo militare, com’è la realtà dei bambini soldati o di altre forme ancora.
 
 
 
 
Caratteri dell’istruzione 
Nel concreto questo obiettivo mira a rendere l’istruzione primaria:
§        UNIVERSALE: e quindi ad ampliare il diritto all’istruzione di base a tutti i bambini del mondo;
§        GRATUITA: ovvero garantita dallo stato (pubblica);
§        OBBLIGATORIA: per evitare che i bambini vengano costretti a lavorare; spesso sono le famiglie stesse che non mandano a scuola il proprio figlio per questo motivo;
§        NON DISCRIMINATORIA: ovvero eliminare le differenze di genere garantendo l’accesso in ugual modo sia alle femmine che ai maschi.
 
La formazione di base è solo un primo passo in questa direzione che dovrà essere seguito da un secondo che garantisca a tutti la possibilità di accedere anche all’istruzione secondaria.
Per raggiungere questo importante obiettivo è necessario che si provveda a formare personale scolastico del luogo, che le scuole siano vicine ai villaggi per facilitarne la frequenza, che vengano ridotti al minimo i contributi richiesti alle famiglie per l’istruzione dei figli e, infine, che gli orari scolastici vadano incontro alle esigenze delle famiglie.
È solo affiancando ai rifornimenti di cibo un aiuto concerto allo sviluppo, quale è quello della diffusione dell’istruzione primaria, che si possono porre in questi paesi le basi per permettere loro di camminare da soli verso un futuro migliore.
 
 
Per pensare… 
“Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere…” Vangelo di Matteo 25
 
“È un peccato non far niente col pretesto che non possiamo far tutto” Winston Churchill
“Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio, ma l’indifferenza:questa è l’essenza della disumanità” George Bernard
 “Il ricco mangia, il povero si nutre” Francisco de Quevedo
 “Gli adulti dovrebbero imparare ad essere seri come i bambini quando giocano” Nietsche
“L’educazione è il pane dell’anima” Giuseppe Mazzini
 “Se vedi un affamato non dargli del riso:insegnagli a coltivarlo” Confucio.
Cristina Nanti
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