1. Ricordi confidenziali ai direttori (1863, 1871, 1886)

Don Bosco nella sua vita non ebbe la possibilità di rimanere sempre materialmente a contatto con i suoi immediati collaboratori, i salesiani. Per comunicare con loro, pertanto, dovette ricorrere necessariamente alla corrispondenza epistolare...

1. Ricordi confidenziali ai direttori (1863, 1871, 1886)

da Don Bosco

del 11 gennaio 2007

 

 

 

 

RICORDI CONFIDENZIALI AI DIRETTORI (1863)

 

 

I. INTRODUZIONE

 

 Don Bosco nella sua vita non ebbe la possibilità di rimanere sempre materialmente a contatto con i suoi immediati collaboratori, i salesiani. I frequenti viaggi, le continue visite alle opere e ai benefattori, ma soprattutto la loro partenza da Torino-Valdocco per lavorare in altre località d’Italia, di Francia, di Spagna e d’America Latina lo tennero separato dai suoi 'figli' per mesi ed anni. Per comunicare con loro, pertanto, dovette ricorrere necessariamente alla corrispondenza epistolare.

    Fra le centinaia di lettere indirizzate a salesiani, una delle più pregevoli e significative è senza dubbio quella inviata a don Rua (1837-1910) sul finire dell’ottobre del 1863. In essa la tenerezza paterna si coniuga mirabilmente con la saggezza del 'maestro' di vita spirituale e di pedagogia.

    Cresciuto alla scuola di don Bosco, don Rua era stato uno dei suoi più validi collaboratori fin dai primordi dell’Oratorio di Torino-Valdocco. Dall’età di otto anni (1845) aveva frequentato la casa di don Bosco; da don Bosco aveva ricevuto l’abito talare (1852); con don Bosco aveva partecipato a quelle riunioni che avrebbero dato origine alla congregazione salesiana, di cui sarebbe stato, ancor diacono, il primo direttore spirituale; accanto a don Bosco si era presentato a Pio IX nel 1858: nella casa di don Bosco insomma era cresciuto, aveva studiato e lavorato.

    Lo scolaretto di otto anni, divenuto ormai professore e sacerdote, lascia Torino nell’autunno del 1863 per andare a fondare la prima casa salesiana fuori Valdocco: il piccolo seminario di S. Carlo a Mirabello Monferrato. Si allontana da don Bosco e don Bosco, mosso dal desiderio di star sempre al fianco del suo 'amatissimo figlio' e dalla necessità di sostenere la giovane età nel difficile compito di direttore d’una comunità di confratelli, di giovani, di collaboratori, gli trasmette quegli orientamenti spirituali e quelle esperienze pedagogiche che, maturate da lui a Valdocco, avrebbero dovuto modellare il servizio apostolico ed educativo della casa di Mirabello.

    Documento prezioso, dettato da urgenze immediate, ma che sotto l’involucro di consigli pratici, di esempi concreti, di rapide annotazioni ed intuizioni, porta il segno delle profonde certezze e delle vive preoccupazioni di don Bosco. Lui stesso ne è convinto, tant’è che quella che nel 1863 costituisce una semplice lettera, di carattere strettamente privato, a don Rua, in seguito — dal 1871 — con ritocchi ed integrazioni dettati da successive esperienze e riflessioni, si presenterà come 'Ricordi confidenziali ai Direttori delle case particolari della società salesiana' o anche 'Testamento che indirizzo ai Direttori delle case particolari'.1

    In tale 'circolare' ai direttori i 26 punti originari della lettera personale a don Rua si arricchiscono di contenuto e quasi si raddoppiano di numero, passando a 47. In essi don Bosco percorre, come in filigrana, tutta la vita e l’azione di un direttore di una casa salesiana. Gli stessi titoli dei capitoletti ne sono l’immediata testimonianza: Con te stesso - Coi maestri - Cogli assistenti e capi di dormitorio - Coi coadiutori e colle persone di servizio - Coi giovani allievi - Cogli esterni - Con quelli della società - Nel comandare.

    Sapendo di rivolgersi a chi con lui condivide la missione giovanile 'salesiana', don Bosco senza inibizione alcuna espone quelli che sono gli ideali più profondi della sua e conseguentemente della loro vita: l’assoluto della salvezza dell’anima propria ed altrui, la sincera carità fraterna che deve regnare nelle relazioni dei confratelli fra loro e coi giovani, il compimento esatto e diligente del proprio dovere così come affidato dal Superiore e garantito dalle Costituzioni, l’eliminazione di qualunque occasione di male mediante la messa in opera di tutti quegli espedienti educativi ed assistenziali che il costume dell’epoca e l’esperienza di Valdocco hanno dimostrato efficaci allo scopo.

    Ma l’affetto di don Bosco si spinge oltre il richiamo alle virtù ed al metodo educativo che devono regnare nelle case di Mirabello, di Borgo S. Martino, di Lanzo, di Sampierdarena ecc. Il suo cuore paterno e — perché no? — la sua sollecitudine materna giunge al punto di preoccuparsi della salute fisica del direttore e dei suoi confratelli, delle loro ore di sonno ('In ciascuna notte farai sette ore di riposo'; 'Non mai comandare cose dannose alla sanità o che impediscano il necessario riposo') del loro trattamento a tavola ('Evita le austerità nel cibo. Le tue mortificazioni siano nella diligenza a’ tuoi doveri e nel sopportare le molestie altrui') del rischio di eccessivo lavoro ('Procura di ripartire le cose in modo che niuno sia troppo carico d’incombenze'). Delicatezza, affetto, condivisioni di ideali, ansia di partecipazione e di sostegno morale stanno a fondamento di queste brevi e scarne pagine che nella mente di don Bosco avrebbero dovuto tracciare una chiara e precisa linea di condotta per tutti i direttori delle opere salesiane.

    E tale è stata pure la persuasione di quanti gli succedettero nella responsabilità generale della congregazione salesiana. I vari Rettori Maggiori se ne sono fatti promotori della diffusione mediante continue edizioni e commenti.2

    Durante il Rettorato di don Rua, ad ogni inizio di seduta dei capitoli generali VI e VII se ne dava lettura per partes 3 e don Rua stesso ne faceva risaltare, al dire di don Ricaldone, 'la bellezza, la preziosità, quasi si trattasse di parole ispirate e di consigli celesti'.4 I Regolamenti della società salesiana poi, dal 1924 al 1966 ininterrottamente, recitavano: '[Il Direttore] Rilegga con frequenza per suo conto i Ricordi Confidenziali di Don Bosco (San Giovanni Bosco) ai Direttori'.5 Pleonastico aggiungere che trovò spazio e commenti sia nelle MB che nell’Epistolario e negli Annali.6

    Divenuto così un testo ormai classico della tradizione salesiana, definito 'breve Vangelo' dell’ufficio di direttore,7 con 'valore quasi di codice e testamento',8 specchio sul quale ogni Superiore e ogni Salesiano farà un ottimo esame di coscienza9 a buon diritto entrò nelle raccolte antologiche di scritti pedagogici o spirituali di don Bosco.10

    La redazione ultima e definitiva dei 'Ricordi confidenziali' porta la data dell’8 dicembre 1886, poco più di un anno prima della morte di don Bosco. Ma tale redazione è preceduta da altre (1863, 1871, 1875, 1876), a loro volta frutto, come abbiamo detto, di successive e documentabili correzioni ed aggiunte. Il reticolo delle varianti — tutte o quasi 'varianti d’autore' in quanto risalenti a diverse redazioni e trascrizioni vigilate e corrette da don Bosco, e quindi parimenti autentiche — documenta il processo di formazione del testo dalla prima stesura o abbozzo autografo di don Bosco nel 1863 sino all’esemplare litografato del 1886. Ogni dettaglio, ogni variazione, una volta rilevati, permettono al lettore attento la precisa conoscenza dello svolgersi e maturarsi del pensiero di don Bosco, delle sue preoccupazioni di fondo, dei suoi orientamenti concreti.

    Pensiero, preoccupazioni, orientamenti che risultano più autentici in quanto don Bosco si ispira, più che a fonti redazionali determinate, alle proprie esperienze riflesse di sacerdote zelante, di educatore sagace, di fondatore d’una congregazione desideroso di tramandare ai suoi 'figli' il suo spirito ed i suoi ideali. I principi di pedagogia spirituale che don Bosco enuncia sono radicati nella sua prassi educativa quotidiana. Materiali e suggestioni gli vengono immediatamente offerti dal Regolamento dell’Oratorio11 e della casa annessa;12 e in seconda istanza dalla tradizione religiosa e pedagogica con cui poté venire a contatto. Così ad esempio la formula attorno a cui ruota l’intero programma della lettera. 'Studia di farti amare prima di (piuttosto che; se vuoi) farti temere' è di lontana ascendenza agostiniana13 ma era stata ripresa da S. Benedetto,14 dalle costituzioni della Compagnia di Gesù,15 oltre che dagli Ordini o Congregazioni che avevano adottato la Regola di S. Agostino.16 Così anche per quanto concerne il metodo che deve stare alla base dell’azione del direttore — metodo che si ispira alla dolcezza, alla carità — basti ricordare, fra i tanti, gli scritti del Binet,17 del de La Salle,18 del Rollin e del Monfat,19 di fratel Agatone,20 tutti pubblicati, ristampati, o comunque conosciuti, in quegli anni. Evidentemente si tratta solo di punti di contatto, di citazioni ad sensum, di parziali affinità di pensiero e di metodo che don Bosco riscrive in forme inedite e personali, mentre permangono idee o posizioni non coincidenti. Del resto gli umili consigli di don Bosco a don Rua ed agli altri direttori salesiani sono ben lontani dalle trattazioni sistematiche o anche solo dalle parziali teorizzazioni dei citati autori.

    Il testo dei 'Ricordi confidenziali ai Direttori' ci è stato trasmesso da una serie di manoscritti e copie omotipiche tuttora conservate nell’ASC.21 Per la loro minuziosa descrizione rimandiamo a quanto abbiamo già avuto modo di fare in RSS 4, anno III, N.1, 1984, pp. 129-143.

    In questa sede si pubblica l’esemplare a stampa dell’8 dicembre 1886. L’apparato critico registra solo le variazioni più ampie e significative intervenute fra la bella copia da don Bosco inviata a don Rua nell’autunno 1863 [= A] rispetto al testo definitivo. Per quanto concerne l’intero processo di formazione del documento, dalla prima redazione olografa alla copia litografata, si vedano le note critiche nella citata edizione di RSS pp. 145-160. Un’unica eccezione: quella della linea 15 in cui appare un intervento correttivo di don Bosco su un esemplare del 1875-1876 [= Eb].

 

 

NOTE:

1 Ai giovani delle sue case, specialmente in determinate occasioni, quali ad es. la partenza per le vacanze annuali, il giorno del loro onomastico, la prima comunione, don Bosco era solito lasciare, per iscritto o a voce dei 'ricordi' o ammonimenti: MB III 607-608; IV 439; VI 446-449; VII 292-293; XII 673-674. Ma pure abbondante è la documentazione conservataci a proposito dei 'ricordi' di don Bosco a gruppi di confratelli salesiani, a Figlie di Maria Ausiliatrice, a singoli salesiani, direttori o meno: MB VI 40-41; VIII 445-446; IX 384; X 647-652, 1018-1023, 1047-1052; XIII 209-210, 792, 880; XIV 257, 293; XVII 376, 628-631, 640-641; XVIII 266, 537. Famosi nella tradizione salesiana — e con vari punti di contatto con i 'Ricordi confidenziali' — sono i 'Ricordi ai missionari' presentati in questo stesso volume. Notiamo infine che il Testamento di cui sopra abbiamo fatto cenno non va confuso col 'Testamento spirituale' o, meglio, 'Memorie dal 1841 al 1884-5-6 pel sac. Gio. Bosco a’ suoi figliuoli salesiani' compilato in un tono ancor più intimo ed accorato che non quello dei 'Ricordi confidenziali'. Se ne veda il testo al termine della presente raccolta antologica.

2 Oltre alla edizione torinese del 1902 ed ai vari testi a stampa di formato ridotto (70/ 80x110/120 mm) e privi della benché minima nota tipografica, i 'Ricordi confidenziali' sono stati riprodotti a p. 177 del Manuale del Direttore, a cura di P. ALBERA, pubblicato a S. Benigno Canavese nel 1915 e più volte rieditato con variazioni, a p. 625 del vol. II di P. RICALDONE, Don Bosco Educatore (Colle D. Bosco 1952), ed a p. 22 di Il Direttore salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale, a cura della Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma 1982. Pure gli ACS 5 (1924) n. 23, pp. 244-248 li riportano in quanto espressamente citati, nelle pagine precedenti, all’articolo 158 dei Regolamenti della società salesiana. Purtroppo alcune volte non è stato indicato il documento manoscritto o litografato che veniva pubblicato; altre volte, nonostante l’esplicita affermazione contraria, il testo riprodotto non è copia fedele all’originale, anzi riproduce tra l’altro un errore di omoteleutia dell’esemplare omotipico del 1886; altre volte infine con la datazione originaria del tempo di don Bosco sono stati messi in circolazione testi a stampa modificati a seguito di avvenimenti successivi. (Il decreto pontificio del 24 aprile 1901 che proibiva esplicitamente a tutti i superiori salesiani di ascoltare le confessioni di qualsiasi persona loro dipendente aveva costretto a cassare l’art. 4 del titolo 'Coi giovani allievi' perché in palese contraddizione con la richiesta della S. Sede).

3 ASC 046 Capitolo Generale VI. Verbale Riunioni; ASC 046 Capitolo Generale VII. Verbale.

4 ACS 17 (1936) n. 74, p. 87.  

5 Regolamenti della società salesiana 1924, 1942, 1954 art. 158; 1966 art. 152.

 6 MB VII 524-526; X 1041-1046; E I 288-290; Annali I 50-53.

7 P. ALBERA, Manuale del Direttore..., p. 177.

8 P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. II, p.447.

9 ACS 34 (1953) n. 175, p. 11.

10 Si veda P. BRAIDO, Il sistema preventivo di Don Bosco. Torino, PAS 1955, pp. 453-458; G. BOSCO, Scritti sul sistema preventivo nell’educazione della gioventù, a cura di P. Braido. Brescia, La Scuola 1965, pp. 282-290; G. BOSCO, Scritti spirituali II, a cura di J. Aubry. Roma, Città nuova editrice 1976, pp. 210-215; SAN JUAN BOSCO, Obras fundamentales, por J. Canals Pujol y A. Martinez Azcona. Madrid, Biblioteca de autores cristianos 1979, pp. 548-556.

11 ASC 026(1...) Si confronti ad es. il testo dei 'Ricordi confidenziali' con le seguenti affermazioni del Regolamento dell’Oratorio: '[Il Rettore] deve [...] mostrarsi costantemente amico, compagno, fratello di tutti; perciò sempre incoraggire [sic] ciascuno all’adempimento de’ propri [doveri] in modo di preghiera, non mai di comando [...]. Una volta al mese radunerai tutti gli impiegati dell’Oratorio per sentire e proporre quanto può occorrere pel bene dei giovani [corr ex confratelli] [...] Deve essere pronto ad accogliere con bontà quegli impiegati che a lui si dirigessero e dare loro que’ suggerimenti che possono tornare utili al mantenimento dell’ordine, a promuovere la gloria di Dio ed il vantaggio spirituale delle anime [corr ex dei confratelli]'.

12 ASC 026(20...) Nei 'Ricordi confidenziali' si trovano espressioni simili a queste del Regolamento per le case della società di S. Francesco di Sales: '[Il catechista] procuri che i capi de’ dormitori siano diligenti ne’ loro doveri e tengano buona condotta [...] Avvenendo qualcheduno ammalato abbi cura che nulla gli manchi né per lo spirituale né pel temporale [...] [Il Direttore della scuola] abbia poi frequenti relazioni coi suoi impiegati per udire i loro riflessi intorno alla moralità de’ giovani ed anche per dare loro que’ consigli che egli ravvisasse utili per la gloria di Dio e pel bene delle anime'. Ricordiamo qui che i Regolamenti a loro volta altro non erano che 'una raccolta di osservazioni, precetti e massime che parecchi anni di studio e di esperienze (1841-1855) hanno suggerito': Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano Mensuale, anno I, n. 2, ottobre 1877.

13 PL 33 965 Epist. CCXI 15. La formula ha origini più lontane, nel mondo classico romano: Cfr. K. GROSS, Plus amari quam timeri. Eine antike politische Maxime in der Benediktinerregel, in 'Vigiliae Christianae' 27 (1973) 218-229.

14 Regola di S. Benedetto, cap. LXIV.

15 Parte VIII: Mezzi per unire con il proprio capo e tra loro i soggetti sparsi dappertutto. Il gesuita N. LANCICIUS, nel suo volume De conditionibus boni Superioris necessariis tum ut a subditis ametur, et ut ejus jussa libenter exequantur, tum ut ei suam conscientiam sincere aperiant, et alia omnia; ac in religione, vel congregatione, cum gaudio spiritus et profectu spirituali, vivant et perseverent (I ed. 1640; altera ed. 1901) citava più volte la suddetta formula (p. 18, p. 74, p. 295).

16 Ad es. Regola di S. Agostino per le monache cavata dalla Pistola CCXI colla sposizione di Ugone da S. Vittore. Torino, Giacinto Marietti 1836, p. 13; Regola o Costituzione delle Suore di S. Domenico, Roma-Torino [s.d.], p. 17.

17 E. BINET, Dell’arte di governare. Quale è il governo migliore, il severo o il dolce? (traduzione di P. Antonio Bresciani). Modena 1839, Torino 1843, Napoli 1852. La prima edizione, in lingua francese, risaliva al 1638.

18 Nei suoi scritti il de La Salle sovente faceva riferimento alla dolcezza, all’amore quale elemento indispensabile per l’opera educativa. Cfr., ad es., le meditazioni per la II domenica dopo Pentecoste, per la festa di s. Anselmo e di s. Francesco di Sales.

19 Cfr. J.M. PRELLEZO, Fonti letterarie della circolare 'Dei castighi da infliggersi nelle case salesiane', in 'Orientamenti Pedagogici' 27 (1980) 625-642; ID., Dei castighi da infliggersi nelle case salesiane. Una lettera circolare attribuita a Don Bosco, in RSS 5 (1986) 263-308.

20 Le dodici virtù di un buon maestro accennate dall’ab. De La Salle, istitutore dei Fratelli delle scuole cristiane spiegate dal P. F. Agatone Superiore generale del suddetto istituto. Torino, Marietti 1835. Si veda il cap. VIII: 'La dolcezza'. Ricordiamo qui altri volumetti del tempo che dedicavano alcune pagine alla 'douceur' nell’ambito delle congregazioni religiose: Du Gouvernement des Communautés religieuses par R.P. B. Valuy, 2ª ed. Paris, J.B. Pélaugaud 1866; Le bon Supérieur ou les qualités d’un bon frère directeur d’après l’esprit du vénérable père Champagnat fondateur de l’Institut des Petits-Frères-de-Marie. Lyon-Paris 1924. Gli Avvertimenti per gli educatori ecclesiastici della gioventù di Alessandro Teppa barnabita (Roma, Poliglotta 1868), l’Educazione morale e fisica del clero conforme ai bisogni religiosi e civili per Guglielmo Audisio (Torino, stamperia reale 1845; Napoli presso G. Dura 1854), il già citato De conditionibus boni Superioris... del Lancicius. Anche pagine dell’Aporti, del Lambruschini, del Dupanloup, o della letteratura educativa francese (Fénelon, Lancelot, Fleury, ecc.) contenevano elementi particolari che Don Bosco potrebbe avere assimilato ed incorporato in una concezione educativa e religiosa propria. Si veda altresì G. BOSCO: Il sistema preventivo nella educazione della gioventù. Introduzione e testi critici, a cura di P. Braido, in RSS 4 (1985) 197-208.

21 Ultimamente è pervenuto all’ASC, donato dalle responsabili dell’Archivio Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, un altro apografo dei 'Ricordi'. Si tratta di una copia trascritta verosimilmente da Don Berto su due fogli doppi formato protocollo, cui Don Bosco ha aggiunto di suo pugno la data (27 ottobre 1873) e la firma. Il documento è indirizzato al Direttore della casa di Valsalice, che in quell’anno era Don Francesco Dalmazzo.

don Francesco Motto

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