19. 1853. Nascono le «Letture Cattoliche »

Spinto dalla necessità, in quei mesi ho cominciato a scrivere alcune pagine schematiche sulla Chiesa Cattolica, poi alcuni ma¬≠nifestini intitolati Ricordi per i Cattolici. Mi misi a distribuirli tra i giovani e tra gli adulti specialmente durante gli Esercizi Spi¬≠rituali e le Missioni popolari. Quei fogli e libretti furono accol¬≠ti con avidità, e in breve se ne distribuirono migliaia di migliaia.

19. 1853. Nascono le «Letture Cattoliche »

da Don Bosco

del 09 maggio 2011 65 ragazzi e molti benefattori     Appena la stagione lo permise, si ricominciò la costruzione. I lavori progredirono alacremente, e in ottobre l'edificio era com­piuto. Avevamo un bisogno urgente di locali, e siamo volati a occuparli. Io per primo andai ad occupare la camera che occu­po ancor oggi, grazie a Dio. Potemmo stabilire un posto defi­nitivo e conveniente per il refettorio, il dormitorio e le scuole. Il numero degli allievi fu portato a 65.     Molti benefattori continuarono ad aiutarci. Il cavalier Giu­seppe Duprè fece abbellire l'altare e stuccare la Cappella di San Luigi. Procurò pure la balaustra di marmo per la stessa cappel­la. Il marchese Domenico Frassati regalò i candelieri in bronzo dorato e la piccola balaustra per l'altare della Madonna. Il conte Cays, nostro insigne benefattore, eletto per la seconda volta Prio­re della Compagnia di San Luigi, ci pagò un vecchio debito col panettiere che minacciava di non fornirci più il pane: milledue­cento lire.               Comprò pure una campana per il nostro campanile. Quella campana fu occasione di una piccola festa. A benedirla venne don Gattino, il nostro parroco, che fece anche un breve discorso alla gente venuta dalla città. Dopo la funzione sacra fu rappresentata una commedia che portò allegria a tutti. Lo stesso conte Cays ci regalò in quell'anno il baldacchino (per la processione col Santissimo Sacramento) adornato di preziosi drappi, e altri attrezzi per la chiesa. Tempo per incontrarsi con Dio      Ora la chiesa di San Francesco di Sales aveva finalmente le cose più necessarie alle celebrazioni. Potemmo così realizzare un desiderio che da tanto tempo portavamo nel cuore: la cele­brazione delle Quarantore (l'esposizione solenne dell'Eucaristia per quarant'ore consecutive, accompagnata da letture della pa­rola di Dio, predicazioni, adorazione). Non c'era grande ric­chezza di addobbi, ma ci fu uno straordinario intervento di fe­deli.      Per dare a tutti la possibilità di incontrarsi con Dio, dopo le Quarantore organizzammo una settimana di predicazione e di confessioni. Venne a confessarsi una vera moltitudine di per­sone. Il successo spirituale di quell'iniziativa fu così straordi­nario che anche negli anni seguenti continuammo le Quaranto­re, la predicazione e la disponibilità per le confessioni. La gen­te partecipò sempre numerosissima. Gli ebrei e i protestanti iniziano la propaganda     Quell'anno, nel mese di marzo, cominciò la pubblicazione mensile delle Letture Cattoliche. Nel 1847, quando iniziò l'emancipazione degli ebrei e dei pro­testanti, divenne necessario mettere in mano alla gente, e spe­cialmente ai giovani, qualche mezzo di difesa. Con l'atto di emancipazione, sembrava che gli ebrei e i protestanti ricevesse­ro dal governo soltanto la libertà di fede, non quella di danneg­giare la religione cattolica.      Ma i protestanti non la pensavano così. Per la loro campagna- di proselitismo pubblicavano tre giornali (La buona NoVélla, La luce evangelica, il rogantino piemontese) e molti libri sulla Bibbia e su altri argomenti. Usa­rono pure altri mezzi concreti: impieghi e posti di lavoro, aiuti in denaro, abiti, viveri per chi frequentava le loro scuole, le loro conferenze, il loro tempio.     II governo sapeva tutto e lasciava fare, e col suo silenzio li proteggeva. Da parte loro, i protestanti erano forniti di molti mezzi finanziari, ed erano preparati a una massiccia campagna di propaganda. I cattolici, invece, confidando nelle leggi civili che fino allora li avevano protetti e difesi, possedevano soltan­to qualche giornale, qualche opera di cultura. Nessun periodi­co, nessun libro da mettere in mano alla gente semplice. Don Bosco inizia la sua «battaglia»     Spinto dalla necessità, in quei mesi ho cominciato a scrivere alcune pagine schematiche sulla Chiesa Cattolica, poi alcuni ma­nifestini intitolati Ricordi per i Cattolici. Mi misi a distribuirli tra i giovani e tra gli adulti specialmente durante gli Esercizi Spi­rituali e le Missioni popolari. Quei fogli e libretti furono accol­ti con avidità, e in breve se ne distribuirono migliaia di migliaia.     Questo fatto mi persuase che era necessario inventare qual­che mezzo popolare con cui diffondere la conoscenza facile delle verità fondamentali della religione cattolica. Feci quindi stam­pare un libretto dal titolo Avvisi ai Cattolici,' che aveva lo scopo di mettere in guardia i cattolici dalle insidie protestanti. La diffusione di quel librettino fu straordinaria: in due anni più di duecentomila copie. Questo successo fece piacere ai buoni, ma infuriò i protestanti, che pensavano di non avere concor­renti nella propaganda religiosa. « Io non metto la mia firma lì sotto »     Mi persuasi sempre di più che era urgente preparare e stam­pare libri per il popolo, ed elaborai il progetto delle Letture Cat­toliche. Preparati i primi fascicoli volevo pubblicarli subito, ma sorse una difficoltà che non avevo né previsto né immagi­nato. Nessun vescovo voleva tenere a battesimo questa iniziati­va. Quelli di Vercelli, Biella e Casale rifiutarono dicendo che era pericoloso lanciarsi in campo aperto contro i protestanti. L'arcivescovo mons. Fransoni, che risiedeva in quel tempo a Lione, approvava e raccomandava l'iniziativa, ma nessuno vo­leva mettere il suo nome nemmeno come « revisore ecclesiastico ».     Dietro richiesta dell'Arcivescovo, solo il canonico Giusep­pe Zappata, Vicario generale, lesse e rivide metà del primo fa­scicolo. Poi mi restitui il manoscritto dicendomi:- Si riprenda il suo lavoro. Io non me la sento di mettere la mia firma lì sotto. L'assassinio di Ximenes e di Palma sono fatti troppo recenti. (L'abate Ximenes, direttore del giornale cat­tolico « Il Labaro », era stato assassinato. Monsignor Palma, scrittore di quel giornale, era stato pure ucciso con un colpo di fucile nelle stanze del Quirinale, [palazzo del Papa. Entram­bi i delitti erano stati compiuti nel 1848]). Lei sfida i nemici, li attacca frontalmente. Io invece preferisco lasciare aperta una strada per un'eventuale ritirata strategica.     D'accordo con il Vicario Generale esposi ogni cosa all'Ar­civescovo. In risposta ebbi una lettera da portare a monsignor Moreno, vescovo di Ivrea. In essa l'Arcivescovo lo pregava di prendere sotto la sua protezione le Letture Cattoliche, di esser­ne il revisore ecclesiastico e di metterle sotto la sua autorità. Mons. Moreno accettò volentieri. Delegò l'avvocato Pinoli, suo Vicario generale, per la revisione ecclesiastica, ma non mise in pubblico il suo nome.     Organizzammo insieme un programma, e con il primo mar­zo 1853 usci il primo fascicolo di Il Cattolico Istruito nella sua Religione.  

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