20. 1854. A tu per tu con i protestanti

Una domenica sera del mese di maggio mi furono annun¬≠ciati due signori che venivano per parlarmi. Entrarono e si com¬≠plimentarono a lungo con me. Poi uno cominciò a dire: - Lei, signor Teologo, ha dalla natura un grande dono: quel¬≠lo di farsi capire e leggere dal popolo. Perciò dovrebbe sfrutta¬≠re questo dono prezioso in cose utili per l'umanità, mettendosi al servizio della scienza, delle arti, del commercio.

20. 1854. A tu per tu con i protestanti

da Don Bosco

del 09 maggio 2011

  

« Scendevano a turno a Valdocco a disputare con me »     Le Letture Cattoliche furono accolte con consensi vastissi­mi. Il numero dei lettori fu straordinario. Ma questo suscitò l'ira dei protestanti. Provarono a combatterle con i loro giornali, con le loro Letture Evangeliche, ma non trovarono lettori. Allora passarono ad ogni sorta di attacco contro il povero don Bosco. Scendevano a turno a Valdocco, a disputare con me, persuasi che nessuno potesse resistere ai loro argomenti. I preti cattoli­ci, secondo loro, erano tutti gonzi, e con due parole si poteva­no mettere nel sacco.     Venivano a volte da soli, a volte in due, altre volte a gruppi. Io li ascoltavo sempre, e siccome non sapevano rispondere alle mie. domande imbarazzanti, raccomandavo che si facessero ri­spondere dai loro ministri, e poi mi riferissero le risposte.Vennero Amedeo Bert, Meille, l'evangelicó Pugno, poi tanti altri. Cercavano di persuadermi a non parlare, a interrompere la stampa dei nostri libretti. Ma non ottennero nulla. Questo accese la loro ira. Credo opportuno riferire alcuni fatti.  « Lasci stare le Letture Cattoliche »     Una domenica sera del mese di maggio mi furono annun­ciati due signori che venivano per parlarmi. Entrarono e si com­plimentarono a lungo con me. Poi uno cominciò a dire:- Lei, signor Teologo, ha dalla natura un grande dono: quel­lo di farsi capire e leggere dal popolo. Perciò dovrebbe sfrutta­re questo dono prezioso in cose utili per l'umanità, mettendosi al servizio della scienza, delle arti, del commercio.- Il mio tempo è tutto assorbito dalle Letture Cattoliche, a cui voglio dedicare ogni mia forza.- Sarebbe molto meglio che scrivesse qualche buon libro per la gioventù: un volume di storia antica, un trattato di geo­grafia, o di fisica, o di geometria.- E perché, secondo voi, non dovrei dedicarmi alle Letture Cattoliche?- Perché sono argomenti fritti e rifritti.- Questi argomenti sono già stati trattati in opere di cultu­ra, è vero. Ma nessuno li ha affrontati in maniera popolare. Ed è proprio questo lo scopo delle Letture Cattoliche.- Questo lavoro, però, non le porta nessun vantaggio ma­teriale. Se si mette invece a scrivere i libri che le abbiamo sug­gerito, avrà un notevole guadagno da impiegare nel meraviglioso istituto che la Provvidenza le ha affidato. Possiamo addirittu­ra anticiparle una buona somma (mi porsero quattro biglietti da mille lire). E le assicuriamo che non sarà la nostra ultima offerta: le porteremo somme maggiori.- Perché volete darmi tanto denaro?- Per incoraggiarla a scrivere le opere che abbiamo sugge­rito, e per collaborare al suo splendido Oratorio.- Scusatemi, signori, se non accetto il vostro denaro. Io non scriverò nessun altro libro. Continuerò a lavorare alle Let­ture Cattoliche.- Ma è un lavoro inutile.- Se è un lavoro inutile, perché preoccuparsi tanto? Per­ché spendere denaro per farmi smettere? «Se esce di casa, è sicuro di rientrare?»     - Pensi bene a quello che fa. Rifiutando lei danneggia la sua opera, si espone a conseguenze e a pericoli...- Signori, capisco molto bene quel che volete dirmi. Ma vi dico chiaro e tondo che quando sto dalla parte della verità non ho paura di nessuno. Facendomi prete, mi sono consacra­to al bene della Chiesa e della povera gente. E intendo conti­nuare a lavorare per questo, anche scrivendo e stampando le Letture Cattoliche.- Lei fa male - dissero con voce minacciosa alzandosi in piedi. - Lei fa male, lei ci insulta. Se esce di casa, è sicuro di rientrare?- Voi non conoscete i preti cattolici, signori. Finché vivo­no, lavorano per compiere il loro dovere. Se per far questo do­vessero morire, per loro sarebbe la più grande fortuna, la mas­sima gloria.In quel momento li vidi così irritati che temevo mi picchias­sero. Mi alzai, misi una sedia tra me e loro, e aggiunsi:- Se volessi usare la forza, non avrei nessuna paura di voi. Ma la forza dei preti è la pazienza e il perdono. Andatevene. Aprii la porta della camera:- Buzzetti, dissi, conduci questi signori fino al cancello. Non conoscono bene la strada.Rimasero confusi. Borbottarono:- Ci rivedremo in un momento più opportuno.     Se ne uscirono con la faccia e gli occhi rossi di sdegno. Questo fatto fu pubblicato da alcuni giornali, e fu riferito in lungo e in largo dall'Armonia.

 

 

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