L'iniziazione cristiana dell'adulto sarebbe il caso “normale”; il battesimo del bambino invece sarebbe una sorta di “eccezione”, non nel senso statistico del termine ovviamente, ma nel senso qualitativo. Il caso “normale” costituirebbe la norma di fondo alla quale riferirsi per intendere ciò che conviene in tutti gli altri casi.
del 05 dicembre 2011
3. Il paradigma e l’eccezione
          Le strategie (o forse solo la lingua) della pastorale ecclesiastica cattolica dopo il Concilio Vaticano II accordano dunque un deciso privilegio alla prospettiva sintetica definita dalla figura dell’iniziazione cristiana per intendere in generale il processo attraverso il quale si diventa cristiani. Tale privilegio appare nominalmente raccomandato da ragioni per così dire “filologiche”, connesse cioè al resourcement, al ritorno dunque alle fonti, a quelle bibliche e insieme patristiche; la Bibbia e la stagione patristica sono infatti, certo per ragioni diverse e con connotazioni diverse, all’origine obiettiva del sistema liturgico della Chiesa. Al di là degli argomenti “filologici” ai quali viene fatto appello formale operano nella stessa direzione argomenti non detti, o detti in maniera incerta e solo marginale, di carattere più fondamentale; mi riferisco alle ragioni connesse al superamento di una concezione ingenuamente dottrinale della verità cristiana, e quindi una correlativa concezione della fede quale assenso intellettuale; il gergo dell’iniziazione, grazie alle sue connotazioni antropologiche (per altro imprecise e indefinite), insinua una comprensione del processo del venire alla fede di carattere non intellettualistico, ma pragmatico ed – per così dire – esperienziale; si può diventare cristiani unicamente mediante una concreta esperienza di incontro; s’intende certo d’incontro con Cristo, ma s’intende anche d’incontro con una comunità, addirittura con un mondo, con la Chiesa stessa intesa come mondo, come luogo di “cosmologizzazione” della realtà [35].
           L’uso privilegiato della categoria di iniziazione, pur raccomandato da ragioni molteplici e non adeguatamente approfondite, riflette in ultima istanza l’esigenza di accordare maggiore attenzione alla complessità antropologica della fede, e quindi anche del processo mediante il quale si perviene alla fede. E tuttavia il privilegio della categoria di iniziazione opera insieme nel senso di pregiudicare l’approfondimento antropologico del processo di accesso alla fede cristiana e delle ragioni che lo rendono tanto arduo e improbabile nelle condizioni culturali presenti. Opera in tal senso – proponiamo in tal modo la tesi che cercheremo poi di approfondire – il privilegio del codice rituale, che è conseguente all’iniziale privilegio della categoria dell’iniziazione. Il riferimento all’istituzione del catecumenato antico induce ad una rappresentazione del processo intero del venire alla fede come processo rituale; anche il momento “profano” dell’itinerario verso la professione battesimale della fede è inteso a procedere dal processo rituale, e come momento di quel processo.
          Strettamente legato al privilegio del quadro simbolico complessivo dell’iniziazione è poi l’altro privilegio, quello accordato alla figura del battesimo degli adulti per capire la figura del battesimo in genere. Appunto questo secondo privilegio legittima la conseguente considerazione del processo definito dalla tradizione catecumenale antica come modello a procedere dal quale intendere lo stesso battesimo dei bambini, o rispettivamente intendere il “completamento” negli anni della fanciullezza o dell’adolescenza del battesimo celebrato negli anni dell’infanzia; quel battesimo sarebbe per se stesso ancora incompiuto; soltanto la raggiunta età della ragione consentirebbe la celebrazione degli altri due sacramenti dell’iniziazione, che portano a compimento il battesimo. La restaurazione del catecumenato antico, disposta dall’auspicio del Vaticano II e realizzata mediante il RICA, diventa in tal modo il paradigma di ogni pastorale dell’iniziazione cristiana.
           Detto con formula sintetica, l’iniziazione cristiana dell’adulto è il paradigma, o addirittura la norma alla quale deve conformarsi – certo mutatis mutandis, adottando le correzioni che l’età imperfetta impone – la stessa celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione in età in ogni caso precoce. L’iniziazione cristiana dell’adulto sarebbe il caso “normale”; il battesimo del bambino invece sarebbe una sorta di “eccezione”, non nel senso statistico del termine ovviamente, ma nel senso qualitativo. Il caso “normale” costituirebbe la norma di fondo alla quale riferirsi per intendere ciò che conviene in tutti gli altri casi.
Descrive bene questo valore normativo del caso normale Pierpaolo Caspani nel suo recente manuale:
           Punto di partenza della riflessione non è dunque il battesimo dei bambini, bensì quello degli adulti; né si tratta del battesimo isolatamente considerato, bensì del battesimo preceduto dall’itinerario catecumenale e seguito, nella stessa celebrazione, da confermazione ed eucaristia. La prima acquisizione – il riferimento al battesimo degli adulti – rappresenta un dato ormai pacificamente recepito; a partire dagli anni ‘70, nella riflessione teologica è ricorrente l’affermazione secondo cui la forma tipica del battesimo è quella che coinvolge la persona adulta, che viene battezzata sulla base di una personale decisione di fede. Coerentemente, il battesimo dei bambini viene considerato figura “eccezionale” sotto il profilo della struttura teologica del sacramento. [36]
           Si parla qui dunque di una duplice acquisizione, che sarebbe seguita alla restaurazione del rito di iniziazione cristiana degli adulti. La prima acquisizione sarebbe il riconoscimento del valore privilegiato che assume il battesimo degli adulti per capire il battesimo in generale; e d’altra parte nel caso del battesimo degli adulti – è questa la seconda acquisizione – apparirebbe del tutto evidente il nesso strettissimo che lega i tre sacramenti, qualificati appunto come sacramenti dell’iniziazione; come pure appare evidente il nesso che lega i sacramenti al processo disteso del catecumenato.
Giuseppe Angelini
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