"Se il Vaticano ha così tanti soldi perché allora non..?": vi forniamo alcuni dati che potrebbero esservi utili al momento in cui qualcuno intavola questi discorsi...
del 25 maggio 2017
"Se il Vaticano ha così tanti soldi perché allora non..?": vi forniamo alcuni dati che potrebbero esservi utili al momento in cui qualcuno intavola questi discorsi...
Probabilmente con amici o conoscenti, o durante una cena, vi sarà toccato di rendere conto del Papa, della Verginità di Maria, del celibato sacerdotale, e di confutare tutte le versioni distorte delle dichiarazione del Papa che compaiono nei tabloid o in TV. E in mezzo a questi mucchi di roba, c’è sempre qualcuno che con grande sicurezza afferma: Il Vaticano è l’istituzione più ricca che esista, se vendesse tutto quello che ha, potrebbe eliminare la povertà nel mondo.
È vero che il Vaticano ha più potere economico di giganti mondiali come Walmart, Apple o Coca Cola? La rivista Fortune, specializzata in argomenti economici, ha pubblicato un articolo in cui respinge l’idea della “grande ricchezza del Vaticano”. Afferma al contrario che il Vaticano non si trova nemmeno tra i 500 più ricchi, nella sua famosa lista “Fortune 500”.
Affinchè possiate condividere con altri queste informazioni, desideriamo fornirvi alcuni dati che potranno essere molto utili al momento di parlare di finanze del Vaticano e della Chiesa.
In sintesi: I beni del Vaticano sono tesori dell’umanità. Preziosi come la prima lettera d’amore ricevuta dal coniuge, di immenso valore per noi (e forse per qualche eccentrico collezionista), ma non possono essere venduti. Nei suoi musei, il Vaticano possiede alcuni dei più grandi tesori artistici del mondo, accumulati in 2000 anni di storia della cristianità, per non parlare di tutte le opere pre-cristiane che pure si trovano in questi musei. Sebbene siano dei tesori, non possono però essere venduti.
Nel 2015 chiesero a papa Francesco se non sentisse talvolta la necessità di vendere i tesori della Chiesa. La sua risposta fu chiara: “Questa è una domanda facile. Non sono tesori della Chiesa, sono tesori dell’umanità”.
Per esempio: quando Giovanni Paolo II compì la sua prima visita in Brasile, dopo una cerimonia ruppe il protocollo, andò in una favela e visitò una famiglia. Commosso dall’incontro, lasciò loro il suo anello papale. Pensate che la famiglia lo abbia venduto per il suo peso in oro per comprare cibo e vestiario? No. È un tesoro che si conserva ancora nella cappella della favela. I poveri sono poveri, mica stupidi.
Non vogliamo dire che altri Papi siano stati cattivi amministratori, ma è vero che ci sono state irregolarità durante alcuni pontificati, che, lungi dal generare ricchezza, hanno indebitato il Vaticano. Per questa ragione papa Francesco ha avviato una nuova politica di amministrazione per alleviare il deficit.
L’austero stile di vita di papa Francesco non è semplice retorica; ha permeato il portafoglio del Vaticano e il modo di gestire le finanze di mese in mese. Per lui la gestione delle finanze è un pilastro della sua missione per aiutare i poveri e i disagiati. Papa Francesco ha detto che vuole una amministrazione del Vaticano più agile, più efficiente e più autosufficiente. Questo potrà rendere disponibili più risorse per le sue opere di carità.
“Il messaggio del Papa è stato chiarissimo: Facciamo soldi perché vadano ai poveri” ricorda José Zahara, membro del COSEA, una commissione pontificia incaricata della riorganizzazione economica del Vaticano.
Papa Francesco è considerato dalla rivista Fortune un manager di primo piano. Nel 2013, sotto di lui, il Vaticano ha avuto un piccolo attivo di 11,5 milioni di dollari, dimostrando che, sebbene si creda che il Vaticano sia una potenza economica a livello mondiale, se fosse un’azienda non farebbe mai parte della lista Fortune 500.
Nonostante la prudenza della sua amministrazione, nel 2013 la Santa Sede ha registrato entrate per 315 milioni di dollari, e uscite per 348 milioni di dollari, con un deficit di 33 milioni, per cui l’attivo serve a riempire un po’ di buchi, e nessuno sta nuotando nell’oro.
Il Papa non crede nei licenziamenti degli attuali impiegati, ma non crede nemmeno agli sprechi e all’inefficienza. Egli ritiene che il Vaticano funzionerebbe meglio con meno impiegati (presupponendo che essi facciano bene il loro lavoro e non vadano in pensione anticipatamente, il che comporterebbe maggiori spese per pensioni a lungo termine).
Quasi due terzi delle entrate vaticane servono a coprire i salari dei suoi 2886 impiegati. L’impiegato medio (compresi sacerdoti e religiosi) guadagna meno rispetto ai salari di mercato, circa il 25% in meno rispetto agli stipendi dei lavoratori italiani di aziende private. Tuttavia, sebbene abbiano salari più bassi, non pagano tasse e hanno coperture sanitarie e pensionistiche.
Sebbene il Vaticano abbia “succursali” in tutto il mondo, ciascuna delle circa 2800 diocesi è un’entità separata, amministrativamente indipendente, con il suo proprio bilancio e beni. Ciò è attestato dai rendiconti finanziari regolarmente pubblicati in ogni diocesi. La Chiesa è decentralizzata da un punto di vista economico; si può di fatto dire che il Vaticano sta per conto proprio.
È importante sapere che sebbene le diocesi del mondo mandino ogni anno denaro al Vaticano, la grande maggioranza di questo denaro è destinata alle attività missionarie o alle opere di carità sostenute dal Papa. Comunque questa somma è meno del 4,5% delle entrate totali.
Lo stesso si può dire dei beni immobili. Sebbene la Chiesa sia presente in tutto il mondo, gli edifici e i terreni non appartengono al Vaticano. Le diocesi e i 296 ordini religiosi diffusi nel mondo sono i proprietari di questi beni immobili e li amministrano per conto loro.
Il Vaticano ha pure delle proprietà, circa 2000. Si tratta per lo più di edifici di abitazione, affittati a gente che lavora in Vaticano a prezzi inferiori a quelli di mercato. Cioè: non producono denaro.
Il Papa riceve una gran quantità di regali, da manufatti a veicoli nuovi fiammanti, tutti donati con grande affetto. Tuttavia papa Francesco preferisce usare questi regali per finanziare le sue opere di carità. Per esempio nel 2014 l’azienda americana Harley-Davidson gli regalò una motocicletta. Papa Francesco non l’ha mai usata. Ha firmato il serbatoio del carburante e l’ha regatata alla associazione cattolica romana Caritas. La moto fu venduta all’asta per 210.000 euro e il denaro usato per restaurare un asilo per senza tetto e una mensa.
Detto questo, è chiaro che la Chiesa – cioè i Cardinali in Vaticano, ma anche tu ed io – dobbiamo sempre cercare di migliorare. Possiamo sempre fare qualcosa in più e ciascuno di noi deve fare la sua parte. Che tu sia un Cardinale, una suora, un parroco, un uomo/donna di affari o un adolescente, siamo tutti invitati a guardarci intorno e distinguere tra quello che è essenziale e quello che non lo è. Cosa conta di più nelle nostre vite? L’amore per le cose o quello per i nostri fratelli e sorelle? Perché non mettere a buon uso tutta quella roba che prende polvere nel ripostiglio? Perché non trasformare le nostre cose in doni per gli altri?
Ci sono molte spese che non producono entrate, ad esempio: la Radio Vaticana, che per mantenersi operativa conta su 330 impiegati e spende 37 milioni all’anno; in cambio raccoglie meno di un milione in pubblicità.
Le Nunziature Apostoliche, che sono le ambasciate in 113 nazioni, per funzionare hanno bisogno di oltre 30 milioni di dollari all’anno.
Il Vaticano è una città che deve avere entrate; la maggioranza di queste proviene dagli ingressi di turisti e pellegrini ai musei, per circa 130 milioni di dollari l’anno. Altre entrate, per circa 85 milioni di dollari l’anno, provengono da donazioni.
Per finanziarsi, il Vaticano, come tutti i paesi, fa investimenti. Possiede circa 920 milioni in azioni, obbligazioni e oro. Le sue riserve d’oro, collocate nella Riserva federale degli Stati Uniti, ammontano a 50 milioni di dollari. Il Vaticano ricava dai suoi investimenti tra i 15 e i 25 milioni di dollari. Malgrado faccia investimenti, ne ricava relativamente poco con cui pagare i suoi debiti.
Il dettaglio dei conti della Santa Sede può essere visto al sito:
http://www.catholicnewsagency.com/news/budget-keeping-at-the-vatican-in-transition-toward-a-new-era-33551/ (versione inglese)
https://www.aciprensa.com/noticias/vaticano-presenta-los-resultados-del-balance-economico-2014-40882/ (versione spagnola)
Forse il discorso più assurdo è quando la gente dice: “il Vaticano straripa di ricchezze. Se vendesse i suoi beni, i soldi potrebbero essere dati ai poveri”. Questa affermazione insinua che il Vaticano non aiuta i poveri e che certamente il Papa si alza tutte le mattine per nuotare in una piscina piena di soldi, circondato da un lusso straordinario, infischiandosene dei poveri. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità.
In tutta la storia, la Chiesa è l’istituzione che ha fatto di più di ogni altra al mondo per aiutare i poveri e gli invalidi, i malati e gli orfani. Nessun’altra istituzione sostiene altrettanti ospedali, ricoveri per senza tetto, centri di assistenza agli anziani, orfanatrofi, scuole, università, ecc.
Terminiamo con una nota positiva. La rivista “Fortune”, parlando dell’amministrazione di Papa Francesco evidenzia che gli affari economici gli stanno davvero a cuore. Sebbene alcuni possano credere che il Vaticano sia tra le più ricche istituzioni del mondo, non è così. Malgrado ciò, con i soldi che ha, il Vaticano aiuta in modo significativo i poveri, i malati e gli oppressi.
Gigliola Puppi
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