8. Espressioni ed echi dell'attività di Don Bosco

Quando Don Bosco sa o incontra alcuno più dalla squallidezza immiserito,non lo perde più d'occhio,lo conduce a sua casa,lo ristora...

8. Espressioni ed echi dell'attività di Don Bosco

da Don Bosco

del 11 gennaio 2007

TESTI

 

 

L’Oratorio di don Bosco presentato in una rivista per insegnanti e educatori (1849)

 

 

Riunione del Comitato Centrale della 'Società d’Istruzione e d’Educazione' del 3 maggio 1849.+

 

       (...) L’ordine chiamava appresso le proposte per simile istituzione di scuole normali per le maestre nelle provincie. Ma il bel desiderio di segnalare alla stima della società, ed alla cognizione dei buoni tutti quegli istituti privati tenuti da persone generose, i quali senza rumore e quasi nell’ombra servono a educare un gran numero di fanciulli dell’uno e dell’altro sesso fece trarre fuori alla luce parecchie scuole ed esercitazioni ignote in gran parte, in un coi nomi dei loro benemeriti direttori, i quali pressochè tutti appartengono al clero torinese. L’adunanza fu commossa sentendo i ragguagli che venivano sulle bocche di vari soci, richiamati quasi l’uno dall’altro; e deliberò, che si facesse un cenno onorato di ciascuno nel giornale della società.

      Il primo adunque che venne nominato fu il Teologo della Porta, Parroco di N.S. del Carmine, il quale già da qualche tempo ha istituita una scuola privata per le maestre. Il secondo fu il Sacerdote D. Francesco Cocchi vicecurato all’Annunziata, il quale fa scuola in quella parrocchia alle fanciulle, in quell’ora, che sola esse hanno libera dal loro lavoro, che è al dopo pranzo; simile scuola ad ambi i sessi tiene nell’Oratorio di S. Filippo in Vanchiglia tutti i dì festivi. Altro benemerito fu nominato, il Sacerdote D. Bosco, il quale raccoglie nell’Oratorio di S. Francesco di Sales quasi 300 fanciulli, ove li catechizza, li istruisce, e li esercita in giuochi ginnastici.

      Anche il nome di un sacerdote similmente benemerito delle provincie risuonò nell’adunanza, e fu quello del teol. Borelli di Castagnole il quale ha nella sua parrocchia istituita una simile scuola d’istruzione e di esercizio. Fu pur ricordato il Vicario Foraneo di Busca signor teol. Vacchetta, il quale aiutato dall’operosa carità della signora vedova Garro, raccolse nell’autunno del 1835 i poveri fanciulli di ambi i sessi lasciati orfani e privi d’ogni mezzo di sussistenza dal terribile flagello del Cholera-morbo. Altri finì coll’accennare ancora un riscontro in Torino nel Sacerdote teologo Carpano il quale ha istituito una scuola d’istruzione e d’esercizi varii a Porta Nuova. Di questi ed altri simili ragguagli prese incarico il professore Danna, il quale ce gli verrà distinguendo più esattamente nella parte di questo giornale, che è intitolata Cronichetta.

 

 

       CRONICHETTA + di Casimiro Danna1

 

       (...) Mentre il Racheli lo spirito educativo diffonde sulle classi che possono inviare i loro figliuoli alla scuola, un altro non men generoso pensa ai figliuoli di quelle che o sono talmente misere che non possono, o talmente dall’ignoranza abbrutite che trascurano dare ogni barlume d’istruzione, ogni sentimento alla loro prole che si trascina nel fango, 'ultimo anel della social catena'. Io voglio dire la scuola domenicale di D. Bosco, sacerdote che non posso nominare senza sentirmi compreso della più schietta e profonda venerazione. Fuori di porta Susa in quel gruppo di case, che tutti conoscono sotto la comune denominazione di Valdocco egli stabilì un oratorio intitolato di S. Francesco di Sales. Non a caso e non invano. Perchè più che il titolo, lo spirito di quell’apostolo ardente del diritto zelo che smisuratamente in cuore avvampa, trasfonde nel suo istituto quest’ottimo prete, il quale ha consacrato se stesso ad alleggerire i dolori del popolo misero, nobilitandolo ne’ pensieri. E sarà lode assai il raccontar quel che fece, e fa tuttodì mostrando come la religione nostra sia religione di civiltà. Egli raccoglie ne’ giorni festivi, là in quel solitario recinto da 400 a 500 giovanetti sopra gli otto anni, per allontanarli da pericoli e divagamenti, e istruirli nelle massime della morale cristiana. E ciò trattenendoli in piacevoli ed oneste ricreazioni, dopo che hanno assistito ai riti ed agli esercizi di religiosa pietà, lui pontefice e ministro, maestro e predicatore, padre e fratello, colla più edificante santimonia compiti. Loro insegna inoltre la Storia Sacra e l’ecclesiastica, il Catechismo, i principii d’aritmetica: gli esercita nel sistema metrico decimale e quei che non sanno, anco nel leggere e scrivere.

       Tutto questo per l’educazione morale e civile. Ma non trasanda la fisica, lasciando che nel cortile posto a fianco dell’oratorio e chiuso d’ogni intorno, che negli esercizi ginnici, o trastullandosi colle stampelle o all’altalena, colle piastrelle o ai birilli crescano, rafforzino la vigoria del corpo. L’esca con cui attrae quella numerosissima schiera oltre i premi di qualche pia immagine, oltre le lotterie, e talvolta qualche colazioncella, si è l’aspetto sempre sereno, e sempre vigile nel propagare in quelle anime giovanette la luce della verità e del vicendevole amore. Pensando il male che evita, i vizi che previene, le virtù che semina, il bene che fruttifica, pare incredibile che l’opera sua potesse avere impedimenti e contrarietà. E per parte di chi? per parte di coloro ai quali molti difetti si possano perdonare, ma non l’ignoranza; che l’educare dovrebbero riputare parte nobilissima del ministero evangelico; che dovrebbero anzi ringraziare Don Bosco. Perocchè ben lungi di distogliere dalle pratiche di religione i giovanetti, è tutto volto ad istruire in essa coloro, che abbandonati dai genitori non andrebbero mai alla parrocchia, o andandovi potrebbero sfuggire all’influenza benefica de’ catechizzanti. La povertà di moltissimi meschinetti fa comparire agli occhi del mondo le loro anime meno preziose, e talvolta alcuni degli operai evangelici non si prendono così sollecito pensiero a coltivare la pietà, massime nelle città popolatissime, quando si presenta sotto lacere vesti. Perciò in queste alligna la mala semenza de’ vizi, e mentre dai tribunali severe pene promulgansi contro i disordini infesti alla società, intanto dentro le proprie mura s’allevano i malfattori. Già da sette anni incominciato l’istituto di D. Bosco, con sapienza più che regale venne protetto da Carlo Alberto che bene ravvisò l’utile immenso che può recare alla pubblica moralità. E tanto va via crescendo l’affluenza de’ giovani, che si dovette ripartire in due. E un altro oratorio detto di S. Luigi, quindi s’aprì a Porta Nuova tra il viale de’ Platani e quello del Valentino diretto dal sig. Teologo Carpano pio zelante e già degno collaboratore di lui che lodiamo. Una tuttavia è la vita, uno lo spirito, uno lo scopo de’ due oratorii. Anche un terzo s’era già iniziato in Vanchiglia mercè le sollecite cure del Vicecurato dell’Annunziata D. Cocchis, ma, o quanto mi duole che per non so quali motivi sia cessato!

 Ma quello che dà massimamente a D. Bosco diritto alla gratitudine cittadina si è l’ospizio, che là nella stessa casa dell’oratorio, dischiuse a’ fanciulli più indigenti e cenciosi. Quando egli sa o incontra alcuno più dalla squallidezza immiserito, non lo perde più d’occhio, lo conduce a sua casa, lo ristora, lo sveste de’ luridi, gl’indossa nuovi abiti, gli dà vitto mane e sera, finchè trovatogli padrone e lavoro sa di procacciarli un onorato sostentamento per l’avvenire, e può accudirne con maggior sicurezza l’educazione della mente e del cuore. Alcuni sacerdoti concorrono ai molti dispendi che quest’opera inestimabile richiede. Ma la maggior parte la sostiene del suo questo verace ministro di Colui, che si disse mite e ricreatore degli spiriti travagliati. O l’esempio imitabile che ei porge agli altri come s’abbiano ad usare le ricchezze! Non sempre giova abbandonare in un tratto ogni rendita di bene terreno, che può in mani provvide farsi strumento di carità generosa. La povertà sta nell’animo alieno così dalle ricchezze che non si posseggono, come da quelle che si hanno.

 

 

NOTE:

+ 'Giornale della Società d’Istruzione e d’Educazione' 1 (1849) maggio, p. 240.

Il Giornale della Società d’Istruzione e d’Educazione esce lungo il 1849, come continuazione de L’Educatore, mentresi struttura rapidamente la Società di istruzione e d’educazione (già costituita il 1º marzo), che lo fonda e gestisce: 'un giornale che è vincolo de’ comitati e de’ soci sparsi ed è il pubblico rendiconto della Società al paese'. A parte il primo anno, necessariamente irregolare, mediamente la rivista appare in fascicoli mensili di 64 pagine (in realtà sono 8 nel 1849, 12 nel 1850, 13 nel 1851, 11 nel 1852 con dimensioni differenti). Nei primi tre anni il materiale è distribuito nelle seguenti Parti: I. Studi critici scientifici, letterari, statistici relativi all’istruzione e all’educazione. II. Atti della Società. III. Atti ufficiali delle Università (1851: Atti ufficiali della Pubblica Istruzione). IV. Miscellanea, bibliografia e corrispondenza; nel quarto e ultimo: I. Storia dello stato e dei progressi dell’istruzione universitaria, secondaria, primaria e tecnica nell’interno ed all’estero. II. Lavori teorici e pratici sui quattro rami dell’istruzione pubblica e specialmente sulla primaria. III. Atti della Società e dei comitati. IV. Sunto degli atti ufficiali della pubblica istruzione.

 Per il 1853 la Società decide di scindere la rivista in due periodici settimanali: L’Istitutore, ceduto dal prof. Dom. Berti che ne rimane direttore, per le scuole tecniche e primarie, e la Rivista delle Università e dei Collegi per le scuole secondarie e le università. Cfr. G. CORALLO, La Società d’Istruzione e d’Educazione e la sua attività, in 'Rassegna di pedagogia' 10 (1950) 70-87.

+ 'Giornale della Società d’Istruzione e d’Educazione' 1 (1849) luglio, pp. 459-460.

1 Casimiro DANNA (1806-1884), di Mondovì come il Garelli, autore di testi scolastici di lingua e letteratura italiana, ma anche cultore di pedagogia. Fu reggente della cattedra di pedagogia, istituita presso l’università di Torino nel 1845; nel 1847 assunse la cattedra di Instituzioni di belle lettere, mentre veniva nominato a pedagogia G.A. Rayneri.

Pietro Braido

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