Man mano che le nostre scuole si moltiplicavano, si molti­plicava anche il numero dei ragazzi. Nei giorni di festa era or­mai impossibile accoglierli tutti nel cortile e nella chiesa.
del 09 maggio 2011
 
Battaglia delle lavandaie
     Man mano che le nostre scuole si moltiplicavano, si molti­plicava anche il numero dei ragazzi. Nei giorni di festa era or­mai impossibile accoglierli tutti nel cortile e nella chiesa.D'accordo con don Borel pensai allora di aprire un secondo Oratorio in un altro quartiere della città. Affittammo una pic­cola casa a Porta Nuova sul viale del Re (ora Corso Vittorio Emanuele Il), che la gente chiamava viale dei Platani per le piante che lo fiancheggiavano.     Per avere quella casa abbiamo dovuto ingaggiare un'acca­nita battaglia con le persone che l'abitavano. Erano lavandaie, e non volevano cederci la casa a nessun costo, disposte a far crollare il mondo. Ma le prendemmo con le buone, pagammo loro una indennità, e risolvemmo la faccenda senza far scop­piare la guerra.Della casa e del prato per i giochi era proprietaria la signora Vaglienti, che poi lasciò erede il cavalier Giuseppe Turvano. L'af­fitto era di lire 450 all'anno. L'Oratorio fu dedicato a san Lui­gi Gonzaga. I tentativi non sempre riescono     L'inaugurazione fu fatta da me e da don Borel il giorno del­l'Immacolata Concezione 1847. Moltissimi ragazzi cominciarono a frequentarlo, e così la massa compatta che invadeva ogni do­menica l'Oratorio di Valdocco si diradò un poco.La direzione fu affidata a don Giacinto Carpano, che per alcuni anni prestò la sua opera completamente gratuita. Il re­golamento scritto per l'Oratorio di Valdocco fu integralmente adottato anche per quello di san Luigi.     In quel medesimo anno, per ospitare un numero più consi­stente di ragazzi, comprammo tutta la casa Moretta. Ma i mu­ratori che cercarono di adattarla trovarono le mura troppo fra­gili. Finimmo per rivenderla, tanto più che ci venne offerto un prezzo molto vantaggioso. Comprammo invece 3800 metri qua­drati di terreno dal Seminario di Torino. È il luogo dove furo­no poi fabbricati la chiesa di Maria Ausiliatrice e l'edificio dei laboratori per i nostri giovani artigiani. 
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