Quello che previene l'abuso, è un buon rapporto con i propri genitori. È questa la salvaguardia, il muro di difesa a protezione dei figli. Se richiesti o, se esiste il problema, loro stessi devono aiutare i figli a distinguere un «atto » cattivo di libidine, dal gesto di affetto di chi ama ed esprime, con il linguaggio del corpo, l'amore paterno o materno. Forse non c'è neppure bisogno di spiegarglielo: i bimbi, sono in grado di intuire la sgradevolezza di certe carezze, di gesti non limpidi da parte di adulti che non conoscono o che temono, pur conoscendoli.
del 18 gennaio 2008
Che i bambini siano un peso, che costi mantenerli, che limitino la libertà, che richiedano pazienza, lo sanno tutti; che siano vittime di violenza, lo si sa oggi più di ieri, perché i giornali da tempo hanno alzato il sipario su quanto avviene nel mondo dei poveri, ma anche in quello dei ricchi. Un po’ meno si sa sulle vittime degli abusi sessuali, violenze che si consumano anche dentro le mura domestiche e denunciano quanto poco conti un bimbo o una bimba agli occhi di gente incapace di amare, che fa pagare ai piccoli, che non sono in grado di difendersi, la loro immaturità. Le cifre del reato sono in aumento; fossero anche poche, il crimine commesso contro un bimbo o un adolescente, è gravissimo per le conseguenze che lascia nel suo fisico e nel suo cuore: sensi di colpa, di ansia, di vergogna, alterazione dell’umore, disturbi dell’alimentazione, inadempienze scolastiche, paura degli adulti o atteggiamenti seduttivi nei loro confronti.
Ma scopo del mio intervento non è descrivere segni comportamentali o fisici evidenti in chi ha subito l’abuso (ad es. ferite, graffi, difficoltà nel camminare e nell’attività fisica) quanto indicare alcune linee di prevenzione, evitando di esasperare il problema o di nutrire eccessive ansie o drammatizzazioni, denunce facili, che hanno portato persone innocenti a processi umilianti, a drammi familiari e, in alcuni casi, al suicidio tentato o riuscito.
Gli stessi magistrati che indagano sui vari casi sono molto prudenti, perché è facile sbagliare e cadere nella trappola di mistificatori di pochi scrupoli. Molti ricordano la vicenda di un maestro dell’hinterland milanese, accusato ingiustamente, che ha perso, innocente, il posto di lavoro e la credibilità di fronte agli stessi familiari, ai vicini, al paese, con fotografie sui giornali e smentite di tre righe al termine del processo.
Quello che previene l’abuso, è un buon rapporto con i propri genitori. È questa la salvaguardia, il muro di difesa a protezione dei figli. Se richiesti o, se esiste il problema, loro stessi devono aiutare i figli a distinguere un «atto » cattivo di libidine, dal gesto di affetto di chi ama ed esprime, con il linguaggio del corpo, l’amore paterno o materno.
 Forse non c’è neppure bisogno di spiegarglielo: i bimbi, sono in grado di intuire la sgradevolezza di certe carezze, di gesti non limpidi da parte di adulti che non conoscono o che temono, pur conoscendoli.
Compito dei genitori è educarli a conoscere, stimare ed amare il proprio corpo, anche attraverso una corretta igiene, insegnando ai ragazzi e alle ragazze a dire dei «no» a chi intende importunarli con gesti e parole dolci, a volte con minacce.
Se dovesse accadere qualcosa di sbagliato, i genitori attenti se ne accorgono subito. Chi non se ne accorge o lo fa troppo tardi, è perché è distratto da mille cose, vive distaccato dai figli, oppure fa finta di non vedere perché è coinvolto in prima persona o, in alcuni casi, è coinvolta gente amica, familiare.
In caso di dubbio, parlare con persone esperte, chiarire la situazione, senza paura di minacce di chi ha abusato. Il bimbo va salvato, difeso: «La prima volta che ho visto mio marito usare violenza nei confronti del mio G., lo credetti un incubo, una mia immaginazione. Sono uscita di casa, spaventata ma incredula, la seconda volta, l’ho denunciato! ».
Un’altra attenzione da usare: quando i ragazzi sono vittime di questi gesti dissennati e criminosi, hanno vergogna e paura a parlare con le stesse persone che vogliono loro bene: si deve metterli a proprio agio, aiutandoli a capire che ci sono segreti buoni e segreti spiacevoli, pesi difficili da portare: «Non è colpa tua! Siamo qui per darti una mano!».
Anche questa è una sfida educativa che dobbiamo raccogliere per amore dei figli, ai quali non abbiamo chiesto neppure il permesso di venire al mondo e, dal momento che ci sono, vanno aiutati a crescere bene. In alcune scuole sono stati avviati percorsi di prevenzione con qualche diffidenza iniziale da parte delle famiglie. Non sono in grado di esprimere una valutazione sui risultati dell’esperienza. Io personalmente vedrei bene questi corsi rivolti a genitori ed educatori: per sensibilizzarli ed aiutarli a capire e prevenire.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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