Ad un giovane sacerdote

Giorni fa un carissimo amico è stato ordinato sacerdote, mi permetto di rendere pubblica la lettera che gli ho scritto nella vigilia della sua ordinazione, perché penso che possa essere utile anche ad altri (e spero che lui non me ne voglia).

Ad un giovane sacerdote

Giorni fa un carissimo amico è stato ordinato sacerdote, mi permetto di rendere pubblica la lettera che gli ho scritto nella vigilia della sua ordinazione, perché penso che possa essere utile anche ad altri (e spero che lui non me ne voglia)

Carissimo Alessandro,

Cosa posso dirti mentre sei sulla soglia di questa vertiginosa avventura che io stesso confesso di non aver ancora compreso a fondo? Quali consigli darti, ammesso che tu voglia consigli da me?

Mi viene in mente il grande Rilke che in una famosa lettera ad un giovane poeta scriveva: "Nessuno può darle consiglio o aiuto, nessuno. Non v'è che un mezzo. Guardi dentro di sé".

Anche tu vuoi essere un poeta, in quella forma estrema di poesia che è il sacerdozio (dato che neppure prendo in considerazione l'ipotesi che tu voglia darti alla carriera ecclesiastica) ed allora anche a te possono applicarsi queste parole, che in fondo si riassumono in una sola: Sincerità.

Spietata, ferrea, lucida, determinatissima sincerità. È tutto ciò che ti serve in effetti.

Sii sincero innanzitutto con Dio: per quel poco che Lo conosco ho imparato che non gli piacciono i poeti di corte, gli amici di Giobbe, quelli che pregano solo citando qualche grande autore, passato o presente, quasi che non abbiano una mente ed un cuore propri. Del resto lo capisco, se tu fossi una donna ti piacerebbe che il tuo amato ti parlasse solo usando parole di altri? Pensa a Cyrano de Bergerac.

Non c'è niente di male nei libri di orazione, purché tu ricordi che i banchi di una chiesa son diversi dalle panche di una biblioteca, purché non dimentichi che la preghiera è un corpo a corpo, una lotta per la vita, un amplesso amoroso, un inseguimento affannoso, una scalata, la demolizione di un muro tutto fuori che una pacata conversazione al caminetto.

Mi fanno sorridere quelli che dicono di "parlare con Dio come un amico", no, Alessandro, se non sei Mosè, ed ammettilo sei troppo giovane per esserlo, non provarci nemmeno. Dio è fuoco divorante, deserto assassino, torrente in piena, madre premurosa, squillo di trombe, guerriero e re, medico e maestro, ma amico? Certamente non nel senso che di solito si dà a questa parola. Se è un amico è il più esigente, determinato e misterioso che abbia mai conosciuto. Tra amici si parla alla pari e come potresti essere pari al tuo Signore e Maestro? L'amico è colui che si prende cura della tua umanità, ma il Signore invece la condurrà alla croce e al sacrificio.

Ma sincero sì, sincero con Lui devi esserlo. Fino alla bestemmia, che certe bestemmie a volte son preghiere, fino a gridargli quando ti prenderà (e ti prenderà, fidati) il disgusto per la tua missione, senza nascondere i tuoi dubbi e le tue paure e confessargli senza timore tutti i movimenti del tuo cuore, anche i pi√π impercettibili e segreti.

Solo così scoprirai che sì il fuoco, il deserto, il torrente sono davvero tuoi amici, ma lo sono solo dopo che te ne sei lasciato bruciare, inaridire e travolgere. Solo così scoprirai la folle ed impensabile gioia che si trova appesa alla croce ed imparerai la danza del crocefisso, l'immagine che ho scelto per il mio venticinquesimo, solo così conoscerai la pace immensa che dilaga nel cuore che si è lasciato spezzare. La pace che sgorga dall'aver crocefisso il proprio egoismo e aver messo tutto di sé a servizio dell'Amore.

Sii sincero con te stesso: i maggiori mali nella vita spirituale vengono dalla negazione della realtà, chiama con il loro nome i tuoi peccati e le tue tentazioni, solo così potrai guarirne e scendere fino in fondo alla tua anima per trovare in essa la luce che ti farà risorgere. Solo a prezzo di una spietata verità potrai aprire la botola che ti separa dall'acqua viva che dentro te mormora "vieni al Padre".

Riconosci la verità di ciò che ti rende felice e non temere la tua umanità. Ama appassionatamente, canta con tutta la voce, piangi forte e ridi ancor più forte, abbi il coraggio di rischiare sempre tutto, perché attingi ad una fonte inesauribile e non verranno mai a mancarti le forze. Non cominciare mai una battaglia, ma finiscile tutte.

Molti si illudono che per assomigliare a Dio si debba cercare di essere come angeli. La mia esperienza invece mi dice che chi vuole assomigliare ad un angelo finisce piuttosto con il rendersi simile ad un fantasma, senza spessore, né forma, né colore.

Tu non hai un corpo, tu sei un corpo. E il tuo corpo si porta con sé tutto un mondo di odori e sensazioni e passioni che sono poi il colore e la bellezza della vita. Impara a farne la cetra della tua lode. Non negarli mai, anche se ti faranno male. Non fuggire l'onda, ma cavalcala con coraggio se vuoi fartene portare lontano.

Sii sincero con gli uomini, specialmente con quelli che ti saranno affidati.

Gli uomini di oggi hanno un estremo bisogno di verità, di essere orientati nelle loro scelte, di essere illuminati nella loro confusione, in una parola di un maestro, ma non ti accetteranno come maestro se non sapranno che possono fidarsi di te e non si fideranno se non raggiungerai la loro mente passando prima attraverso il cuore. Ed al cuore non si mente. Cor ad cor loquitur, solo usando il tuo cuore potrai parlare al loro.

Non aver paura di mostrarti debole e ferito se lo sei, non è a te stesso che devi condurli, ma all'unico Salvatore che è Gesù, quindi non è a te che devono affidarsi, ma a Lui. Tu sei la guida, non la Terra promessa, ed a te quindi si chiede una cosa sola: di conoscere la strada e di condurre senza tentennamenti su quella via. Anzi, se sarai debole e stanco a volte questo sarà un vantaggio, perché ti farà comprendere meglio la stanchezza e la debolezza delle persone che ti sono affidate.

Hai paura Alessandro in questo giorno? Fai bene ad averne, perché stai per sedere al posto di Dio. Mi fermo spesso a pensare allo sgomento di Pietro, quando per la prima volta i dodici gli avranno detto che toccava a lui presiedere e spezzare il pane, a lui che aveva tradito e rinnegato. Come si sarà sentito? Cosa avrà pensato quel giorno? Posso solo immaginarlo, ma non credo che sia molto lontano da ciò che anche io sento ogni Venerdì Santo facendo la mia prostrazione, da ciò che tu sentirai domani mettendo le tue mani in quelle del vescovo.

Dio ti benedica amico mio ed attraverso te benedica tutti gli uomini che amerai e servirai, poiché di te farà un grande popolo.

Don Fabio Bartoli

http://lafontanadelvillaggio2.wordpress.com

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