Coraggio, dunque, miei cari, datevi per tempo alla virtù, e vi assicuro che avrete sempre il cuore allegro e contento, e conoscerete per prova quanto sia dolce e soave servire il Signore!
del 05 gennaio 2011
         Ricordati del tuo Creatore nel tempo della tua gioventù         Don Bosco, dopo aver fatto riflettere i suoi ragazzi sulla necessità di conoscere Dio per amarlo, ammirandone la bellezza attraverso le meraviglie del creato, insiste sull’importanza degli anni giovanili per costruire contemporaneamente l’uomo, il cristiano e il suo destino futuro. Scrive così ai suoi ragazzi: «Il Signore vi fa sapere che se voi comincerete a esser buoni in gioventù, lo sarete nel resto della vita, la quale sarà coronata con una eternità di gloria. Al contrario la vita cattiva cominciata in gioventù troppo facilmente si continuerà fino alla morte, e vi condurrà inevitabilmente all’inferno.
         Perciò, quando vedete uomini di età avanzata dediti al vizio dell’ubriachezza, del gioco, della bestemmia, per lo più potete dire che questi vizi cominciarono in gioventù.
         Il giovane che ha cominciato a percorrere una strada, non la cambierà quando sarà vecchio. Ah, figliolo, dice Dio, ricordati del tuo Creatore nel tempo della tua gioventù. Altrove dichiara fortunato quell’uomo che fin dalla sua adolescenza avrà portato il giogo dei comandamenti: fortunato quel giovane che avrà osservato la legge di Dio fin dalla sua adolescenza… Coraggio, dunque, miei cari, datevi per tempo alla virtù, e vi assicuro che avrete sempre il cuore allegro e contento, e conoscerete per prova quanto sia dolce e soave servire il Signore».
         Notiamo come Don Bosco non ha paura di parlare ai suoi giovani della morte e della vita oltre la morte, di felicità eterna o di fallimento definitivo. Non nasconde i vizi degli adulti del suo tempo, e non vuole si ripetano nei suoi giovani. Perciò ha il coraggio di chiedere a loro di sperimentare la felicità che solo Dio può dare, senza rimandare all’età adulta il servizio del Signore.
         Si raccoglie ciò che si è seminato
         In una “buona notte”, cioè un pensiero serale, che Don Bosco era solito dare ai suoi giovani, prima del riposo notturno, ritorna su questo argomento partendo dallo spettacolo della mietitura che i ragazzi vedevano in quei giorni: «Domani, giovedì, uscendo a passeggio vedrete che si taglia il grano. I contadini ne fanno manipoli, i quali, legati a fasci, prendono nome di covoni.
         Questo mi fa ricordare ciò che noi leggiamo tante volte nella Sacra Scrittura: “l’uomo mieterà ciò che ha seminato”. Ditemi un po’: se questi contadini che, tutti contenti, mietono ora il grano, e si rallegrano e gioiscono, non avessero fatta la fatica di seminare e di coltivare bene il campo e bagnarlo a tempo debito, potrebbero ora gioire nel raccolto? No, per certo, poiché per raccogliere bisogna seminare. Così sarà di voi, miei cari giovani; se ora seminerete, avrete poi la gioia di fare un bel raccolto a tempo debito. Ma chi vuole scansar la fatica del seminare, quando sarà venuto il tempo del raccolto, morrà di fame.
         E state attenti a questo testo dello Spirito Santo: “Ciò che si semina, questo si raccoglie”. Il raccolto è della natura della seminagione. Se si semina grano, si raccoglie grano; se meliga, meliga; se si semina orzo, si raccoglie orzo; se avena, avena; se loglio o zizzania, si raccoglie loglio o zizzania.Se voi volete che il raccolto sia buono, di cose utili, seminate cose buone ed utili; ma ricordatevi che, sebbene costi un po’ di fatica il seminare, ciò non è nulla in confronto della gioia che si avrà nel raccolto. Il contadino in ciò è per noi di un esempio mirabile».
         Quanto preziose sono queste indicazioni per i giovani del nostro tempo. Gli stessi mezzi di comunicazione evidenziano la necessità e l’urgenza dell’azione educativa della famiglia e della scuola per prevenire i fenomeni di bullismo, di violenza delle bande giovanili, di razzismo.
         La stagione della semina
         L’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza sono le stagioni della vita privilegiate per seminare nelle menti e nei cuori dei giovani i semi delle virtù che renderanno amabile e virtuoso un uomo. Insegnare le virtù, prevenire e sradicare i vizi è l’opera più preziosa dei genitori, degli educatori e dei comunicatori sociali. Bisogna seminare nelle menti e negli animi dei ragazzi la bontà, la mitezza, la sincerità, la laboriosità, lo spirito di servizio e di sacrificio.         Mentre per il passato i libri e le antologie, già dei primi anni di scuola, erano ricche di testi che esaltavano queste virtù, viene adesso spontaneo domandarci qual è stata l’azione educativa condotta dalla scuola, dai giornali e dalla televisione per i nostri ragazzi in questi decenni? Che cosa hanno seminato nelle loro menti attraverso i cartoni animati violenti, i videogiochi, le fiction, internet con i richiami erotici quotidiani?
         Un certo permissivismo di alcuni genitori ed educatori spiegano ciò che vediamo capitare nelle scuole, nelle strade, negli stadi, nelle discoteche.
         Sempre in quel pensiero serale di Don Bosco possiamo ammirare la sua freschezza educativa nel dialogo con il ragazzo più discolo tra i suoi giovani ascoltatori: «Ancora una cosa. Affinché la semente prosperi bene e dia frutto, va seminata a suo tempo; il grano d’autunno, la mèliga di primavera, e via di seguito. Se non si semina a suo tempo, il raccolto va fallito. Ora qual è la stagione in cui si deve seminare per l’uomo? Me lo dica un po’ il tale. (Chiamò per nome uno dei giovani che era il più discolo della Casa):
– La primavera della vita, cioè la gioventù.– E chi in gioventù non semina?– Non raccoglie in vecchiaia.– E che cosa è che bisogna seminare?– Buone opere.– E chi semina zizzania?– Raccoglierà spine in vecchiaia.– Bene, bene, tienilo a mente quello che hai detto e si tenga bene a mente da tutti; poiché ne hai bisogno tu e ne hanno bisogno tutti!»
         Tempo privilegiato per la semina
         Per Don Bosco momenti privilegiati per la semina spirituale nell’animo dei giovani erano i giorni di ritiro spirituale. Ecco come presentava in quelle occasioni la sua riflessione circa la salvezza dell’anima che ordinariamente dipende dagli anni della giovinezza: «Al contrario non ho mai udito che uno sia stato contento in punto di morte del male che aveva commesso. La ragione di ciò è assai chiara.
         Pensate, o miei cari figlioli; il male appaga per quel momento breve in cui si commette, ma poi non lascia altro che il rimorso. Il bene invece appaga il cuore mentre si fa e poi lascia una contentezza che dura tutta la vita. Al punto poi della morte quale dei due ci farà più piacere? Al ricordo desolante di aver praticato il male, sopraggiungerà il timore o almeno il dubbio del castigo tremendo di Dio. Il bene invece ci porterà in quel punto la certa speranza del premio.
         Oh, dunque non lasciamoci ingannare dal demonio.Con una buona confessione ritornate subito a riacquistare la perduta gloria di figli di Dio e la colpa non vi sarà più imputata in eterno».
         È utile qui richiamare tutta l’efficacia che Don Bosco attribuiva alla Confessione per la formazione della coscienza giovanile, di cui abbiamo largamente trattato negli articoli degli anni passati e raccolti adesso in un volumetto: Don Bosco confessa i suoi ragazzi, edito dalla Elledici.
         Concludiamo ancora con l’invito di Don Bosco: «Ecco, o miei cari giovanetti, come colui il quale vuole realmente divenir grande, ha bisogno di incominciare fin da giovane a percorrere coraggiosamente la via della virtù» (MB 6,99-100).
don Gianni sdb
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