Se in Italia circa 70mila coppie ogni anno tentato la strada della fecondazione assistita come ipotesi di soluzione dei problemi di sterilità, ignorando di fatto in prima istanza la strada delle adozioni, c'è da riflettere...
del 10 maggio 2018
Se in Italia circa 70mila coppie ogni anno tentato la strada della fecondazione assistita come ipotesi di soluzione dei problemi di sterilità, ignorando di fatto in prima istanza la strada delle adozioni, c’è da riflettere...
I numeri rimangono ancora da inverno demografico, ma il clima che si respira nel mondo delle adozioni sembra incoraggiare prospettive più confortanti. Come favorevole appare la ritrovata sintonia tra Commissione per le adozioni internazionali, enti, associazioni e altre realtà istituzionali che lavorano nella grande galassia dei minori senza famiglia. Se meno di un mese fa ha suscitato commenti favorevoli la grande iniziativa "Dònàti" – dove il doppio accento segnala la diversa valenza di una scelta di solidarietà – proposta a Roma dal Forum delle associazioni familiari, con il sostegno dell’Ufficio Famiglia Cei, del Dipartimento per le politiche familiari presso la presidenza del Consiglio e dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, l’attenzione si sposta da stasera sul Tour nazionale 2018 'L’adozione è una cosa meravigliosa' che parte da Milano e che, fino al 18 maggio, toccherà nove città.
Obiettivo quello di raccontare l’officina dei miracoli che si intreccia al mondo delle adozioni, bellezza e difficoltà di una scelta di accoglienza che arricchisce, insieme alla famiglia che apre le porte di casa, l’intera società. Il mese scorso, nel corso di "Dònàti", era stato messo in luce il valore dei cuori che si aprono per donare un grembo a un bambino che ne è privo, ma anche la necessità di conoscere in modo più puntuale le varie dinamiche legate alle procedure sia per l’adozione sia per l’affido, un altro percorso di generosità su cui troppo a lungo sono stati spenti i riflettori.
La proposta che prende il via stasera, organizzata da Aibi – l’associazione insieme a Comunità Papa Giovanni XXIII, Azione per famiglie nuove, Famiglie per l’accoglienza, Progetto Famiglia era già stata protagonista dell’iniziativa romana – riprende quelle sollecitazioni e ripropone un progetto di sensibilizzazione e di promozione dell’adozione internazionale. Percorso tutto in salita anche se, come detto, non mancano motivi di nuova di fiducia. In circa un anno di lavoro, Laura Laera la nuova vicepresidente della Commissione adozioni internazionali (Cai), ha avuto il merito di riaprire sbocchi interessanti, riavviando contatti sclerotizzati con Paesi come Burkina Faso, Vietnam e Cambogia. Intensificati quelli con la Cina. Mentre con Etiopia e Polonia invece i rapporti si sono complicati per la decisione di quei Paesi di sospendere o restringere fortemente le adozioni. Anche in questi casi però le comunicazioni della Cai, a differenza del passato, sono arrivate puntualmente e le famiglie sono state informate in tempo reale delle difficoltà sopraggiunte.
Nella stessa direzione va il portale 'Adozione trasparente' – entrato in funzione proprio in questi giorni – che mette in rete i vari passaggi delle pratiche adottive in modo che la famiglia possa non solo seguire passo dopo passo tutto l’iter, ma anche intervenire per chiedere chiarimenti e aiuti. Segnali positivi di un’inversione di tendenza che indicano volontà di collaborazione anche se non cancellano aspetti co- munque problematici, a cominciare dal crollo delle adozioni e del numero di coppie disponibili ad adottare. «In Italia – fa osservare Marco Griffini, presidente Aibi – ci sono 5 milioni e 430 coppie sposate senza figli. Le coppie sterili sarebbero circa 3 milioni. D’altra parte, secondo i dati Unicef del 2016, ci sono nel mondo 140 milioni di minori senza famiglia. Perché queste due realtà fanno così fatica ad incontrarsi?».
I dati 2017 confermano che le adozioni lo scorso anno sono state soltanto 1.168 – erano state 3.154 nel 2011 – ma anche che le coppie disponibili sono calate di circa 500 l’anno. Difficoltà economiche? Scelta culturale? Percorsi troppo complessi? Costi che lo Stato non rimborsa più? Probabilmente sono vere tutte queste ipotesi. Ma se in Italia circa 70mila coppie ogni anno tentato la strada della fecondazione assistita come ipotesi di soluzione dei problemi di sterilità, ignorando di fatto in prima istanza la strada delle adozioni, c’è da riflettere. Non sarà che un’eccessiva 'processualizzazione' delle pratiche adottive scoraggia e intimidisce un numero crescente di aspiranti genitori?
Luciano Moia
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)