Paolo ritiene l'amore come l'autentico dinamismo della vita cristiana: per Paolo l'amore non è un bene che possa essere conseguito una volta per sempre, ma un valore da conquistare faticosamente, quotidianamente... Per san Paolo l'amore è il traguardo dell'esistenza umana, l'obiettivo dell'essere uomini.
del 29 settembre 2008
Il famosissimo inno all’amore di san Paolo, permette di andare subito al cuore della prospettiva che cercheremo di offrire in questa riflessione alle radici dell’amore: «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli ma non avessi l’amore io sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne ma non possedessi l’amore non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato ma non avessi l’amore niente mi giova» (1Cor 13,1-3). Paolo presenta l’amore come una pista da percorrere, anzi lo ritiene l’autentico dinamismo della vita cristiana: per Paolo l’amore non è un bene che possa essere conseguito una volta per sempre, ma un valore da conquistare faticosamente, quotidianamente, una pista da percorrere spesso in salita. Per san Paolo l’amore è il traguardo dell’esistenza umana, l’obiettivo dell’essere uomini. Da questo inno si comprende che è rischioso pronunciare il termine “amore” troppo in fretta. Il rischio è che non dica più nulla. L’inno di Paolo ricorda che la parola amore è un termine per sua natura sintetico. San Paolo continua: «L’amore è paziente, benigno, non si vanta, l’amore, non si gonfia, non manca di rispetto».
San Paolo cerca di spiegare ai Corinzi cosa sia l’amore con questo elenco: “l’amore non cerca il suo interesse, non si adira”, e non gli sembra ancora abbastanza, “non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità. L’amore tutto copre, tutto crede, tutto sopporta”. Insomma, San Paolo dice che se si pronuncia troppo in fretta la parola amore si rischia di renderla enfatica, vuota. - Dottore in Teologia biblica
In questo senso fanno sorridere quelle frasi che pretendono con uno slogan di definire la parola amore. Per San Paolo bisognerebbe essere un po’ più... complessi. Bisognerebbe dire: l’amore è anche paziente, l’amore è anche benigno, ecc. L’amore di per sé è come un’anguilla che continuamente ti sfugge di mano. Il termine amore allora cerca di esprimere la complessità dell’intima essenza vitale dell’uomo.
Come afferma lo scrittore svedese, Göran Tunsdrön (1937- 2000): “Che l’intima essenza vitale dell’uomo venga dall’amore, chiunque riflette, è in grado di capirlo. Dalla sua presenza viene il caldo, dalla sua assenza il freddo, e dalla sua privazione la morte di tutto. Si deve sapere che la vita di ognuno è in relazione alla vita che possiede” (da Uomini famosi che sono stati a Sunne). Nella prospettiva paolina inoltre l’amore è il coefficiente che moltiplica tutto: «Queste dunque, le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e l’amore, ma di tutte più grande è l’amore». Nella prospettiva biblica l’amore, questa intima essenza vitale dell’uomo, permette all’uomo di essere uomo, di essere se stesso.
San Paolo continua: «Quando ero bambino, parlavo da bambino,ma divenuto uomo ciò che era da bambino l’ho abbandonato». Per San Paolo soltanto chi è posseduto totalmente dall’amore è uomo, è un cristiano adulto. Noi diremmo che soltanto chi è posseduto totalmente dall’amore è pienamente se stesso. Scrive Kirkegaard: «La grandezza dell’uomo non consiste nell’essere questo o quello, ma nell’essere se stesso. E questo ciascuno può diventarlo se lo vuole. L’uomo cambia, ma non diventa diverso da quello che era: diventa solo se stesso». Nella prospettiva biblica l’uomo può diventare se stesso soltanto se è posseduto totalmente da questa parola sintetica che è amore.
Per san Paolo l’amore deve saper gioire per la verità (cfr v.6). Nel nostro caso deve saper gioire delle verità umane proposte dalla Bibbia; delle verità proposte da Dio affinché l’uomo possa comprendersi e comprendere il senso del proprio esserci nel mondo e possa dare significato agli eventi che vive.
 
Gregorio Vivaldelli
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