Abanob Karam aveva 18 anni. Quando è arrivato a casa ha sentito che c'erano problemi alla chiesa vicina, ha depositato la cartella ed è uscito nuovamente di casa per andare a difendere la sua chiesa, anche se sua mamma aveva insistito che non uscisse, perché troppo pericoloso. Un colpo di arma da fuoco gli ha trapassato la testa. "Chi si permette gesti simili non può dirsi né cristiano né musulmano”.
del 12 maggio 2011
 
          Tra le vittime degli attacchi perpetrati sabato scorso contro due chiese in Egitto c'è anche Abanob Karam, un ragazzo di 18 anni che frequentava l'Istituto Tecnico Salesiano al Cairo. Lo ha riferito padre Pier Giorgio Gianazza, missionario salesiano a Betlemme, riportando un messaggio inviato dal direttore della comunità salesiana della capitale egiziana, don Renzo Leonarduzzi.          Sabato 7 maggio, Abanob Karam “è ritornato regolarmente a casa dopo la scuola. La sua abitazione si trova a Munira – Imbaba”, ha scritto padre Gianazza.          “Quando è arrivato a casa ha sentito che c’erano problemi alla chiesa vicina, S. Mina, ha depositato la cartella ed è uscito nuovamente di casa per andare a difendere la sua chiesa, anche se sua mamma aveva insistito che non uscisse, perché troppo pericoloso”. Insieme al ragazzo c’erano anche alcuni compagni di scuola che abitano nella stessa zona.          “Chi stava assalendo la chiesa era un gruppo di salafiti che, come pretesto, accusavano i cristiani di nascondere in chiesa una ragazza cristiana che si sarebbe fatta musulmana”, ha proseguito il missionario salesiano a Betlemme.          “Verso le sette e mezzo, mentre Abanob si trovava fuori della chiesa, un colpo di arma da fuoco gli ha trapassato la testa. E’ stato inutilmente soccorso dai compagni”.          La scuola salesiana è frequentata da 700 allievi, dei quali circa 450 cristiani e 250 musulmani. Il clima “è sempre stato sereno, senza particolari tensioni, anzi tra i ragazzi ci sono state sempre vere e profonde amicizie”. Visto che gli allievi erano molto scossi dall'accaduto, lunedì sono stati riuniti nella sala multimediale per esprimere propri sentimenti. Hanno parlato anche i professori, compresi quelli di arabo e di Corano.          “Tutti hanno insistito che entrambe le religioni respingono la violenza, sono basate sull’amore, sulla misericordia e sulla pace, e che chi si permette gesti simili non può dirsi né cristiano né musulmano”, indica il messaggio dei responsabili della scuola. Giovedì prossimo verrà celebrata una Messa in suffragio di Abanob, alla presenza di tutti gli allievi.           “La situazione qui a scuola sembra sotto controllo, ma la situazione del Paese è molto tesa, ed è molto difficile fare previsioni 'ottimistiche'”, ha confessato padre Renzo Leonarduzzi.          “I cristiani sono continuamente sotto pressione e vessati e purtroppo, come già accadeva prima, gli organi competenti arrivano sempre quando i giochi sono fatti, arrestando volentieri i cristiani ed obbligandoli a 'rappacificarsi' con l’altra parte, impedendo così ogni richiesta di indenizzo e di giustizia”.          Abanob Karam era allievo del terzo anno all'Istituto professionale per l’Industria e l’Artigianato e si stava preparando per gli esami di Qualifica professionale come Operatore elettrico. Era nato il 6 ottobre 1992. L’anno scorso aveva perso il padre, e ora stava studiando anche per aiutare la mamma e i fratelli.
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