se a noi è chiesto di educare alle relazioni e alla vita comunitaria queste sostanze determinano a loro volta la rottura delle relazioni creando isolamento e dissociazione dalla realtà (producendo poi un ulteriore circolo vizioso in quanto gli studi mostrano come proprio l'assenza di relazione o la distorsione relazionale sia tra le prime spinte all'uso di droga)
del 30 settembre 2007
INSEGNANTI E GENITORI: NO ALLO STATO CHE DROGA
 
 Una raccolta di firme per il bene dei nostri figli
 
Di fronte alla pubblicazione del Decreto Ministeriale 13/11/2006 mediante il quale il Ministro della Salute e il Ministro della Giustizia hanno modificato, raddoppiandoli, i limiti quantitativi ad uso personale di alcune sostanze stupefacenti e psicotrope di tipo cannabinoide i sottoscritti docenti e genitori, esprimendo netto disaccordo con quanto stabilito dal ministro della Salute per i motivi sottoriportati, chiedono immediato ritiro di detto Decreto.
 
1) La Costituzione Italiana all’art. 32 indica che la Repubblica ha il compito di tutelare la salute in quanto fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività: le sostanze stupefacenti in oggetto sono nocive per la salute fisica e psichica dell’essere umano quindi il Decreto non può essere riconosciuto come legittimo dalla nostra comunità. Di particolare importanza è segnalare che proprio l’attuale Ministro, Livia Turco, aveva espresso nella introduzione alla Relazione Annuale al Parlamento sullo stato delle Tossicodipendenze in Italia del 1999 grave preoccupazione nei confronti di queste sostanze ritenute un veicolo (insieme all’alcol) mediante il quale i giovani assumono le c.d. nuove droghe accedendo a percorsi di ulteriore pericolosità (come è poi accaduto nel maggio 2007 allo studente milanese morto dopo aver fumato uno spinello). Ricordiamo inoltre, e su questa incoerenza chiediamo chiarezza, che nello stesso documento si affermava la gravità del processo di diffusione di queste sostanze nell’impegno a procedere con un maggiore intervento educativo e informativo: “un aumento costante del consumo, in particolare di cannabis e di droghe sintetiche… Nonostante gli sforzi dissuasivi e le campagne condotte in questi anni… sembra non sia passato il messaggio circa la loro dannosità” (tutte le Relazioni, nonché le Relazioni dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze di Lisbona sono disponibili in http://www.federserd.it/documenti.htm ).
 
2) Un secondo punto su cui si chiede chiarezza è il seguente: dette sostanze psicotrope oltre a provocare danni organici, producono anche danni psichici. Riportiamo, ad esempio, l’affermazione del noto psichiatra Giovanni Battista Cassano, docente all’Università di Pisa: «Noi registriamo un abbassamento progressivo e drammatico dell’età media dei nostri pazienti psichiatrici. Qualche anno fa avevamo i reparti pieni di vecchi. Oggi si moltiplicano i ricoverati nella fascia fra i 18 e i 35 anni, con sintomi psicotici gravi. Un fenomeno che è addebitabile all’abuso di sostanze stupefacenti diffuso tra i ragazzi: di ecstasy e di marijuana…Questa droga [la marijuana] agisce sulle stesse strutture del cervello interessate dalla cocaina e dalla morfina, e costituisce uno step, un gradino, sia per l’assunzione delle droghe “pesanti”, sia come attivatore di patologie psichiatriche…di tipo paranoide… o crisi di depersonalizzazione… Per quanto riguarda poi l’utilizzo frequente di questa droga, il consumatore abituale può cadere in quello stato che gli studiosi americani definiscono “avolitional”, letteralmente “avolitivo”. È una situazione di compromissione grave della volontà e della affettività, un appiattimento assoluto della persona» (da “Avvenire”, 11 gennaio 2001, p.2: Spesso è la droga a scatenare psicosi). Di fronte a questa minaccia, favorita da un Decreto che permette ad un giovane di possedere agevolmente una quantità di sostanze stupefacenti sufficiente per un’intera classe di alunni, e che ne riconosce tuttavia (con la scusa del minor effetto, che però è indicato!) “potere di indurre alterazioni comportamentali e scadimento delle capacità psicomotorie”, noi chiediamo, come genitori: per il bene dei nostri figli, come insegnanti: in quanto responsabili del bene dei figli di altri cittadini, che tale Decreto venga annullato e siano invece assunte serie misure di progettazione condivisa e democratica aventi come fine la autentica tutela degli individui e della collettività, disattesa e messa a rischio in modo anticostituzionale da questa deliberazione (oltre tutto in evidente discredito della mission affidata dallo Stato italiano al Ministero “per la Salute”).
3) Di particolare importanza è la voce che solleviamo in quanto insegnanti ed educatori: ben consci dell’effetto educativo o diseducativo di ogni legge, come mostrano tutti gli studi della sociologia del diritto, intendiamo esprimere una forte critica al Decreto in oggetto che si colloca in una posizione di forte contrasto con quanto è richiesto alla scuola e a noi docenti dal punto di vista educativo nei confronti delle giovani generazioni. Secondo quanto indicato dalla Legge per la scuola n. 53 del 28 marzo 2004, ognuno di noi insegnanti ha, nella concordanza con la famiglia e la comunità, compiti fondamentali rispetto alla dignità e al valore dell’essere umano noi affidato: alla scuola dell’infanzia è chiesto il concorso educativo allo sviluppo affettivo, psicomotorio e cognitivo del bambino; alla scuola primaria è chiesto il rinforzo e il potenziamento della personalità così come l’educazione alle capacità relazionali e ai principi fondamentali della convivenza civile; alla scuola secondaria di primo grado è chiesto un apporto alla crescita delle capacità autonome, della sicurezza, della stima di sé, dell’autocontrollo e al rafforzamento delle attitudini alla interazione sociale; e ancora: alla scuola dell’infanzia è chiesto di essere spazio educativo per la comunità al fine di garantire la massima promozione possibile di tutte le capacità personali; alla scuola primaria è chiesto di educare alla corporeità come valore di cura da parte dell’intera comunità, di educare al miglioramento di sé e della realtà in cui i giovani vivono movendosi verso l’adozione di buone pratiche in tutte le dimensioni della vita umana, di far pervenire gli alunni a capacità di autoefficacia, massima attivazione delle proprie risorse ed esercizio di autonomia personale, responsabilità intellettuale e sociale; alla scuola secondaria è chiesto di essere scuola dello sviluppo maturo dell’identità (proprio mediante l’esempio degli adulti che devono fornire strumenti critici e di ricerca nei confronti della realtà!) nonché di essere scuola della prevenzione dei disagi e del recupero degli svantaggi utilizzando tutte le risorse, comprese quelle delle istituzioni della società civile presenti sul territorio… Senza parlare di quanto richiesto alla scuola secondaria superiore dal punto di vista degli obiettivi formativi: educazione alla libertà, alla consapevolezza, alla capacità di scelta tra ciò che può essere positivo o dannoso, alle relazioni e alla maturità affettiva…
 
In quanto insegnanti, a cui lo Stato italiano ha affidato una precisa responsabilità (di cui dobbiamo anche rendere conto dal punto di vista penale, civile e amministrativo), responsabilità che si esplica come “funzione docente volta alla formazione umana e critica della personalità dei giovani”, chiediamo se i compiti educativi, nei quali crediamo, ai quali dedichiamo ogni giorno le nostre energie e rispetto ai quali ci vengono richiesti seria formazione e aggiornamento, sono condivisi dalla comunità, oppure se dobbiamo ritenere che la nostra funzione sia delegittimata in primis dallo Stato stesso che ce l’affida: le sostanze stupefacenti in oggetto hanno, tra gli effetti che producono, proprio esiti opposti rispetto a quelli che ci è chiesto di perseguire. Se a noi chiesto di educare al valore della corporeità queste sostanze offrono effetti allucinogeni, patologie psichiche, stati di compromissione delle capacità percettive e neuromuscolari che mettono in serio pericolo i giovani che ne fanno uso (e chi li circonda magari mentre vanno in motorino in centro o in macchina al sabato sera…); se a noi è chiesto di educare alle relazioni e alla vita comunitaria queste sostanze determinano a loro volta la rottura delle relazioni creando isolamento e dissociazione dalla realtà (producendo poi un ulteriore circolo vizioso in quanto gli studi mostrano come proprio l’assenza di relazione o la distorsione relazionale sia tra le prime spinte all’uso di droga); se a noi è chiesto (anche da parte delle stesse famiglie verso cui siamo responsabili) di tutelare l’incolumità fisica degli allievi questo Decreto agevola il possesso di una quantità di sostanze sufficienti per un’intera classe; e infine: a noi chiesto di educare allo sviluppo pieno della personalità mentre queste sostanze producono depersonalizzazione, di formare alla libertà mentre queste sostanze creano un soggetto avolitivo e irresponsabile, di condurre alla capacità critica ma queste sostanze sono utilizzate per non pensare, di educare al risveglio nei giovani dell’attenzione verso il mondo ma queste sostanze ottundono, di guidare al raggiungimento di alti ideali di umanità ma queste sostanze producono una regressione verso stadi che non sembrano riconoscibili come culturalmente significativi per un consorzio umano.
 
Per questi motivi, nel nome dell’art. 31 della Costituzione della Repubblica Italiana (“La Repubblica…protegge l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo”), al fine di garantire una seria tutela ai propri figli e ai propri studenti, i sottoscritti insegnanti e genitori propongono una raccolta di firme volta all’immediato ritiro del Decreto in oggetto e alla richiesta di più serie e condivise azioni di tutela nei confronti di ciò che si stende come cocci aguzzi di bottiglia sul cammino delle future generazioni. Si prega di segnalare la propria adesione, che verrà aggiunta alle firme sottostanti, ad Antonello Vanni (insegnante superiori) e Piera Colli (maestra d’asilo), primi firmatari, nellova@libero.it www.antonello-vanni.it
 
Ricordiamo anche che l’iniziativa dei docenti italiani non è la prima presa di posizione in Europa contro i gravi pericoli provocati dalla cannabis nella scuola: già dal 2003 ad esempio in Svizzera si è costituita l’Associazione di docenti contro il fumo di hashish e marijuana. Questa associazione (sito internet www.aegd.ch) si da subito schierata, affiancando il gruppo dei Medici Svizzeri contro la droga, contro la liberalizzazione della cannabis nella Confederazione Elvetica, diffondendo numerose e documentate comunicazioni sulla stretta relazione tra uso di cannabis e gravi malattie mentali. Malattie confermate anche sul terreno clinico: come ha affermato Silvano Testa, direttore medico della clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio (CH), riferendosi all’uso reiterato e quotidiano di cannabis negli adolescenti: «C’è un aumento di giovani, sempre più giovani, ricoverati per un disturbo di tipo psichiatrico maggiore. Oggi abbiamo una ventina almeno di minorenni che vengono ospedalizzati da noi, di cui più o meno la metà presentano un disturbo psichiatrico maggiore di tipo schizofrenico, delirante, allucinatorio».
Antonello Vanni
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