C'è chi dubita, pensando a quanto dolore hanno procurato alle famiglie delle vittime di una violenza inspiegabile agli occhi della gente comune. C'è chi si rallegra perché, contrariamente a quanto richiesto dal Pubblico Ministero, le pene sono state più pesanti. Forse c'è chi si rammarica che il processo non sia stato celebrato negli Stati Uniti o in Cina o in altri paesi dove esiste la pena di morte: la condanna sarebbe stata definitiva, lo Stato avrebbe risparmiato tanti soldi. Invece di mantenere in carcere le «bestie », con costi elevati di denaro e personale, li poteva impegnare per aiutare le vittime della violenza, della strada, per combattere malattie tumori e leucemie...
del 17 gennaio 2008
C’è chi dubita, pensando a quanto dolore hanno procurato alle famiglie delle vittime di una violenza inspiegabile agli occhi della gente comune. C’è chi si rallegra perché, contrariamente a quanto richiesto dal Pubblico Ministero, le pene sono state più pesanti. Forse c’è chi si rammarica che il processo non sia stato celebrato negli Stati Uniti o in Cina o in altri paesi dove esiste la pena di morte: la condanna sarebbe stata definitiva, lo Stato avrebbe risparmiato tanti soldi. Invece di mantenere in carcere le «bestie », con costi elevati di denaro e personale, li poteva impegnare per aiutare le vittime della violenza, della strada, per combattere malattie tumori e leucemie...
Personalmente vado controcorrente, non per il gusto di pensarla diversamente dagli altri, ma per quella «storia incredibile » che narra del Figlio di Dio che muore per i peccatori, che li ama prima ancora di essere da loro amato. Volete che, nel suo perdono dalla Croce, il Cristo escluda per sempre «le bestie» di Satana o quelle di altri «branchi», che seminano violenza e morte attorno a sé? Pensate che non sia morto anche per loro? Io spero che ci sia qualcuno che glielo dica nel carcere dove si trovano, lasciando loro il tempo per pentirsi sinceramente di avere dimenticato Dio Padre per frequentare la corte del dio della morte.
Provo pietà per loro! Nello stesso tempo, sento una forma di ribellione per altri che «non sanno quello che fanno» o, forse lo sanno bene, quando in nome di pseudo libertà, inneggiano con le loro musiche al Male o vendono droghe micidiali a chi, debole, fragile, dipendente, trova la sua onnipotenza nel gruppo che ha sposato per sentirsi «superuomo », della razza di chi, in forme diverse, ha provocato terrorismi, genocidi, guerre sanguinose, stragi dolorose, delitti.
È una cultura dell’odio, avversa a chi predica la pace, l’amore, la solidarietà, una cultura che ha bandito Dio dal proprio orizzonte per smarrirsi nella regione arida di chi, rifiutando Dio, ha rifiutato l’uomo.
Come persone adulte e credenti, non possiamo stare alla finestra e subire passivamente la violenza, che crea insicurezza, paura. Dobbiamo investire le nostre risorse nel salvaguardare i nostri giovani, non limitandoci alla denuncia, ma proponendo una cultura dell’uomo e della donna, radicata nel Vangelo e che aiuti i nostri ragazzi a vivere liberi «per amare».
Anche noi possiamo scrivere, a nostra volta, la storia incredibile di chi è disposto a dare la vita per coloro che ama: educando, evangelizzando, testimoniando l’Ecce homo, che Pilato ha presentato alla folla vociante.
«Ecco l’uomo!». Sembrava l’uomo perdente, percosso, deriso, umiliato mentre era l’Uomo vincente, che pagava il prezzo dell’amore, senza tenere nulla per sé. A noi non viene richiesto il martirio, ma la testimonianza, che innamori del Bene e non del Male. Se le «Bestie» avessero incontrato una persona o una Comunità testimone trasparente dell’Amore di Dio, oggi non sarebbero rinchiuse, isolate, messe al bando dalla società umana!
Hanno molto tempo da scontare, da non bruciare inutilmente. Auguriamoci, e per questo preghiamo, che i giorni del carcere li portino a scoprire la gioia della conversione, scoprendo che, nonostante tutto, Dio è loro Padre. Nella sua bontà doni anche a loro la possibilità di risorgere da Figli della Luce e non più delle tenebre!
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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