Autunno: cadono le foglie, si mangiano le castagne, ma soprattutto inizia l'anno di animazione! Pronti a partire verso un nuovo anno... Pronti davvero?
del 03 novembre 2008
Il nostro nuovo anno di animazione parte con un tema nuovo di zecca e tanta voglia di fare…ma questo basta? Prendendo spunto (e diciamolo, copiando qualche consiglio) dal laboratorio tenuto da Gilberto Driussi e Paolo De Cillia al meeting triennio di settembre, proviamo ad aggiungere un tocco in più al nostro modo di stare con i ragazzi, seguendo l’esempio di un personaggio più che illustre in questo campo. Chi? Don Bosco, naturalmente!!
 
Dove?
Partiamo dalle domande facili, visto che la risposta appare ovvia: in Oratorio!!! Grazie a don Bosco oggi abbiamo, si potrebbe dire, un tetto sulla testa! Un luogo di accoglienza e di divertimento per i ragazzi, certo, ma con la sicurezza di trovare persone a cui rivolgerci per un aiuto. Senza dimenticare però che tutto è cominciato sulla strada, raccogliendo (anzi, accogliendo!) e semplicemente volendo bene a dei ragazzi a cui nessuno era più disposto a dare un’occasione. Animatori quindi non solo tra le mura dell’ oratorio, al riparo da sguardi indiscreti, ma anche nei luoghi dove magari ci vergogniamo un po’ di rendere pubblico quello che facciamo. Se una persona è infiammata d’amore, si vede ovunque.
 
Quando?
Come i diamanti, anche un animatore è per sempre! La battuta sarà anche pessima, ma rende l’idea: essere animatori non vuol dire avere una data di scadenza. Se don Bosco l’avesse avuta, sarebbe stato davvero difficile per noi arrivare a tutto questo! D’estate, certo, essere animatori è “più facile”: l’oratorio diventa una specie di seconda casa, tutto il giorno a sgobbare sotto il sole cocente, ragazzi in ogni angolo e, in qualche modo, a portata di mano. Ma basta davvero tutto questo? I ragazzi continuano ad esistere anche dopo la fine dell’estate, o al di là del semplice sabato pomeriggio. Ognuno ha certamente i propri impegni, e non vogliamo certo consigliare di piantare le tende in oratorio, ventiquattro ore su ventiquattro. Si tratta di avere uno sguardo in più, particolare, per capire se e quando un ragazzo ha bisogno di un aiuto, di un consiglio, o semplicemente di qualcuno a fianco. Don Bosco per i suoi ragazzi c’era sempre, li conosceva così bene da sapere quando avevano bisogno di lui: la fiducia è un sentimento che si conquista con perseveranza.
 
Come?
Questa domanda è vagamente più difficile. Come si fa ad animare con gli occhi di don Bosco? Insomma, lui è un santo, appartiene ai piani alti, come facciamo anche solamente ad aspirare ad essere la metà di com’ era lui? Alcune indicazioni importanti possiamo prenderle dal Sistema Preventivo, che, come sappiamo dagli scritti dello stesso don Bosco, consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze. Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontano gli stessi leggeri castighi.
Gli assistenti di cui si parla sono ovviamente gli odierni animatori: Amare è quindi la parola chiave per essere un educatore, amare e donarsi. Parole che naturalmente non possono fare a meno di chiamare in causa Gesù Cristo: chi meglio di Lui infatti ha incarnato e manifestato questi due ideali?  E sulla scia di questi due esempi di strabiliante calibro noi dobbiamo ricordarci di amare senza riserve! Nel nostro piccolo qualcosa di buono verrà sicuramente fuori.
 
Perché?
E arriviamo alla domanda da un milione di euro: chi accidenti me lo fa fare? Donarsi è un impegno non da poco, e amare in modo gratuito è tutt’altro che una passeggiata. Chissà quante volte anche don Bosco si sarà domandato perché…Neanche una? Forse. Una risposta non c’è se  non la fiducia: Dio ci mette davanti delle persone, delle occasioni, e sta a noi scegliere se coglierle o no. Se don Bosco non si fosse affidato probabilmente non avrebbe retto a tutto il peso delle responsabilità. Allo stesso modo forse per noi il modo migliore per rispondere al grande perché della nostra vocazione di animatori è fidarci e affidarci. Probabilmente la risposta al momento appare troppo poco concreta, ma la verità è che ognuno deve scoprire dentro di sé le motivazioni e affidarle a qualcuno che probabilmente ne sa molto più di noi. Come afferma lo scrittore Alessandro Baricco, “Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.”  Lasciamo quindi che sia la nostra vita a rispondere!
 
Giulia Krajcirik
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