«La celebrazione di oggi ‚Äì ha spiegato Fisichella ‚Äì è fortemente impregnata di segni che evocano il Concilio. In apertura della funzione, verranno letti alcuni brani dalle quattro Costituzioni conciliari che hanno segnato i lavori del concilio e il rinnovamento nella vita della Chiesa (Sacrosanctum Concilium, Lumen Gentium, Dei Verbum e Gaudium et Spes)...».
Si apre nel giorno in cui, 50 anni fa, venne inaugurato il Concilio Vaticano II. E del Concilio riproporrà alcuni protagonisti (14 dei 70 Padri conciliari ancora viventi) e soprattutto alcuni gesti, come la processione dei vescovi in piazza San Pietro e la riconsegna dei «Messaggi al Popolo di Dio» che Paolo VI diffuse al termine delle storiche assise e che verranno affidati dal Papa a personaggi famosi, così come a semplici fedeli. Saranno questi alcuni dei tratti distintivi della Messa con cui oggi Benedetto XVI aprirà l’Anno della Fede. Li ha annunciati martedì 9 ottobre, incontrando i giornalisti, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, cioè il dicastero cui il Pontefice ha affidato gli aspetti organizzativi dello straordinario periodo che sta per avere inizio.
I segni.
«La celebrazione di oggi – ha spiegato Fisichella – è fortemente impregnata di segni che evocano il Concilio. In apertura della funzione, verranno letti alcuni brani dalle quattro Costituzioni conciliari che hanno segnato i lavori del concilio e il rinnovamento nella vita della Chiesa (Sacrosanctum Concilium, Lumen Gentium, Dei Verbum e Gaudium et Spes)».
Di seguito, ha proseguito Fisichella, «sarà ripetuta la lunga processione che nell’immaginario collettivo riporta al 12 ottobre del 1962. Essa sarà formata da tutti i vescovi che prenderanno parte alla solenne concelebrazione presieduta dal Papa (circa 400)». Tra loro ci saranno anche alcuni dei Padri conciliari ancora viventi (14 su 70), gli altri sono stati impediti a partecipare dalle condizioni di salute o dall’età troppo avanzata. «Si pensi che il più anziano dei Padri viventi ha 102 anni – ha detto l’arcivescovo – il più giovane è il cardinale Francis Arinze (che sarà presente), il quale ha poco meno di 80 anni». Tra i 14, vi sono anche tre italiani: il cardinale Giovanni Canestri (arcivescovo emerito di Genova), monsignor Felice Leonardo (vescovo emerito di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti) e monsignor Luigi Bettazzi (vescovo emerito di Ivrea). Durante la Messa verrà utilizzato lo stesso leggio e la stessa Sacra Scrittura dei lavori conciliari.
La riconsegna dei messaggi.
Sarà forse questo il segno più evidente. Benedetto XVI li consegnerà ai diverse categorie di persone. Quello ai governanti sarà ritirato dal decano e dal vice decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, e da un ambasciatore per ogni continente. Quello agli uomini di scienza e di pensiero, sarà consegnato a Fabiola Gianotti (Italia), fisico del Cern e responsabile dell’esperimento che luglio 2012 ha annunciato la prima osservazione della cosiddetta «particella di Dio» ; al filosofo Robert Spaemann (Germania) e al biblista Gerard Lohfink (Germania).
Per gli artisti lo ritireranno il compositore scozzese James MacMillan lo scultore italiano Arnaldo Pomodoro, l’attore e regista Giulio Base e il regista Ermanno Olmi. Il messaggio alle donne sarà consegnato alla giornalista Valentina Alazraki alla cantante Annalisa Minetti, alla libanese Jocelyne Khoueiry, a suor Maria Ko Ha Fong (Hong Kong, Cina), e alla giornalista Kathryn Lopez (Usa). In rappresentanza dei lavoratori il messaggio sarà consegnato al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, al minatore cileno, Luis Alberto Urzúa Iribarren (l’ultimo a uscire dalla miniera di San José dopo più di 2 mesi) e ad altri due.
Altri messaggi saranno consegnati a poveri, ammalati, sofferenti, giovani e catechisti. Nel corso della celebrazione, subito dopo la comunione, ci sarà anche un momento ecumenico, con il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che rivolgerà un saluto al Papa.
Rispondendo alle domande, Fisichella ha ricordato che «l’Anno della fede è la risposta alla crisi». E che il caso Paolo Gabriele «è una vicenda molto triste, che segnala come ci sia davvero una crisi di fede: perché se il desiderio di rinnovare la Chiesa è fatto attraverso la creazione di scandali, io mi domando – ha concluso il presule – dov’è la vita di fede, dei singoli e delle persone coinvolte. Spero dunque sia un capitolo chiuso».
Mimmo Muolo
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