Protagonista della singolare vicenda è un indio di circa cinquantasette anni, Juan Diego, già vedovo e senza figli, che vive con uno zio anziano. "L'abito in cui è avvolta è raggiante di luce, così come la pietra su cui poggia i piedi, mentre la terra risplende, nella nebbia, con i colori dell'arcobaleno. Prostratosi, sente la Signora rivolgersi a lui maternamente: l'apparizione rivela d'essere la sempre Vergine santa Maria..."
Le fonti ci parlano della situazione drammatica al principio della storia dell'evangelizzazione in America: frustrazione degli indios, che si sentono abbandonati dai loro dèi, da una parte, e, dall'altra, una certa incapacità di trasmettere una vera esperienza cristiana da parte dei missionari provenienti dal vecchio mondo. La maggior parte della popolazione nutre diffidenza nei confronti della nuova religione: il numero dei battezzati è inferiore alle aspettative. Tuttavia proprio in tale contesto accade qualcosa d'imprevisto: uno di quegli "interventi della grazia divina nel tempo", di cui parla la teologia, che cambiano il corso della storia. Un affresco nell'antico convento di Ozumba (Estado de Mèxico) rappresenta l'inizio della storia cristiana in Messico: l'arrivo dei primi dodici missionari francescani nel 1524, i tre indios adolescenti che diedero la vita per testimoniare la loro fede, e le apparizioni di santa Maria di Guadalupe, ai piedi della quale sta Juan Diego con l'aureola della santità. Maria sarà precisamente l'anello che unirà i due mondi lì rappresentati. Prima di ripercorrere il racconto dell'evento guadalupano è però necessario soffermarsi ad analizzare la tradizione guadalupana dal punto di vista critico.
1. Il racconto delle apparizioni
Protagonista della singolare vicenda è un indio di circa cinquantasette anni, Juan Diego (1474-1548), già vedovo e senza figli, che vive con uno zio anziano, Juan Bernardino, a Tulpetlac ed è originario di Cuauhtitlan. Apparteneva alla classe sociale dei macehuales e il lavoro dei campi era molto probabilmente la sua attività principale. Il suo nome indigeno era Cuauhtlatoa (="Aquila che parla"). Si pensa che abbia ricevuto il battesimo dalle mani di fra Toribio de Benavente, detto il Motolinia. Del Nican Mopohua si conoscono varie traduzioni in castigliano. Noi ci rifaremo alla più recente (1978) di padre Mario Rojas Sanchez, che si differenzia profondamente dalle precedenti: infatti interpreta le parole della Vergine in un'ottica che pone Dio al centro, conforme ai principi cristiani. Gli autori precedenti, invece, si limitano a presentare una relazione che s'incentra sull'immagine guadalupana.
All'alba di sabato 9 dicembre 1531, Juan Diego sale sul colle del Tepeyac, posto in periferia a nord di MèxicoTenochtitlan: si sta dirigendo a Tlatelolco per la consueta lezione di catechismo. Attira la sua attenzione un canto soavissimo: percepisce la presenza di qualcosa di soprannaturale e si sente subito trasportato in un'altra dimensione, nell'eden di cui parlavano gli antenati. Volge allora lo sguardo verso la cima della collina, a oriente, da dove giunge il canto, cessato il quale ode una voce che lo chiama per nome con accenti di tenerezza. Juan Diego sale in direzione della voce per nulla turbato, anzi con un moto di gioia interiore. Si trova davanti una Signora, in piedi, che lo invita ad avvicinarsi (prima apparizione). L'abito in cui è avvolta è raggiante di luce, così come la pietra su cui poggia i piedi, mentre la terra risplende, nella nebbia, con i colori dell'arcobaleno. Prostratosi, sente la Signora rivolgersi a lui maternamente: l'apparizione rivela d'essere la sempre Vergine santa Maria, madre del vero Dio, e chiede che in quel luogo venga eretto un tempio nel quale possa manifestare suo Figlio a tutte le genti che vivono in quella terra. Lo invia quindi dal vescovo invitandolo a raccontare quanto ha visto e udito. Juan Diego obbedisce prontamente, ma la sua prima visita in vescovado si rivela un fallimento. Torna allora dalla Signora (seconda apparizione) per dirle di trovarsi un altro ambasciatore, degno di maggior rispetto. Invano: deve essere proprio lui a eseguire il compito, e Juan Diego si piega docilmente al desiderio della Vergine.
Il giorno seguente, domenica 10 dicembre, dopo il catechismo, il veggente torna dal vescovo, il quale lo ascolta con maggior attenzione, ma pure con crescente scetticismo, e gli rivolge molte domande. Alla fine il prelato gli chiede un segno della volontà della Vergine, e, una volta che quello è partito, lo fa seguire da due dei suoi frati, che però ben presto lo perdono di vista. La Vergine, comunque, incontra Juan Diego (terza apparizione) e gli promette il segno richiesto per il giorno seguente. Il lunedì, però, Juan Diego non si reca all'appuntamento. Tornato a casa, la domenica, ha trovato lo zio molto malato. Il medico non fa altro che constatare la gravità del suo stato e l'infermo chiede di essere visitato da un sacerdote. Per questo, alle prime luci dell'alba di martedi 12 dicembre, Juan Diego esce per andare a Tlatelolco, ma decide di evitare il colle del Tepeyac per non essere trattenuto dalla Signora. Ella però gli si fa incontro sul cammino (quarta apparizione). L'indio confida allora la sua pena alla Signora, che lo invita ad aver fiducia in lei: "Non ci sono qui io che sono tua madre? Perché ti angosci? Non sei forse sotto il mio sguardo?...", e gli annuncia la guarigione dello zio. Quindi lo manda sulla cima del colle a cogliere i fiori che vi troverà. Lei stessa li prende, poi, tra le mani e glieli accomoda nel mantello, ordinandogli di mostrarli solo al vescovo. Rincuorato dalle parole della Vergine, Juan Diego va dritto al vescovado, dove, però, deve attendere a lungo, importunato da quelli che vorrebbero vedere ciò che stringe nel manto. Quando il veggente lo schiude appena, qualcuno tenta di toccare i fiori. Invano! Essi appaiono come ricamati (o dipinti o cuciti) sulla tilma.
Lo strano fatto viene riferito al vescovo, che decide di ricevere Juan Diego. Finalmente l'indio può aprire il mantello e mostrare al vescovo il segno richiesto: le rose e gli altri fiori profumati cadono a terra e sulla tilma compare improvvisamente, sfolgorante, l'immagine della Vergine che si offre alla venerazione dei presenti, caduti nel frattempo in ginocchio. Quando Juan Diego tornerà a casa, dopo essere rimasto qualche giorno ospite del vescovo, troverà effettivamente lo zio ristabilito. Ma anche a Juan Bernardino è apparsa la Vergine, presentandosi con il nome di Guadalupe (quinta apparizione). Appena si sparse nella capitale la notizia del prodigio, il palazzo vescovile divenne meta di pellegrinaggi da parte di chi voleva vedere la santa immagine, tanto che il vescovo Juan de Zumarraga fu costretto ad esporla nella chiesa principale della città, mentre terminavano i lavori della cappella ordinata dalla Madonna (quella che si chiamòla prima ermita). Qui, il 26 dicembre, venne trasferita nel corso di una solenne processione, alla quale intervennero le principali autorità spagnole insieme alla nobiltà india. L'immagine fu portata dai missionari francescani sotto un elegante baldacchino, in mezzo alle manifestazioni di giubilo degli indigeni. Il culto guadalupano si diffuse rapidamente in tutto il paese, come abbiamo già potuto osservare accennando alle fonti, nonostante la forte opposizione di molti missionari. Probabilmente a causa di questa renitenza ad ammettere l'ortodossia del culto, Zumarraga non ha lasciato nessun documento ufficiale, preferendo mantenere il silenzio e lasciare al tempo il compito di chiarire i fatti.
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