Vi chiedo di provvedere a diffondere tali documenti alle vostre scuole e di trovare modalità locali per realizzare la 'Giornata della comunità' continuando la sensibilizzazione e l'impegno nelle realtà locali per il sostegno delle scuole libere paritarie. e formazione professionale. Mons. Adriano Tessarollo.
del 21 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
Premessa  
In continuità con il “Documento” per la Prima Conferenza sulla scuola del 30 aprile 2009 nel quale abbiamo ribadito: -“il principio della legittimità della scuola paritaria alla luce del principio di sussidiarietà”,-“il diritto costituzionale dei genitori alla scelta educativa per i figli e degli alunni della parità”-“l’obbligo morale dei politici ed amministratoti a rispondere adeguatamente alle richieste” perché la parità scolastica diventi anche parità economico, finanziaria finanziando completamente i percorsi scolastici di ogni ordine e grado,-“la specificità del nostro territorio caratterizzato dalla presenza capillare delle scuole dell’infanzia”,  con l’”Appello finale” a conclusione della stessa Conferenza, nel quale affermavamo il nostro impegno: -a continuare a “sostenere le scuole libere paritarie di qualità e professionalità”,-a continuare a svolgere il “servizio pubblico aperto a tutti per realizzare sempre più pienamente l’autonomia e a rispondere all’emergenza educativa”,  dopo questi ultimi due anni di sofferenze e di difficoltà sempre più grandi per la preoccupante situazio­ne economico-finanziaria e per la riduzione drastica di alcune voci di capitolo a livello regionale, dopo pressanti inviti alla componente politico-amministrativa nazionale e locale  (‘Lettera aperta’ ai candidati alla presidenza della Regione Veneto ed ai politici del triveneto in data 21 febbraio 2010; ‘Appello’ ai parlamentari delle regioni, in data 20 novembre 2010; ‘Lettera’ al Presidente del Veneto Luca Zaia circa i tagli alle scuo­le paritarie in data 28 dicembre 2010; lettera al Consiglio regionale Veneto in vista della riunione del consiglio regionale in data 19 gennaio 2011; ‘Appello al Presidente Zaia, ai consiglieri, parlamentari.. in data 21 gennaio 2011; ‘Comunicato’ al presidente, ai parlamentari, in data 3 marzo 2011; ‘Lettera’ al presidente Zaia in data 17 marzo 2011; ‘Lettera’ a Zaia ed assessori politiche sociali, istruzione e formazione in data 12 luglio 2011; ‘Lettera’ a Zaia e agli assessori in data 25 luglio 2011)  fino alla ‘Lettera ai politici del Veneto e del Friuli Venezia Giulia’ a firma di S.E. Mons Adriano Tessarollo a nome dei Vescovi CET,  in sintonia con il Comitato per la parità, riteniamo  che tutta la scuola, statale e paritaria, abbia la necessità di essere sostenuta e valorizzata, sia sotto l’aspetto culturale ed educativo, che economico-finanziario fornendola di tutte quelle risorse necessarie per il suo rinnovamento, e che nella scuola del nostro Triveneto, nonostante alcuni aspetti critici, esiste qualità, professionalità, competenza e pas­sione educativa per il bene di tutti. In particolare: 1. Ribadiamo le ragioni del fondamentale diritto alla libertà di educazione. La libertà di educazione, intesa come libertà di scelta della scuola da frequentare, si fonda sul diritto di ogni persona a educarsi e a essere educata secondo le proprie convinzioni, e sul correlativo diritto dei genitori di decidere dell’educazione e del genere d’istruzione da dare ai figli.           La libertà effettiva di educazione, come libertà di scelta della scuola da frequentare in base ai propri convin­cimenti personali, è anche sancita a livello internazionale.  (Tra gli altri dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’art. 26, che afferma sia il diritto all’educazione di ogni persona come diritto al pieno sviluppo della personalità umana, sia il diritto prioritario dei genitori nella scelta del genere d’i­struzione da impartire ai loro figli.).  La risoluzione del Parlamento Europeo del 14 marzo 1984 stabilisce l’obbligo per gli Stati membri di rendere effettivo l’esercizio della libertà di educazione anche a livello finanziario, assicurando alle scuole non statali i sussidi necessari allo svolgimento dei loro compiti e al loro adempimento in condizioni uguali a quelle degli istituti pubblici, senza discriminazioni. La dimensione pedagogica della libertà di educazione trova un fondamento adeguato nel modello dell’apprendimento per tutta la vita. In proposito ricordiamo almeno due principi: primo, l’educando occupa il centro del sistema formativo; secon­do, l’autoformazione è la strategia principe del suo apprendimento. Da ciò consegue che ad ogni persona va assicurato il diritto a educarsi scegliendo liberamente il proprio percorso tra una molteplicità di vie, strutture, contenuti, metodi e tempi. Inoltre, l’apprendimento è un compito talmente ampio e complesso che la società non può affidarlo a una sola agenzia educativa – la scuola – o a una sola istituzione – lo Stato. Accanto allo Stato, le comunità locali e i corpi intermedi devono assumere e realizzare la responsabilità educativa che loro compete.  Due sono stati i capisaldi su cui si è fatto leva in questi anni per chiarire i fondamenti della nostra posizione, in piena continuità con gli insegnamenti della dichiarazione conciliare Gravissimum educationis: anzitutto, il principio dell’educazione come compito originario della famiglia, che deve godere dell’opportunità reale di formare i propri figli in base alla concezione della vita e del mondo che considera vera. Ciò fonda il diritto della famiglia alla libertà di scelta educativa nel contesto di una relazione positiva tra Stato e Società civile. Affinché l’esercizio di questa libertà sia reso effettivo, è richiesta una piena attuazione della parità scolastica, poiché l’educazione deve potersi realizzare non solo nelle scuole dello Stato, ma anche in quelle istituite da altri soggetti. L’altro principio è il diritto di libertà religiosa, che non ha solo una dimensione individuale, riguardante la singola persona, ma anche una valenza sociale e pubblica, che deve essere anch’essa garantita da parte dello Stato. I fedeli laici che come cittadini realizzano attività ispirate alla prospettiva religiosa e trascendente della vita, compre­se le attività scolastiche, forniscono un apporto prezioso al bene comune. Una concezione antropologica aperta al trascendente non è in contraddizione con la laicità dello Stato. Il passaggio dallo Stato gestore allo Stato garante-promotore è espressione di quella cultura della sussidiarietà che appare ormai sempre più condivisa.  2. Presentiamo la scuola libera paritaria e la formazione professionale del Triveneto. 2.1. La scuola dell’Infanzia:capillarmente inserita nel nostro territorio.  Il Veneto è la Regione italiana che ha la maggiore presenza di Scuole dell’Infanzia non statali di tutta l’Italia: le frequentano due bambini su tre. I numeri dell’ anno scolastico 2010-2011: PARITARIE : scuole n. 1.183; sezioni n. 4.002; bambini 93.802: 67,1% del totale STATALI : scuole n. 570; sezioni n. 1.880; bambini 46.148: 32,9%Il costo di un bambino alla scuola dell’infanzia paritaria a gestione parrocchiale è di €. 300,00 al mese senza, tuttavia, includere i costi per l’edificio di proprietà della parrocchia, il consistente apporto del volontariato e un costo del personale inferiore del 18% di quello statale.  Una considerazione sui contributi pubblici (Stato, Regione, Comuni) e la retta della famiglia.Nel giro di pochi anni la famiglia ha dovuto sopportare un sempre maggiore peso del costo di gestione: nel 2004 la famiglia, con la retta, copriva il 53% del costo; i contributi pubblici il rimanente 47%. Nel 2010 la forbice si è sensibil­mente ampliata: la famiglia copre il 63% e i contributi pubblici coprono il 37%: + 10%. Questo incremento, in termini assoluti, ha provocato in 7 anni il raddoppio della retta mensile! Le scuole dell’infanzia paritarie del Veneto, inoltre, hanno una bella tradizione di gestione di servizi per la prima infanzia (nidi) per bambini dai 12 ai 36 mesi. Le scuole con nido sono 307 con 6.800 bambini.  Quanto risparmia lo Stato per la presenza delle scuole dell’infanzia paritarie nel Veneto. costo annuo di un bambino alla scuola statale €. 6.331,00 contributo annuo statale per un bambino alla “paritaria” €. 560,00 differenza €. 5.771 x n 93.802 = €. 541.331.342 l’anno! Il Trentino Alto Adige, Regione a statuto speciale ha competenza in materia di istruzione. Nel suo ordina­mento da tempo è previsto un sistema scolastico regionale – dall’infanzia, alla secondaria e alla formazione – ben strutturato e adeguatamente finanziato. Nel Trentino Alto Adige, accanto a 450 scuole dell’infanzia “regionali” con 21.600 bambini, sono attive 166 scuole auto­nome paritarie con 10.400 bambini (il 33% del totale).  Il Friuli Venezia Giulia, pure a statuto speciale, è attenta ai bisogni delle scuole paritarie. ci sono 304 scuole dell’infanzia statali con 17.500 bambini e 182 scuole autonome paritarie con 10.100 bambini (il 42,5% del totale).  In sintesi, queste Scuole dell’Infanzia presenti nel Triveneto hanno una peculiarità culturale, storica e sociale: sono scuole della comunità, realizzate e gestite in prevalenza da parrocchie, da congregazioni religiose, associazioni dei genitori, enti morali. Queste scuole hanno offerto e offrono grande sostegno alle famiglie nella loro opera edu­cativa. Da troppo tempo c’è scarsa attenzione da parte delle istituzioni politiche, con inadeguatezza, incertezza e ritardo dei contributi economici.  A partire dalle Scuole dell’Infanzia del Veneto, che sicuramente patiscono più di tutte l’attuale con­giuntura economica, si chiede:allo Stato:a) l’integrazione del contributo statale dell’esercizio 2011 del taglio di 41 milioni di euro (13 ml di differenza rispetto allo stanziamento 2010 e 28 milioni per il taglio operato in corso d’anno); b) la previsione per l’esercizio 2012 di uno stanziamento non inferiore a quello del 2010 e che recuperi, almeno in parte, l’erosione intervenuta in 10 anni di sostanziale blocco dei contributi, nonché l’adeguato finanziamento, come prevede l’art. 9 del D.M. 34 del 18.3.2009, della spesa per l’integrazione scolastica dei portatori di handicap;c) por mano alla L. 62/2000 convertendo il contributo “grazioso” in un finanziamento permanente del servizio pub­blico reso dalle scuole paritarie, cardine del sistema scolastico nazionale con appostazioni di bilancio separate per le Scuole dell’Infanzia;d) siano previsti adeguati finanziamenti per l’integrazione scolastica per i bambini diversamente abili (nel 2011 non è stato erogato alcun contributo ordinario!) alla Regione del Veneto:a) di rappresentare a Roma (Governo, MIUR, Parlamento), nelle forme politicamente e istituzionalmente più efficaci, le questioni del ripristino dei fondi statali come sopra richiesto e la necessità di una contribuzione statale che tenga conto del ‘modello veneto’ delle Scuole dell’Infanzia;b) di includere nella programmazione della rete scolastica regionale le Scuole dell’Infanzia paritarie (l’ultima DGR 768/2011 non le prevede);c) di provvedere con urgenza alla redazione di una nuova legge regionale sul diritto allo studio;d) di aumentare il contributo annuale ordinario e adeguare i fondi per l’integrazione scolastica degli alunni diver­samente abili;e) di incrementare in modo consistente il contributo ordinario ex L. 23/1980 per il 2012 (ora è di €. 15.00 bambino/mese di media) e ripristinare il contributo per i nidi ex LR 32/1990 “tagliato” nel 2011 del 17%. ai Comuni: a) L’ANCI Veneto promuova presso i Comuni la stipula di convenzioni che tengano conto delle incertezze e delle ri­duzioni dei contributi statali e del blocco dei contributi regionali, in modo da mantenere l’importo delle rette a carico delle famiglie inalterate o comunque in misura “sopportabile” (con riferimento al costo di una famiglia che porta il bambino alla Scuola dell’Infanzia statale).b) i singoli Comuni provvedano al rinnovo delle convenzioni con la previsione di contributi a ristoro delle rette a carico delle famiglie - che sono, peraltro, quelle giovani – pressate da continui aumenti per il “blocco” degli altri contributi “pubblici”. 2.2. La Scuola Primaria e Secondaria di 1 e 2 grado. Un Diritto allo studio non garantito. Veneto
 
 
 
Scuole
Alunni
Scuola primaria
94
12.400
Scuola Secondaria I Grado
68
7.300
Scuola Secondaria II Grado
119
11.200
 
 
 
Totale
281
30.900
 
Friuli Venezia Giulia
 
 
 
Scuole
Alunni
Scuola primaria
17
2089
Scuola Secondaria I Grado
7
1083
Scuola Secondaria II Grado
10
823
 
 
 
Totale
34
30.900
 Nel Trentino Alto Adige vi sono n. 45 scuole paritarie (1 dell’Infanzia, 10 Primarie, 13 Secondaria 1 grado, 21 Seconda­ria di 2 grado). Nella provincia di Trento gli alunni che frequentano le paritarie sono 4.251, cioè il 6,7%.A 11 anni dalla Legge sulla Parità, le Scuole Libere e Paritarie si sono attenute al rispetto dei requisiti richiesti: un progetto educativo in armonia con i principi della Costituzione; l’attestazione della titolarità della gestione e la pub­blicità dei bilanci; l’istituzione di organi collegiali improntati alla partecipazione democratica; l’iscrizione alla scuola di tutti gli studenti i cui genitori ne facciano richiesta; l’inserimento di studenti con handicap; il possesso di un titolo di abilitazione da parte del personale docente; la stipulazione di contratti individuali di lavoro per il personale dirigente ed insegnante che rispettino i contratti collettivi di settore e, non ultimo, il divieto di rendere obbligatorie attività extra-curriculari che presuppongano o esiga­no l’adesione ad una determinata ideologia o confessione religiosa.  Annotiamo, tra le molte, due contraddizioni:la prima: nella stessa norma legislativa all’art. 1, comma 9 si legge che «al fine di rendere effettivo il diritto allo studio e all’istruzione a tutti gli alunni delle scuole statali e paritarie … lo Stato adotta un piano straordinario di finanziamenti ...da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l’istruzione mediante l’assegnazione di borse di studio di pari importo eventualmente differenziate per ordine e grado di istruzione». Pertanto nello stesso sistema nazionale di istruzione, ancora una volta affermiamo che c’è uguaglianza di regole, ma disuguaglianza nella modalità di finanziamento;la seconda: facoltatività del finanziamento alle scuole non statali. Ogni anno la Legge Finanziaria decide il contri­buto, senza nessuna garanzia di stabilità nel tempo. Allora, con forza affermiamo ancora che questa è una parità incompleta.            Inoltre, la Regione Veneto ha approvato, ad anno scolastico gia concluso, il bando ‘Buono scuola’ 2010-2011 che ha modificato lo spirito iniziale della legge del 2000. Si aggiunge la gravità dei tagli alla Finanziaria a livello regionale, recuperati in parte, ma ancora in attesa. L’azione di intervento congiunta tra tutte le aggregazioni delle Scuole cattoliche ha recuperato 2 milioni dal taglio di 4,5 milioni di euro del ‘Buono scuola’. Le prospettive sono sempre più negative. Famiglie e scuole non possono più sopportare ulteriori tagli e ritar­di nei parziali ricuperi.  Anche nel Friuli Venezia Giulia, l’impegno particolare è di salvaguardare le leggi regionali per non perdere parte del loro valore di sostegno alla libertà di scelta educativa da parte delle famiglie con reddito medio-basso.  Mantiene il finanziamento dei progetti miranti all’ampliamento dell’offerta formativa e destinato a tutte le scuole, pri­marie e secondarie, con un’attenzione particolare per gli alunni diversamente abili. La Legge regionale 9/ 2001 regola i finanzia­menti. La legge regionale 14/1991 regola i contributi del buono-scuola  In sintesi, allora, chiediamo risposte urgenti e concrete: -passare dal contributo facoltativo al finanziamento certo, alla piena parità finanziaria;. -realizzare un vero sistema scolastico integrato tra scuole statali e scuole paritarie, -modificare la legge regionale sul diritto allo studio, -attuare un vero federalismo scolastico secondo lo spirito costituzionale della sussidiarietà, dell’ autono­mia e della parità, -effettivo riconoscimento del diritto di libertà di scelta educativa, -adeguata attenzione per l’inserimento degli alunni diversamente abili, in difficoltà e stranieri, -accesso per la scuole paritarie a tutte le opportunità offerte dalla Regione. 2.3. I Centri di formazione professionale: contro la dispersione scolastica, per il reale ed efficace inserimento nel mondo del lavoro.            La trasformazione in atto del sistema educativo italiano si presenta come l’avvio di un futuro federalismo formativo, dove a lato di un Sistema Nazionale di Istruzione riordinato dalla recente “riforma” secondo le nuove esi­genze del tessuto sociale e produttivo, avanza sinergicamente la diffusione di un sistema di istruzione e di formazio­ne professionale che nella Regione Veneto è divenuto patrimonio consolidato e preso a modello a livello nazionale. Un’efficace evoluzione di questo sistema richiede che la sussidiarietà verticale sia pienamente coniugata attraverso il riconoscimento delle autonomie funzionali delle singole scuole ed istituti e delle autonomie sociali come quelle rap­presentate dai Centri di Formazione Professionale che sono strutture formative no-profit accreditate e che erogano la formazione iniziale triennale nel territorio regionale. A seguito della piena attuazione del titolo V° della Costituzione, che sancisce la piena titolarità delle Regioni in materia di formazione professionale, si sta sviluppando in tutto il territorio nazionale, un’offerta formativa che basandosi sulla concezione di pubblico servizio in senso oggettivo e non più soggettivo, permette di integrare percorsi di istruzione e di formazione professionale svolti dalle istituzioni pubbliche con quelli dell’iniziativa privata no-profit, in un più ampio “sistema” di istruzione e formazione per garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini nell’acces­so alla conoscenza.           I percorsi triennali usciti definitivamente dalla fase della sperimentazione, rappresentano per la loro organizzazione didattica in costante raccordo con il tessuto sociale e produttivo e per le modalità di erogazione dell’azione formativa nei labora­tori e nelle aule, opportunità concreta per i giovani di sperimentare un modello di apprendimento che partendo dalla loro realtà vissuta quotidianamente • fa acquisire strumenti culturali necessari alla sua interpretazione e trasformazione, • trasferisce competenze aderenti alle richieste di professionalità del tessuto produttivo.           La Formazione Professionale nel Veneto svolge un ruolo fondamentale nella formazione di oltre 18.000 ragazzi e ragazze che scelgono i percorsi triennali di qualifica dopo la terza media. Una parte considerevole degli allievi (oltre il 30%) è straniero e circa un migliaio hanno una certificazione di disabilità . Grazie alla originale metodologia didattica che parte dalla cultura del lavoro e dall’”intelligenza delle mani” si raggiun­gono risultati molto positivi anche con ragazzi che hanno avuto alcuni insuccessi nel loro percorso scolastico.            E’ dimostrato che con una Formazione Professionale ben strutturata come quella del Veneto si è fortemente abbattuta la percentuale di dispersione scolastica ottenendo nel contempo ottimi risultati sul piano dell’inserimento lavorativo come emerso da una recente indagine del Ministero del Lavoro presentata nel mese di giugno 2011, che ha rilevato come il 71% degli allievi usciti dalla Formazione Professionale nella Regione del Veneto a dodici mesi dalla qualifica risultino occupati, con un costo del servizio che è la metà di quello statale.            Si può dire che la formazione professionale, i cui iscritti sono in continua crescita, svolge un servizio apprezzato dalle famiglie, dai ragazzi e dal territorio e la Regione Veneto la considera un fiore da portare all’occhiello. Ci si augura che si possa addivenire entro il 2012 alla stesura di una nuova legge regionale per l’Istruzione e la Formazione Professionale, per poter superare in maniera strutturale l’attuale momento di crisi che sta mettendo in serie difficoltà economiche e finanziarie gli Enti che operano nella formazione professionale, in quanto il parametro non copre i costi di gestione e i ritardi dei finanziamenti rischiano di provocare un “default” degli Enti. Pertanto, o la Regione Veneto riconosce che gli Enti di Formazione svolgono un servizio pubblico essenziale, oppure deve sceglie­re di dismettere il servizio, non si può morire per consunzione: disponibili tuttavia a gestire la razionalizzazione del servizio.            La formazione professionale in Friuli Venezia Giulia è realizzata da 13 enti accreditati con n. 37 sedi, che hanno maturato una valida esperienza nella didattica e che offrono un servizio di qualità: dipendenti sono 730 con un totale di n. 488.788 ore di formazione per 42.788 allievi e di 3421 allievi IFP. L’offerta formativa è sempre più strutturata e sta crescendo il numero di iscritti. Il 14 gennaio 2011 è stato sottoscritto un Accordo Territoriale tra la Regione FVG e l’Ufficio Scolastico Regionale per normare l’offerta sussidiaria nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale. Con l’attuale assessore alla Formazione e Lavoro si è aperto un percorso finalizzato alla stesura di una legge che regoli il sistema educativo Regionale di Istruzione e Formazione Professionale.            Il sistema formativo del Trentino Alto Adige attiva percorsi di Istruzione e Formazione professionale per il conseguimento di Qualifiche (triennali) e Diplomi (IV anno in alternanza), collabora con l’Agenzia del Lavoro per la realizzazione dei percorsi previsti per l’Apprendistato professionalizzante e la progettazione dei percorsi di apprendi­stato in diritto-dovere. Il sistema formativo in Trentino promuove rapporti strutturati e stabili con il territorio attraverso accordi, protocolli spe­cifici e reti territoriali con aziende, organizzazioni di categoria, istituzioni scolastiche, formative e di ricerca, soggetti operanti nel campo delle politiche attive del lavoro, enti locali, organizzazioni dei servizi educativi, sociali e sanitari sia del comparto pubblico che privato. Va ricordato che la presenza capillare della formazione professionale e la possibilità di assolvere l’obbligo scolastico nel Centri di formazione è uno degli elementi che ha consentito al Trentino di misurarsi con tassi di abban­dono scolastico assai inferiori a quelle registrati complessivamente nel Paese. In conclusione chiediamo :-una nuova legge regionale, -la certezza del finanziamento e adeguamento dei capitoli di bilancio per la FP,-la puntuale erogazione di acconti e saldi,-la semplificazione amministrativa. 3. A tutti (politici, amministratori, opinione pubblica….)  Affermiamo che primario resta sempre il compito di realizzare la piena parità scolastica avviata con la legge 62/2000, sia perché la Scuola libera paritaria è parte costitutiva del sistema nazionale di istruzione e di formazione e concorre, nella sua specificità ed autonomia, a realizzare l’offerta formativa nel territorio, sia perché l’Amministrazione Pubbli­ca spenderebbe in più se dovesse farsi carico degli alunni iscritti nelle scuole paritarie e nella formazione di ispira­zione cristiana nel Veneto:-Scuola dell’Infanzia 93802 allievi moltiplicato 5771 541.331342 Euro-Scuola Primaria 12327 “ “ 6500 80.125.500 “-Second. 1° grado 7242 “ “ 7582 54.908.844 “-Second. 2° “ 11062 “ “ 8057 89.126.534 “-F.P. 18000 “ “ 2447 44.046.000 “ Il risparmio annuo totale è di euro 809.538.220. Ribadiamo che le scuole libere paritarie e la formazione professionale-non sono ‘scuole private’ perché fanno parte del sistema educativo di istruzione e di formazione a servizio di tutto il territorio triveneto, alla luce del principio di sussidiarietà, nella libertà di scelta educativa di tutti i cittadini e nel rispetto della normativa riguardante anche gli alunni stranieri e diversamente abili;- permettono alla Pubblica Amministrazione un considerevole risparmio sui costi;-esprimono la fecondità del ‘modello veneto’ per quanto attiene la Parità e la Formazione Professionale circa la disper­sione scolastica, l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri e diversamente abili, la libertà di insegnamento, l’occupazione in particolare dei precari, l’inserimento nel mondo del lavoro: patrimonio di cultura, educazione, for­mazione, a servizio dei bambini e dei giovani che caratterizza da sempre l’attività scolastica e formativa della scuola cattolica libera paritaria. Chiediamo che si giunga:-a ricomprendere nell’area dell’Istruzione e della Formazione, anche la Scuola dell’Infanzia, in un ‘modello educativo uni­tario’; - a passare dall’attuale logica dei contributi a quella del finanziamento stabile ed organico sulla base del numero degli alunni frequentanti, così da permettere una gestione qualitativa ed organizzativa equipollente a quella delle scuole statali, sul piano economico, fiscale e tributario;-ad avviare il ‘tavolo-tecnico’ unitario per la stesura di una nuova legge regionale sul diritto allo studio, istruzione e formazione, rilanciando e consolidando ‘ il modello educativo unitario’; -ad avviare un percorso politico finalizzato a precisare a livello nazionale il costo pro capite per studente in modo da giun­gere alla lettura della situazione locale che evidenzi ulteriormente la fecondità del ‘modello veneto’ e i considerevoli risparmi sui costi che la scuola paritaria in Veneto permette alla Pubblica Amministrazione. Conclusione Alla luce anche degli Orientamenti Pastorali per il decennio 2010-2020 le scuole libere paritarie e la formazione profes­sionale vengono percepite come strumenti preziosi della comunità cristiana per “educare alla vita buona del Vangelo”, a servizio di ogni uomo e di ogni famiglia che vivono nel nostro territorio, anche a costo di sempre maggiori sacrifici per conservarle.  Continuando nell’impegno per risolvere giuridicamente ed economicamente in maniera definitiva la que­stione della parità, che fatica ancora ad affermarsi, nonostante promesse ed impegni assunti, ringraziamo tutti coloro che si sono impegnati e continuano a prodigarsi per la positiva risoluzione della parità. Concludiamo proponendo un passaggio della Lettera del “Comitato CET per la parità” il 30.10.2010 a S.Em.za il Card. Angelo Bagnasco, Presidente della CEI e ai vice Presidenti della CEI: “Sarebbe drammatico che le nostre scuole, che manifestano ogni giorno passione educativa e competenza, fossero costrette a chiudere. Sentiamo que­sta possibile ipotesi una contraddizione intrinseca al nostro essere Chiesa chiamata a servire l’uomo in Cristo, anche attraverso le scuole libere paritarie”. Il nostro impegno quotidiano è quello di continuare fino in fondo, affinchè queste scuole possano continuare a svolgere il ruolo educativo come scuole della comunità. Ringraziamo S.E. Mons. Mariano Crociata, segretario Generale della CEI per aver accolto l’invito a presiedere questa Seconda Conferenza, le Autorità qui convenute, i presenti e tutti coloro che si impegnano a contribuire al bene di tutti.  I Presidenti regionali FISM, FIDAE, AGESC, FORMAVeneto, CONFAP, CdO, MSCCa’ Tron di Roncade (TV), 12 novembre 2011. 
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)