Assisi è in pieno fermento e si sta preparando a questo evento, che riconferma la ''capitale mondiale della pace'', con veglie di preghiera e funzioni religiose. Tantissimi sono i pellegrini e i giornalisti attesi ad Assisi per l'arrivo del Papa per domani.
del 26 ottobre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          In occasione della ''Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo'' che si terrà  il 27 ottobre 2011 ad Assisi con la presenza dei leader delle principali religioni mondiali, papa Benedetto XVI sarà accompagnato e assistito da 38 suoi collaboratori molto vicini, tra cui 22 cardinali, di cui 18 provenienti dalla Curia romana.
          Assisi è in pieno fermento e si sta preparando a questo evento, che riconferma la ''capitale mondiale della pace'',  con veglie di preghiera e funzioni religiose. Tantissimi sono i pellegrini e i giornalisti attesi ad Assisi per l'arrivo del Papa.  
Presentazione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”.          Rilanciare l’impegno. “Dopo 25 anni di collaborazione tra le religioni e di testimonianza comune – ha detto il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace – è tempo di bilanci e di rilancio dell’impegno, a fronte di nuove sfide”. Esse sono insite “nella crisi finanziaria ed economica che dura più del previsto; nella crisi delle istituzioni democratiche e sociali; nella crisi alimentare e ambientale; nelle migrazioni bibliche, nelle forme più subdole del neocolonialismo, nelle perduranti piaghe della povertà e della fame, nell’indomito terrorismo internazionale, nelle crescenti diseguaglianze e nelle discriminazioni religiose”. Per il cardinale, “ancora una volta – basti pensare ai recenti avvenimenti in Egitto o in altre regioni del mondo – c’è bisogno di dire ‘no’ a qualsiasi strumentalizzazione della religione” perché “la violenza tra religioni è uno scandalo che snatura la vera identità della religione, vela il volto di Dio e allontana dalla fede”. La ricerca della verità, ha ribadito il porporato, è “premessa per conoscersi meglio, per vincere ogni forma di pregiudizio, ma anche di sincretismo, che offusca le identità”. La ricerca della verità è “condizione per abbattere il fanatismo e il fondamentalismo, per i quali la pace si ottiene con l’imposizione agli altri delle proprie convinzioni”. I Paesi del mondo rappresentati nella Giornata sono più di 50, ha spiegato il cardinale, “tra i quali, oltre a numerosi Paesi europei e americani, anche Egitto, Israele, Pakistan, Giordania, Iran, India, Arabia Saudita, Filippine e molti altri (sono quelli che soffrono forse maggiormente, in questo momento storico, per problemi di libertà religiosa e dialogo tra religioni)”. Saranno invece 13 i delegati cattolici, tra presidenti di Conferenze episcopali regionali e patriarchi e arcivescovi maggiori delle Chiese sui iuris.          La necessità del dialogo. “Non pochi problemi che emergono nella vita concreta della società civile interpellano, in modo specifico, anche le diverse tradizioni religiose, soprattutto dove esse hanno o rivendicano uno spazio pubblico”, ha osservato mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, per il quale “tutto questo, e altro, interpella i seguaci delle diverse religioni, e li obbliga a cercare, alla luce delle rispettive tradizioni e della ragione, elementi di soluzione”. In questo contesto, ha aggiunto, appare evidente “la necessità dell’incontro, del dialogo, del comune impegno perché, in un mondo ormai in corsa verso la globalizzazione, le differenti religioni, con le loro specifiche risorse, possano corrispondere alle attese per la promozione di certi valori autenticamente umani”. Di qui “l’importanza e l’attualità della prossima Giornata di Assisi voluta dal Santo Padre: farsi insieme pellegrini, per riflettere, mediante l’ascolto e il silenzio; incontrarsi in atteggiamento di dialogo; pregare, ognuno secondo la propria tradizione: per ravvivare l’impegno comune a servire l’uomo nelle sue istanze basilari di giustizia e di pace tra le nazioni e all’interno di ogni società”.          Alla ricerca della verità. “La consapevolezza di essere dei pellegrini alla ricerca della verità consente un dialogo franco e sincero tra credenti e non credenti”, ha affermato mons. Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura. Per questo, “per la prima volta, il Santo Padre ha voluto invitare dei non credenti a un incontro interreligioso”. Secondo il sottosegretario, “all’origine di questa innovativa scelta del Santo Padre vi è la convinzione che l’uomo, sia credente sia non credente, è sempre alla ricerca di Dio e dell’Assoluto; egli è, pertanto, sempre un pellegrino alla ricerca in cammino verso la pienezza della verità. Per il credente, questa ricerca è sostenuta e illuminata dalla certezza della fede, mentre per i non credenti spesso si tratta di un cercare ‘come a tastoni’, secondo l’espressione del discorso paolino all’Agorà di Atene”.          Eco significativa. Don Andrea Palmieri, incaricato della sezione orientale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha ricordato che “la notizia della convocazione di questa Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo ha avuto un’eco significativa nel mondo cristiano. La risposta delle Chiese e comunità ecclesiali all’invito del Santo Padre è stata molto positiva. Le delegazioni saranno, infatti, numerose e di alto profilo: se ne uniranno al pellegrinaggio 31, provenienti da altrettante Chiese, comunità ecclesiali e organizzazioni cristiane mondiali”. All’invito del Santo Padre “ha risposto positivamente anche l’ebraismo mondiale. Parteciperanno delegazioni dell’International Committee on Interreligious Consultation, del Gran Rabbinato di Israele e di altre organizzazioni ebraiche di carattere internazionale”.
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