Un articolo di Renato Farina di qualche giorno fa per capire l'antefatto. «Questo Papa non fa altro che domandare di «allargare la ragione» (Regensburg, 14 settembre 2006). Pone la questione dell'uso della scienza non della necessità della scienza».
del 16 gennaio 2008
L'ignoranza domina tra i presunti scienziati dell'Università La  Sapienza di Roma. In 67 cattedratici vogliono impedire al Papa di  parlare, anzi persino di entrare in aula magna giovedì prossimo, per  l'inaugurazione dell'anno accademico. Hanno firmato un appello, sono  quasi tutti fisici. Dicono: è uno straniero, un oscurantista, ha  parlato male di Galileo difendendone la condanna diciassette anni fa.  Una bugia, lo vedremo. Ma procediamo.
Era stato il rettore a volere  la presenza di Benedetto XVI. Nei piani originari sarebbe dovuta  toccare al Santo Padre la lectio magistralis, la prolusione che dà il  tono dell'anno universitario. Poi però pareva di dare troppo onore a  un Ratzinger qualunque. E il rettore ha ripiegato, cedendo alle  pressioni, mettendolo al terzo o quarto posto tra i relatori,  preceduto da quel fenomeno di laureato della Scuola Normale di Pisa,  Fabio Mussi, oggi ministro della Ricerca, e dal sindaco Walter  Veltroni. Il Papa, che è umile, non ha fatto una piega, ha detto va  bene. Era abituato a dibattere con gente tipo Habermas, è stato  professore nelle massime università tedesche, da Monaco a Tubinga, ma  si accontentava anche di mettersi in coda al noto perito della scuola  cinematografica Veltroni. Mussi e Veltroni, questi due scienziatoni  da Nobel, hanno il plauso dei docenti protestatari. I quali non si  sono accontentati di un malcontento sommesso. Hanno chiamato a corte  le truppe. Così a costoro hanno assicurato di garantire una presenza  fattivamente contestatrice di gruppi no global, che già stanno  battendo su internet il loro tamburo da richiamo della foresta, per  montare casini antipapali.
C'è allarme ordine pubblico. Il Papa non  demorde però. Il cardinal Ruini lo sostiene, assicura che sarà  accolto bene: sono migliaia i docenti felici di incontrarlo, e gli  studenti pure. Dunque Ratzinger ci va lo stesso. Non vuole  blindature. Il suo pensiero è che siamo come nei primi secoli della  Chiesa: Saulo di Tarso parlava all'Areopago di Atena, suscitando il  riso dei presunti sapienti. Lui non si sente migliore del vecchio  apostolo. I primi secoli sono profezia degli ultimi. Qui faremmo  alcune osservazioni. Anzitutto a Repubblica, che è il quotidiano che  si fa eco di questa volontà di pulizia etnica del Papa  dall'università e dunque dall'ambito culturale. Ieri ha ospitato  senza repliche incredibili discorsi da repulisti razziale. La morale  è tirata da tale Carlo Cosmelli, forse un Nobel, che spiega il fuoco  di sbarramento: «Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da  cardinale le ha ribadite anche nell'ultima enciclica. Lui è convinto  che, quando la verità scientifica entra in contrasto con quella  rivelata, la prima deve fermarsi. In una comunità scientifica ciò non  può essere accettato». È evidente la panzana.
Questo Papa non fa  altro che domandare di «allargare la ragione» (Regensburg, 14  settembre 2006). Pone la questione dell'uso della scienza non della  necessità della scienza. Ma - a leggere bene - questi scienziati de  noantri imputano al Papa un discorso del 1990. Gli attribuiscono  questo pensiero preso da Feyerabend: «Il processo della Chiesa contro  Galileo fu ragionevole e giusto». Questa frase è tratta da internet,  voce Ratzinger in Wikipedia, e questi hanno copiato senza leggere il  discorso integrale dove l'allora cardinale spiegava come anche Ernst  Block e tanti altri filosofi stessero rivalutando l'attitudine della  Chiesa verso la scienza. L'esatto contrario di quanto sostenuto dai  67 piuttosto somari. Ma non vale la pena discutere con chi cerca  pretesti per l'intolleranza. In realtà a noi basterebbe si applicasse  la par condicio. C'è una specie di cristofobia dominante in certi  ambiti intellettuali italiani: un odio quasi neroniano, che si  trasforma in amore sollecito e pastorale verso gli islamici purché  siano estremisti. L'Università La Sapienza di Roma ha siglato il 15  giugno del 2006 un accordo per la creazione di un Comitato accademico  italo-egiziano di «studi comparati per il progresso delle scienze  umane nel Mediterraneo» (Oscum), tra la celebre università islamica  di Al Azhar, considerata una sorta di Vaticano sunnita, e un cartello  di cinque università italiane tra cui primeggia appunto La Sapienza  di Roma. L'accordo è stato firmato alla presenza dello sheikh di Al  Azhar, Mohamed Sayed Tantawi, ritenuto la massima autorità teologica  dell'islam sunnita. Tantawi è uno che ha scritto fatwe per  giustificare i kamikaze palestinesi, per santificare la condanna a  morte di islamici che si convertano al cristianesimo e lo dicano ad  alta voce. Ma per i professori della Sapienza di Roma va bene così,  nessun appello avverso. Al Tantawi sì, Ratzinger no. A questo siamo  ridotti nelle Università italiane. Se ci fosse un criterio serio per  la selezione dei docenti, questa gente dovrebbe essere sospesa  dall'insegnamento. Figuriamoci, hanno già avuto mezza partita vinta:  hanno retrocesso il Papa a figurante tra Mussi e Veltroni, ma non si  accontentano. Repubblica di Ezio Mauro è dalla loro parte. Queste  cose si vedevano al tempo del nazismo contro gli uomini diversamente  pensanti. Ora accadono a Roma, Italia.   
 
LIBERO 13 gennaio 2008  
Renato Farina
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