La Carta dei Diritti Umani e la Costituzione Italiana compiono 60 anni. Sembrano tanti, eppure se facciamo i conti con millenni di storia ecco che i Diritti Umani e la nostra Costituzione sono piuttosto recenti, e pur essendo giovani hanno tanto da dire
del 27 maggio 2008
Perché la Carta dei Diritti Umani e la Costituzione?
 
Da sempre l'uomo ha cercato di rivendicare la sua libertà e i suoi diritti; non sempre però questi tenevano conto di tutte le condizioni umane e si riconducevano ad uno specifico contesto geografico, storico, politico, e culturale. Dopo i tempi difficili e disastrosi che hanno visto l'intero pianeta coinvolto in due conflitti che hanno umiliato, spezzato, distrutto e in molti casi annientato popoli, nazioni e famiglie, l'“uomo” necessariamente si è interrogato non solo su “cosa” sia l'uomo, ma anche su “chi” sia uomo. Come è possibile che si sia potuto permettere che milioni di persone abbiamo perso (e continuano tuttora a perdere) la vita, ad essere torturati, sfruttati, ostacolati, ignorati, abbandonati, umiliati?
Nel 1948 per iniziativa dell'Organizzazione delle Nazioni Unite si è vista la necessità di un documento condiviso che fosse rivolto a tutto il mondo, in cui si dichiarassero dei diritti basati sul concetto di dignità umana, come caratteristica intrinseca, inalienabile ed universale. Nasce la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani : ogni uomo è degno di essere uomo. Ogni uomo.
La Dichiarazione dei Diritti Umani non solo sancisce i diritti riconosciuti alle singole persone, ma indica anche delle direttive per i governi nazionali: rimanda ai singoli stati il compito di attuare i diritti tramite le proprie leggi e promuovere i Diritti Umani anche nei rapporti con gli altri stati [art. 28, 29 ].
 
La Costituzione della Repubblica Italiana, pur essendo nata in parallelo (anzi, qualche mese prima) fa proprie le intenzioni del documento, riconoscendo i diritti dell’uomo. Solo per citare alcuni tra gli articoli più importanti: diritti inviolabili e pari dignità [art. 2, 3 ], la libertà di credo religioso [art. 19], la libertà di pensiero, di parola, di stampa [art. 21], riconosce la famiglia come nucleo fondante della società [art. 29] ; la salute come bene da tutelare [art. 32] e il diritto all'istruzione [art. 34], le condizioni per l'ordinamento sociale, politico ed economico [art. 35 e ss.].
Per tutto ciò noi lo viviamo quotidianamente e ci sembra ovvio, scontato, eppure è garantito proprio da questo strumento, che si fa interprete delle condizioni per permettere a tutti gli uomini di essere liberi e di realizzare tutte le dimensioni proprie della persona.
 
 
La responsabilità della Libertà
 
Nonostante siano passati 60 anni, se ci guardiamo attorno e se consideriamo anche la situazione sociale e politica di altri contesti del mondo, ci rendiamo conto che la situazione non è così rosea: bastano la Dichiarazione dei Diritti Umani e la Costituzione per cambiare e rendere degna la condizione dell'uomo?
Per poter rispondere a questo interrogativo, è necessario mettersi in gioco. Nella Carta dei Diritti Umani e nella Costituzione troviamo solo i presupposti per il riconoscimento dei diritti. E' necessario non solo che vengano riconosciuti questi diritti, ma anche che ogni persona li conosca: è necessario che ciascuno li faccia propri e si impegni per renderli veri. E' un impegno e una responsabilità personale. E' necessario sviluppare un pensiero critico, capire la realtà e il singolo contesto, per potersi impegnare nel concretizzare una cultura e una scelta di vita che metta al centro l'uomo. Per fare questo bisogna mettere da parte l'esclusività dell'io e relazionarsi con l'altro: è necessario riconoscere e mettere al centro ogni altro uomo.
 
 
Sviluppo integrale della persona
 
Di fronte allo sconforto delle persecuzioni, delle violenze, del “non senso”, nasce l'interrogativo di come sia possibile che l'uomo spesso non sia capace di riconoscere ciò che lo accomuna al suo simile e che quindi condivide con lui. Le più grandi ingiustizie o disumanità passate e presenti si compiono proprio quando non è riconosciuta questa condizione in sé e nell'altro come caratteristica propria dell'essere umano, negando o non considerando significative alcune dimensioni proprie dell'uomo (la vita, l'età, il sesso, il credo religioso, la cultura, gli affetti, le relazioni, il pensiero politico/sociale, lo stato di salute, la morte,...).
Per dare dignità all'uomo non è solamente necessario garantire quelli che sono i diritti minimi, ma occorre anche l'impegno personale per far si che l'uomo possa non solo riconoscere e promuovere, ma anche realizzare tutti gli ambiti e le dimensioni che gli sono proprie e riscoprirle nell'altro. Sviluppo integrale della persona allora deve essere un riconoscere innanzitutto l'uomo come “essere umano”. Libero, capace, degno di essere uomo.
 
 
Un buon augurio! ...con una marcia in pi√π!
 
Il miglior modo per festeggiare, come suggerisce anche la campagna pubblicitaria, potrebbe allora essere quello di prendere in mano e leggere questi documenti ( facilmente reperibili anche in Internet), farli propri e cercare di viverli, calarli nel quotidiano, restando sempre in ascolto dell'Uomo.
Dio incarnandosi e facendosi uomo in Gesù Cristo non solo ne riconosce la dignità e ne sperimenta la complessità, le difficoltà a crescere e a scegliere, il diritto a formarsi integralmente, ma ci mostra anche la pienezza dell’umanità. E' lo stesso modo in cui Gesù vive, accoglie e si relaziona che ci svela come l'uomo, quando è pienamente uomo, sa amare e incontrare ed è capace di diventare dono. Spesso l'uomo ferito e chiuso in sé stesso, da solo non riesce a cogliere e realizzare tutte queste dimensioni:  eppure è proprio la grandezza di amore e di dono che è scritta nel suo DNA, perché fin dalle origini è stato creato a immagine del Figlio, cioè Lui fin dall’inizio è il ‘modello’ a cui siamo stati invitati ad assomigliare… e più gli assomigliamo più troviamo la gioia e la nostra realizzazione, perché è la verità profonda di noi.
Ciascuno di noi allora è invitato a porsi la domanda ‘ma chi è l’uomo?’ e cercare di leggere nella propria vita e nella vita di chi lo circonda, riscoprendo la ragione, gli affetti, le capacità, le relazioni, le speranze e il rapporto di accoglienza sereno e motivato con Dio e i fratelli, per riscoprire di condividere con loro la stessa condizione.
Che bello tenere unito l'uomo con tutto ciò di cui è capace, orientandolo anche verso il bene suo e quello di tutti i suoi fratelli: mi sembra si possa chiamare Amore...
 
Che la festa di compleanno sia vera! Auguri, non solo alle Carte, ma anche all'uomo perché possa sempre più riconoscersi Uomo!
 
                                                                                                 
 
 
Don Bosco che ne avrebbe pensato?
 
 
Nella sua esperienza di amore per i ragazzi e nella sua grande opera di educatore, don Bosco sicuramente non conosceva la Dichiarazione dei Diritti Umani, ma di certo aveva a cuore che i “suoi” ragazzi potessero essere protagonisti attivi del loro tempo e coscienti della bellezza e unicità della loro vita. Nella Strenna del 2008 don Pasqual Chàvez, successore di don Bosco, parla in questi termini di Diritti Umani:
 
“L’educazione ai diritti umani è educazione all’azione, al gesto, alla presa di posizione, alla presa in carico, all’analisi critica, al pensare, all’informarsi, a relativizzare le informazioni ricevute dai media; è un’educazione che deve diventare permanente e quotidiana.
Su questi fondamenti, la metodologia da utilizzare deve comprendere almeno tre dimensioni:
l      una dimensione cognitiva: conoscere, pensare criticamente, concettualizzare, giudicare; Don Bosco direbbe “ragione”;
l      una dimensione affettiva: provare, fare esperienza, creare amicizia, empatia; Don Bosco direbbe “amorevolezza”;
l      una dimensione volitiva comportamentale attiva, eticamente motivata: compiere scelte e azioni, mettere in atto comportamenti orientati; Don Bosco direbbe “religione”.
 
[...]
integralità della persona e applicazione del principio di indivisibilità ed interdipendenza di tutti i diritti fondamentali della persona: civili, culturali, religiosi, economici, politici e sociali;
educazione alla cittadinanza onesta e applicazione del principio di responsabilità comune differenziata per la promozione e la protezione dei diritti umani”.
 
Sembra di sentire don Bosco: “buoni cristiani e onesti cittadini”. Un documento che sarebbe stato pronto a sottoscrivere. Con grande impegno.
 
 
 
Luca Magarotto
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