Il testo dell'Omelia di don Gianni Moriondo alla Festa dei Giovani 2010. Ma con tutto quello che abbiamo da fare all'oratorio, immaginarsi se al mattino abbiamo il tempo per guardare in alto
del 09 marzo 2010
 
 
 
8 Giugno 1868, tanto per cambiare sempre a Valdocco, don Bosco è particolarmente allegro, ha appena ricevuto la notizia che il giorno dopo, per la solenne consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice, avrebbero partecipato anche le loro altezze: i principi di Savoia. Verso le 4 del pomeriggio fa un sopralluogo, sale sulla basilica e... la sua gioia.
 
Guarda i ragazzi giocare in cortile insieme ad alcuni giovani salesiani e dice “Beppe, Giuvanin vegni su, Michele ven su ancor ti”. Giuseppe Buzzetti, Giovanni Cagliero, Michele Rua salgono anche loro in cima alla basilica. Quando arrivano su, domanda loro “Avete visto il cielo stamattina?”, Giovanni prontamente risponde “Ma con tutto quello che abbiamo da fare all'oratorio, immaginarsi se al mattino abbiamo il tempo per guardare in alto”. “E avete dato uno sguardo a ciò che sta attorno all'oratorio?”, Michele Rua prontamente dice “Sì, io sì. Stamattina sono andato a ritirare le camice da Mastro Dillini. Vedi si vede là in fondo la sua sartoria.”
 
 “E cosa avete visto?”, “Eh, quello che vediamo adesso, cavalli, carretti, gente che va, gente che arriva dalla Valle di Lanzo, da Pinerolo, da Vercelli, da Asti, contadini là, che dietro alle loro bancherelle discutono sulle ultime notizie... e allora don Bosco diventa serio e dice “Giovanni, Giuseppe, Michele tra 50 anni io non ci sarò più, là in fondo vedete sotto la mole c'è sempre Porta Palazzo e ci saranno sempre mercanti che vanno e che vengono. Vedi il rondò della forca dove convogliano tutte le strade?!
 
 Arriveranno altre genti tra 50 anni probabilmente dalla Sardegna e dal Veneto, ma io non ci sarò più. Ma tra due volte 50 anni neppure voi ci sarete più. Arriverà altra gente, dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Calabria, altri mercanti. Non ci saranno i cavalli ci saranno forse le prime auto Fiat. Ma allora perché correte tutto il giorno e non trovate il tempo per guardare il cielo?”.
 
 Qualche giorno fa, sapendo di venire qui ho chiamato uno dei primi che ho incontrato, c'era l'allenamento della squadra del 94 di calcio e ho detto loro “Venite qui, venite qui” (e li ho messi lì per non perder tempo. Ndr: vicino al palco ) Ho detto “Venite anche voi, e mentre voi venivate qui”, ho domandato loro, “avete guardato il cielo stamattina?”. “Eh no, stamattina assonnati dovevamo correre a prendere il tram per andare a scuola e il pomeriggio allenamenti, e poi il corso di chitarra e poi dobbiamo andare su Facebook a rispondere ai nostri amici, a curiosare un po', a mettere un po' di link e poi abbiamo tante cose da fare che proprio non riusciamo a trovare il tempo di guardare in alto”.
 
E allora curioso, no? Era la prima volta che andavo anch'io in cima alla basilica, era tutto... vabbè rivolgetevi poi a loro per come si fa ad andare in cima alla basilica. Arrivato lassù in cima ho detto “Hai visto là, dove c'era la sartoria di Mastro Dillini? Sai cosa c'è adesso? C'è il Call Center del signor Matamba che manda suo figlio a giocare a basket all'oratorio e gioca anche bene, e dove c'era il calzolaio c'è il Western Point del signor Tradon, libanese, suo figlio invece gioca a calcio e la ragazza fa un corso di danza all'oratorio.”
 
Altra gente e poi ho detto loro “Sentite, tra 50 anni non ci sarò più, di sicuro, ma neppure voi tra due volte 50 anni ci sarete più, altra gente arriverà, dalla Cina e dall'America Latina e dall'Africa e da chissà dove. Ma allora Simone, Hammed, Peter, Joham, Mohammed perché, perché correte tanto e non trovate il tempo per guardare il cielo?”.
 
Anche Gesù lo abbiamo sentito proprio nel brano del Vangelo, un giorno si alza al mattino chiama tre amici, Pietro, Giacomo e Giovanni e dice “Avete guardato il cielo stamattina?”, “Ma Signore con tutto quello che c'è da fare immaginarsi...”, “Sentite, facciamo una cosa, venite con me, andiamo sul Tabor a pregare”. Giovanni subito “Ma Gesù ci sono un sacco di ammalati che da giorni aspettano perché tu vada a guarirli e a te viene l'idea di andare a fare una passeggiata?” Giacomo insiste “Ma dimmi tu, con tutte le persone sole che ci sono al mondo” - ce ne sono tante oggi ma ce n'erano anche tante allora - “che aspettano una tua parola di conforto, Gesù, una tua parola di speranza e tu te ne salti fuori con questa idea”.
 
Pietro d'impeto taglia corto “Senti, ci sono masse di gente che aspettano una tua parola di vita, che attendono una tua parabola, che vogliono sentire una tua parola, la parola del Signore, senti la passeggiata la facciamo un altro giorno”. Gesù dice “No, venite con me, andiamo su!” e mentre salivano avranno già pregato, avranno detto un rosario, ah no! il rosario no perché non era ancora stato inventato. Salgono su e arrivati in cima comincia a dire, prima un bello sguardo al panorama “Vedete là l'Ermo, e poi le alture del Golan, il Ghilboa, dove avvenne la famosa battaglia di Saul contro i Filistei, e la pianura di Esdrelon e la regione della Decapoli attorno al Giordano.” Insomma guardano un po' il panorama sottostante, poi Gesù dice “Guardate il cielo, guardate il cielo! Perché? Perché quella è la nostra patria. Tra 50 anni” dice Gesù “io ci sarò ancora, tra due volte 50 anni io ci sarò ancora. Tra dieci volte e cinquantamila e centomila volte 50 anni io ci sarò ancora, e dove sono io voglio che ci siate anche tutti voi. Ma allora perché, perché correte correte e non trovate il tempo di guardare il cielo?”.
 
 San Paolo nella lettera ai Filippesi ci dice “La nostra cittadinanza è nei cieli, dove aspettiamo il Salvatore che trasfigurerà il nostro corpo. Poi Gesù a un certo punto dice a questi suoi tre amici che erano uno Peter, no Pietro, Peter è troppo moderno, l'altro.. Giovanni e Giacomo “e adesso vi faccio vedere come saremo, attendete un attimo”. “Ma figurati, ma non scherzare” dice Giovanni. “Immaginarsi adesso cosa ci fa vedere. Noi andiamo a riposare un attimo”.
 
Questi apostoli che nei momenti importanti dormono, un torpore più dovuto a sonnolenza spirituale che non a stanchezza fisica e quando si risvegliano? L'avete sentito nel Vangelo, vedono Gesù trasfigurato, una luce abbagliante che conversava con Elia e Mosè. Non nel Vangelo di Luca ma in quello di Marco si dice “Delle vesti bianchissime che nessun lavandaio è mai riuscito a renderle così bianche” e Pietro subito “Gesù che bello! È bello per noi stare qui, facciamo tre tende, restiamo qui!”. Gesù torna normale e dice ai suoi tre amici “Torniamo giù”. Scende dal monte della trasfigurazione per la vita quotidiana. Dirà un po' dopo a quei tre e agli altri apostoli, “Adesso saliamo a Gerusalemme per salire su un altro monte”. Il monte del Golgota, il monte della passione; e allora carissimi giovani volevo proprio concludere con tre brevissime cosette.
 
a prima: guardiamo il cielo! Quante volte abbiamo sentito “impariamo a sognare”, io non so tanto l'inglese Giovanni, la canzone era “Get up? Gep up, get up ecco!” che mi han subito detto significa “Su”, guardiamo su, guardiamo il cielo, e non come Pierino che visse tutta la vita guardando la punta dei suoi piedi. Non mise mai i piedi in una pozzanghera, mai caduto, mai rotolato giù dai gradini, ma non si è mai accorto che sopra di sé c'era un bellissimo cielo, e il cielo è Gesù.
 
Un professore di una scuola superiore aveva dato questo tema ai suoi studenti: come sarebbe il mondo se Gesù non fosse mai esistito. Uno studente scrisse una serie di parole senza senso. Il professore era già lì con la matita rosso e blu pronto a crociare e a dare il suo verdetto quando alla fine lesse “ecco come sarebbe il mondo senza Gesù, un discorso senza senso, un insieme di parole senza verbi”.
 
 Seconda cosetta: (frase incomprensibile in piemontese!). Non ho detto cose senza senso, l'ho detto in piemontese, che poi era la lingua di don Bosco, allora com'è importante tradurre...tradurre perché? Perché ogni giovane possa dire. “È bello!”. I tre apostoli dicono “Vogliamo fermarci, facciamo tre tende, vogliamo restare qui”. In tanti anni io non ho mai incontrato un giovane che sia venuto da me e mi abbia detto “Don Gianni, voglio vedere Gesù!” ve l'assicuro mai nessuno, però vi assicuro con la stessa certezza che tra i miei amici, amici di Facebook, amici di tutti i tipi, c'è un sacco di gente che appena si accorge che sei prete, quanta domanda di spiritualità c'è in giro.
 
In tanti ex-allievi, in tanti adulti quanta nostalgia per i giorni in cui da ragazzo si viveva allegri, felici nell'amicizia con Gesù, incontrando Gesù nel sacramento della Penitenza e dell'Eucarestia. Quanto desiderio di vita c'è, e allora è importante che si creino degli ambienti accoglienti, degli ambienti in cui ci sia come qui sano divertimento, forti emozioni, ambiente in cui possano nascere delle belle e sane amicizie, dove ci sia tutto quello che piace ai giovani, dalla musica, allo sport, alla danza e chi più ne ha più ne metta. Già qualcuno me l'ha detto dei giovani che ho portato da Valdocco. Non ho detto a loro chi è Gesù perché il desiderio c'è anche in loro, anche in Mohammed che non è cristiano, in Joham che è ortodosso ed è difficile fargli capire che è proprio cristiano come me e però non gli ho detto chi è Gesù, ho detto loro “Venite con me. Vi porto in una bella festa, dove ci sono tanti giovani che credono in Gesù”, e già qualcuno bisbigliava tra gli animatori “Ma perché non ci fermiamo un giorno in più? Facciamo tre tende”. “No”.
 
 Terza cosetta allora: stasera torniamo anche noi giù da questa bellissima festa, qualcuno scende giù da questo monte della trasfigurazione e dovrà salire o risalire il monte della passione, il monte della croce. E croci ce ne sono dappertutto, in famiglia, a scuola, nell'ambiente di gioco, di lavoro. Però torniamo con una carica nuova, con la carica di avere incontrato Gesù, e allora vogliamo diventare grandi. Li abbiamo sentiti prima quali sono i modi per diventare grandi. Aver fiducia, aver fiducia negli altri.
 
 L'8 Dicembre quest'anno io ero nella chiesa di San Francesco d'Assisi, dove don Bosco ha iniziato l'8 Dicembre 1841 la sua opera salesiana e nella predica ho detto che se don Bosco non avesse avuto fiducia in quel povero giovane muratore, Bartolomeo Garelli che quel chierico di sacrestia, che lo ha inseguito con la pertica, rischiava di allontanarlo per sempre dalla Chiesa, ecco don Bosco invece gli ha detto “è mio amico, vallo a chiamare. Torna indietro, tu hai dei grandi valori, io ho fiducia in te” e ho fatto questo gesto, possiamo rifarlo?
 
Quel gesto che tutti gli animatori fanno quando indicano un po' di fiducia ma proprio con quella sicurezza che ho io oggi che posso proprio buttarmi [don Gianni si butta dal palco e viene sorretto da alcuni ragazzi!!].
 
Ho rischiato un po' perché mi hanno detto che non erano ancora pronti, ma se aspetto che voi siate pronti... Mi hanno detto di tagliare, di fare la predica corta. Però se don Bosco avesse avuto fiducia solo dei giovani di Valdocco io non sarei salesiano perché io sono di Cuneo, don Bosco ha avuto fiducia di tutti i giovani anche di quegli otto lì, volete venire anche voi otto? Sì o no? Ce la fate? Dai dai venite venite! Attilio, Mauro andate un po' indietro perché di questi qua, ma sì sì state lì, state lì.
 
Allora solo per dire, io ho sentito l'inno MGS e c'è proprio questo invito a sognare e quella bella parola “Buttati! Buttati!”, stasera buttiamoci! Cerchiamo di avere fiducia. Posso buttarmi? [Don Gianni si butta di nuovo]. E allora loro erano qui a rappresentare tanti giovani qui presenti ma soprattutto tantissimi giovani in ogni parte del mondo, io ero qui a rappresentare tanti adulti, salesiani, suore FMA, educatori, animatori, catechisti, allenatori, dirigenti sportivi, collaboratori, insegnanti, professori... tutti che vogliono collaborare e hanno fiducia nei giovani, e tutti insieme ricordiamoci sempre di non correre soltanto ma di guardare ogni tanto in alto, imparare a sognare e guardare Gesù.
 
 
Testo non rivisto dall'autore
don Gianni Moriondo
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